Contratto scuola, la FLC-CGIL non firma. Il sindacato di Legnano: “Scelte politiche contro il lavoro”
Legnano, il sindacalista Pippo Frisone della FLC-CGIL chiarisce le ragioni di questa scelta, criticando l’impianto economico del contratto e le modalità con cui è stato portato avanti il negoziato
La FLC-CGIL non ha firmato l’ipotesi di Contratto collettivo nazionale 2022-2024 del comparto Istruzione, Università e Ricerca. L’accordo è stato sottoscritto il 5 novembre da tutte le altre sigle sindacali, ma non dal principale sindacato rappresentativo del settore. A Legnano, il sindacalista Pippo Frisone della FLC-CGIL chiarisce le ragioni di questa scelta, criticando l’impianto economico del contratto e le modalità con cui è stato portato avanti il negoziato. «Sulla parte economica non c’è stata alcuna trattativa. L’ARAN si è presentata con una sola proposta: prendere o lasciare. Parliamo di 144 euro medi lordi per i docenti e 105 euro per il personale ATA, di cui circa la metà era già stata anticipata come indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2022 e 2023». La FLC-CGIL punta ora sulla mobilitazione: «La vera scommessa è se con la mancata firma e lo sciopero del 12 dicembre riusciremo a ottenere miglioramenti nella legge di bilancio, a fronte dell’arrendevolezza delle altre sigle firmatarie».
Di seguito pubblichiamo integralmente la nota firmata dal sindacalista Frisone
Il 5 novembre è stata firmata l’Ipotesi di Contratto 22/24 del Comparto Istruzione Università Ricerca da tutte le OO.SS. CISL-UIL-SNALS-GILDA-ANIEF, ad eccezione del maggior sindacato rappresentativo, la FLC-CGIL.Sulla parte economica, di fatto, non c’è stata alcuna trattativa. Al tavolo contrattuale l’ARAN, si è presentato con una sola proposta, prendere o lasciare, 144€ medi ai docenti e 105€ al personale ATA. Di questi aumenti, circa la metà è gia stata erogata sotto forma di indennità di vacanza contrattuale, a copertura degli anni 2022 e 2023. Rispetto alle retribuzioni in essere, gli aumenti lordi tra l’altro, si riducono ad aumenti a due cifre, inadeguati a difendere il potere d’acquisto che nel periodo di riferimento ha subito un’inflazione del 16,5% . Dopo il blocco decennale dei contratti nel periodo berlusconiano, sia il primo rinnovo dei contratti scuola del 16-18 sia quello del 19-21, anche se di poco, hanno avuto entrambi aumenti medi superiori all’inflazione registrata nei due periodi contrattuali. L’Italia, sotto l’aspetto della tutela del potere d’acquisto, torna indietro, unico nei Paesi dell’OCSE ad aver registrato un valore negativo -2,89% nel periodo 1990-2020 ( dati elaborati dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro ).
Nello stesso periodo i salari in Spagna recuperavano il +6,18, in Francia il +31,06%, in Germania il +33,72%, in Gran Bretagna il +44,29% negli Usa il +47,72%, in Svezia il +63,05%, in Polonia il +96,47%., tanto per citarne alcuni. In Italia coi contratti 21/23 si è tornati ancora una volta ad essere l’ultimo Paese nell’OCSE e nella UE per difesa del valore reale dei salari. Si poteva fare diversamente? Si. Non sono i vincoli imposti dalla UE né la situazione internazionale a tenere gli stipendi italiani all’ultimo posto ma le scelte che gli ultimi Governi hanno fatto, privilegiando determinate categorie a scapito di lavoratori dipendenti e pensionati. Si continua a privilegiare le rendite, le banche, le assicurazioni, le Big Tech, i grandi patrimoni a scapito del lavoro, coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti : aumento della povertà e del disagio sociale. Nè con la riapertura del nuovo CCNL 25/27 avremo un recupero reale delle future retribuzioni rispetto all’inflazione. Le cifre stanziate dal Governo nella legge di bilancio 2025 (+1,8% nel triennio) stanno leggermente al di sotto dalle comunicazioni dell’Istat ( +2% nel triennio) sull’inflazione.Tutto ciò spiega la mancata firma da parte della FLC-CGIL. Non si è ottenuto un euro in più su quanto proposto da Governo che copriva a malapena un terzo dell’inflazione; per non accettare passivamente un contratto che decreta una pesante riduzione del valore reale delle retribuzioni; per difendere e valorizzare il lavoro; per ridare il giusto valore alla contrattazione. Riuscirà la CGIL con la mancata firma e lo sciopero del 12 dicembre a ottenere miglioramenti nella legge di bilancio? E’ questa la vera scommessa con l’arrendevolezza degli altri sindacati firmatari.
Pippo Frisone
Flc- Cgil Legnano






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