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4 NOVEMBRE: IL DISCORSO DEL PRESIDENTE ASSOCIARMA, ANTONIO CORTESE

"Nel bel mezzo di una grave crisi economica, morale e politica che da tempo l'Italia sta attraversando...

4 NOVEMBRE 2013 – IL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELL'ASSOCIARMA, ANTONIO CORTESE


Autorità civili, militari e cittadini

Nel bel mezzo di una grave crisi economica, morale e politica che da tempo l'Italia sta attraversando, con la caduta verticale di importanti valori e con l'impoverimento di migliaia di italiani che ogni giorno perdono il lavoro, dove intere famiglie di operai ed imprenditori mettono in gioco tutto quello che sono riusciti a realizzare con grandi sacrifici, siamo qui oggi, più che mai, in occasione di una delle più importanti cerimonie della nostra Repubblica, per rendere omaggio alle nostre forze armate e festeggiare l'Unità della Nazione.

Il tempo trascorso dalla Grande Guerra può indurci a dimenticare il passaggio storico in cui la nostra bella Italia gettò le basi per le proprie sorti.

La lontananza da questi eventi fa venir meno anche testimonianze dirette, ma chi rappresenta le istituzioni e le associazioni combattentistiche e d’arma, ha il preciso dovere di fare memoria dei numerosi sacrifici che i nostri padri compirono per garantirci una vita libera e, soprattutto, che le atrocità commesse non abbiano più a verificarsi sulle future generazioni.

Questo è il messaggio che deve restare in noi sempre vivo, nonostante il trascorrere del tempo.

L’unità nazionale che oggi celebriamo è l'espressione di un sentimento profondo di gratitudine alle Forze Armate, che s’impegnarono in quei giorni di guerra e che oggi continuano a garantire sicurezza e salda democrazia.

Quando ricordiamo i nostri combattenti, quando ricordiamo i caduti di ogni tempo, quando ci rechiamo con le corone di fiori ai cippi, non facciamo omaggio ai valori che attengono al concetto di guerra, ma a quelli che esaltano il sacrificio e l’eroismo.

Sappiamo di poter contare in ogni momento sulle Forze Armate che sono impegnate sul fronte interno, il cui compito primario di difesa della Patria si arricchisce di un alto impegno civile, volto a fronteggiare difficoltà e calamità, come quelle naturali che si abbattono frequenti e talora sconvolgenti sul paese e quelle dell'immigrazione che crea non pochi problemi alle popolazioni territorialmente in prima linea.

Le Forze Armate, quelle invece lontane dai nostri confini, sono impegnate nell'azione di prevenzione, contenimento e di lotta al terrorismo internazionale , che hanno causato centinaia di feriti e 169 caduti. Ultimo, tra questi, in Afghanistan, il maggiore del 3° Reggimento Bersaglieri Giuseppe La Rosa.

Riteniamo, dunque, essenziale e degno della gratitudine di tutti noi, il contributo che i corpi militari danno a salvaguardia dell’ordine repubblicano e delle istituzioni. E’ encomiabile, la loro capacità di rinnovarsi e di immettere nuovi strumenti nella tradizione di prestigio che, da sempre, le contraddistingue.

Mai schierate politicamente ma guidate sempre e dovunque dal giuramento di fedeltà alla Patria ed aventi unicamente il tricolore quale faro da seguire.

Non è solo a loro, tuttavia, che dobbiamo delegare il mantenimento della pace, dell’ordine e della civiltà.

Così come tutti i più alti valori, anche la pace non si costruisce solamente nei palazzi del potere ma deve passare anche e soprattutto attraverso la nostra rettitudine quotidiana, attraverso la nostra decisa ribellione nei confronti dei furbi, degli evasori, dei truffatori, di coloro che preferiscono il principio della raccomandazione a quello della meritocrazia.

E’ solo con l’unione d’intenti e sull’esempio di alti ideali che riusciremo a liberare questa nostra nazione dal cancro che la sta lentamente uccidendo, perché il problema di questa nostra Italia è etico, prima che economico e finanziario.

La storia che richiamiamo, è una storia di dure prove e di eroici, dolorosi sacrifici: se abbiamo saputo compierli oltre 90 anni fa , siamo certamente in grado di ripeterli, purché uniti, tutti verso una meta comune e pienamente condivisa.

E’ quanto noi ci auguriamo da cittadini di questo Paese. Infine una doverosa solidarietà ed un augurio di un presto ritorno in Italia presso le rispettive famiglie, dei due sottufficiali della Marina, tuttora trattenuti all'Estero in attesa di un processo che pare non arrivare mai.

viva la Repubblica, viva le Forze Armate, viva l’Italia Unita.

Antonio Cortese

Redazione
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Pubblicato il 03 Novembre 2013
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