Pochi, anziani e con stipendi più bassi: la fotografia degli infermieri italiani in rapporto agli altri paesi
In occasione della Giornata internazionale dell'Infermieri, è stata pubbliata la prima indagine completa sul personale in servizio considerando anche gradimento e possibilità di carriera. In Lombardia il rapporto più basso tra personale e popolazione

In occasione della Giornata internazionale degli infermieri che cade il 12 maggio, la Federazione degli ordini professionali FNOPI ha pubblicato il primo rapporto dedicato alla professione medica.
L’indagine parte osservando la posizione dell’Italia a livello internazionale, per comprendere il suo ruolo nel contesto globale. Successivamente, ci si concentra sulla distribuzione delle risorse sanitarie all’interno del territorio nazionale, secondo i dati FNOPI. Infine, viene approfondito il dettaglio dei professionisti del settore pubblico, per avere una visione più precisa di questa componente.
Media di infermieri per abitante
In Italia, secondo l’Ocse, la media è di circa 6,5 infermieri per ogni 1000 abitanti. Tale dato risulta inferiore al valore medio Europeo (8,4). In base agli iscritti FNOPI la media risulta leggermente superiore, pari a 7,83. Analizzando i dati relativi al Conto Annuale del personale, che non considera il personale impiegato nel settore, privato, il dato medio italiano è pari a circa 4,79 infermieri per ogni 1000 abitanti.
Secondo i dati OCSE, l’Italia registra una densità media di 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, significativamente inferiore alla media dell’Unione Europea, pari a 8,4.
Le nazioni più virtuose sono:
Irlanda: 13,3
Germania: 12
Finlandia: 12
Tra i Paesi extra-UE spiccano:
Svizzera: 18,4
Norvegia: 15,6
Islanda: 14,9
L’Italia si colloca nella parte bassa della classifica, precedendo solo sette paesi, tra cui Spagna (6,2) e Grecia (3,9). La Turchia chiude la graduatoria con appena 2,9 infermieri ogni 1.000 abitanti.
La distribuzione territoriale: disuguaglianze tra Nord e Sud
Secondo i dati FNOPI esistono significative differenze regionali.
Primeggiano:
Molise: 10,4
Basilicata: 9,8
Liguria: 9,5
In coda si trovano:
Calabria: 7,5
Sicilia: 7,3
Lombardia: 6,4
Nel settore pubblico, secondo il Conto Annuale del personale, la media nazionale scende a 4,79 infermieri per 1.000 abitanti, poiché esclude la componente privata.
In questo ambito, eccellono:
Liguria: 6,3
Emilia-Romagna: 6,25
Friuli-Venezia Giulia: 6,13
Tra le ultime:
Campania: 3,57
Sicilia: 3,54
Lombardia: 3,53
Questo dato sottostima la reale disponibilità di infermieri nelle Regioni dove il settore privato ha un ruolo significativo, come in Lombardia, dove molte strutture sanitarie sono accreditate o private.
Il rapporto infermieri/medici: sotto la media europea
L’indicatore, calcolato come rapporto tra numero di infermieri e medici, fotografa un altro aspetto dell’equilibrio del sistema. Secondo l’OCSE, l’Italia si attesta a 1,5 infermieri ogni medico, contro una media europea di 2,2.
Esempi virtuosi sono:
Svizzera: 4,0
Irlanda, Germania, Finlandia: superiori a 2,5
Tuttavia, secondo il Conto Annuale ( che non considera l’ambito privato), il dato italiano si attesta a 2,48, indicando un equilibrio migliore nel settore pubblico.
Le Regioni più performanti sono:
Molise: 3,19
Veneto: 2,96
Emilia-Romagna: 2,95
Valori intermedi si registrano in:
Piemonte: 2,46
Puglia 2,38
Lombardia 2,36
I rapporti più bassi sono:
Sardegna: 2,05
Valle d’Aosta: 2,03
Sicilia: 1,90
Questi dati confermano una sottovalutazione del ruolo infermieristico in alcune aree, con potenziali ricadute negative sulla qualità dell’assistenza.
Assenze dal lavoro: un indicatore del benessere organizzativo
L’indice di assenza dal lavoro misura il rapporto tra giornate di assenza (per vari motivi) e giornate lavorabili. Il valore medio nazionale è pari a 16,23%, ritenuto nella norma per il settore sanitario.
