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FOLGORE CALCIO: GIGI GARANZINI CHIUDE I FESTEGGIAMENTI PER I 50 ANNI

La Folgore, a conclusione del 50° di fondazione, ha ricordato assieme ad una delle firme più prestigiose del giornalismo sportivo italiano, Gigi Garanzini, la figura di Nereo Rocco...

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Folgore calcio: conferenza Gigi Garanzini 4 di 9

Gigi Garanzini, al centro, con il presidente Mocchetti e il dirgente Ferrario dell'Ac Folgore


C’è un calcio che ormai è entrato nella leggenda e Nereo Rocco, il “paròn”, è stato uno dei personaggi più limpidi di questa storia.

La Folgore, a conclusione del programma per il 50° di fondazione, ha voluto ricordare assieme ad una delle firme più prestigiose del giornalismo sportivo italiano, Gigi Garanzini, la figura dell’allenatore che fece grande il Milan e non solo.

“Nereo Rocco La leggenda del paròn continua” è il titolo del libro presentato l’altra sera a Palazzo Leone da Perego con un interessante dibattito di due ore tra l’ospite d’onore e il pubblico presente in platea.

Garanzini con una cultura enciclopedica del calcio ha lasciato intendere con un dialogo sempre franco e documentato, come il calcio di oggi lo segua senza andare più allo stadio, con disincanto e per mere ragioni professionali, perché ormai non lo diverte più, essendo privo di personaggi genuini e di spessore con un paròn Rocco o un mago Herrera che fecero grandi le squadre di Milano, in un momento di ascesa e di energie economiche che oggi al tempo della crisi qualche nostalgia la suscitano in chi ha vissuto quegli anni mitici.

Dal 20 maggio al 15 settembre un tempio della cultura come Palazzo Reale a Milano aprirà i battenti ad una mostra con materiale inedito sui due leggendari allenatori di Milan e Inter, rivali in panchina ma amici fuori dal campo. Un fair play che alla Folgore è sempre in cima all’ordine del giorno di ogni stagione perché come ha sottolineato Garanzini, che da calciatore dilettante ha giocato sempre all’attacco: “Il calcio deve essere vissuto come passione, come aggregazione, come divertimento. Personaggi come il paròn oggi mancano ma non si riconoscerebbero di certo nel calcio attuale, proprio perché sono cambiati i tempi e la società che hanno espresso allenatori o calciatori che avevano ‘fame’ e che rispecchiando la stratificazione sociale di quei tempi, esprimevano in questo sport una pluralità di componenti come la compattezza della squadra e della famiglia, la disciplina della naja e anche una sana goliardia per guardare le cose con distacco”.

L.N.

Redazione
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Pubblicato il 09 Aprile 2013
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