Le Regioni con i tassi più elevati (19%) sono:
Calabria
Liguria
Puglia
Valle d’Aosta
Le Regioni più virtuose, con assenze intorno al 13%, sono:
Veneto
Molise
Abruzzo
Trentino-Alto Adige
La Lombardia è poco sotto la media nazionale con 2,36
Tale indicatore può riflettere sia la soddisfazione lavorativa, sia le condizioni ambientali e organizzative.
Composizione anagrafica: un corpo professionale che invecchia
L’anagrafica degli iscritti FNOPI evidenzia un’età media piuttosto elevata.
Le fasce più rappresentate sono:
51-55 anni: 18,2%
56-60 anni: 16,14%
61-65 anni: 10,05%
Oltre 66 anni: 4,45%
Le fasce giovani sono fortemente sottorappresentate:
Under 25: solo 3,16%
Under 30: 9%
31-35 anni: 13%
Le fasce tra 26 e 50 anni coprono circa il 48% del totale. Questi dati sollevano la questione di un ricambio generazionale necessario per mantenere la sostenibilità del sistema e la continuità dell’assistenza nel lungo periodo.
Trattamento economico
Dallo studio si evidenzia che lo stipendio medio annuo lordo degli infermieri in Italia sia pari a 32.400 €, un valore che supera di poco la retribuzione annua lorda (RAL) media degli impiegati italiani, pari a 32.174 € (dati Forbes, osservatorio Job Pricing).
Tuttavia, rimane sensibilmente inferiore rispetto alla media OCSE per il personale infermieristico, che è di circa 39.800 €. Questo divario evidenzia una discrepanza significativa tra quanto percepito dagli infermieri italiani e i colleghi di altri Paesi sviluppati, a fronte di rischi professionali e responsabilità spesso comparabili.
A livello regionale, le differenze nei livelli retributivi sono marcate.
Il Trentino-Alto Adige si posiziona al vertice con uno stipendio medio di 37.204 €, seguito da Emilia-Romagna (35.857 €) e Toscana (35.612 €). In fondo alla classifica troviamo il Molise, con uno stipendio medio di 26.186 €, la Campania (27.534 €) e la Calabria (29.810 €). La Lombardia si colloca sopra la media con 32.700 euro contro i 32.400 euro di media.
Tali differenze sono dovute principalmente alla diversa distribuzione delle posizioni e degli incarichi: le regioni con livelli retributivi mediamente più elevati presentano anche percentuali di posizioni dirigenziali più alte.
Opportunità di carriera
Il rapporto tra dirigenti infermieristici e infermieri del comparto in Italia, che si attesta mediamente su 1,66 dirigenti ogni 1000 infermieri, evidenzia una carenza di figure dirigenziali all’interno del sistema sanitario.
Le regioni del Nord presentano una distribuzione dei dirigenti infermieristici significativamente più alta rispetto a quelle del Sud. Il Trentino-Alto Adige/Südtirol guida la classifica con un rapporto di 4,31, seguito dall’Emilia-Romagna con 3,56, mentre la Campania presenta il valore più basso (0,20). La Lombardia ha un rapporto di 2 ogni 1000.
Le opportunità di crescita professionale nel settore sanitario, dunque, appaiono disomogenee, con alcune aree che offrono maggiori possibilità di carriera e sviluppo rispetto ad altre.
Le posizioni apicali note sono solo 6 in Lombardia e 3 in Emilia: dall’ analisi sui siti web ed aziendali risulta che per le aziende ospedaliere analizzate, su 346 posizioni dirigenziali, 10 sono occupate da soggetti esercenti la professione infermieristica (circa il 3%).
In relazione ai direttori di distretto, su 481 posizioni, 22 sono occupate da soggetti esercenti la professione infermieristica (circa il 5%), le quali derivano principalmente da Emilia-Romagna e Lombardia. Per le Asl, su 374 posizioni dirigenziali, 2 sono occupate da soggetti esercenti la professione infermieristica (circa l’1%), le quali derivano da Campania e Veneto.
Conclusioni
L’analisi multidimensionale della densità infermieristica e dei suoi correlati mette in evidenza criticità strutturali e territoriali. L’Italia si posiziona al di sotto della media europea sia per numero di infermieri che per rapporto con i medici, con una distribuzione non omogenea e un’età media avanzata. Investire nella formazione, nel reclutamento e nel benessere del personale infermieristico rappresenta una priorità strategica per garantire una sanità accessibile, capillare ed efficiente.
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