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Amcli: «L’unità del sistema sanitario è la chiave per curare il Covid-19»

Ne è convinto il presidente Amcli Pierangelo Clerici, ma le conoscenze attuali sul "ciclo vitale" del virus SARS CoV-2  è sconosciuto

L'unità e la forza di tutte le realtà del sistema sanitario italiano permetteranno di trovare soluzioni efficaci per diagnosticare e curare la malattia Covi-19. Ne è convinto il presidente Amcli, dr. Pierangelo Clerici, che ha voluto puntualizzare l'importanza di non alimentare competizioni tra Enti e Regioni: «è necessaria una chiara unità d'intenti», il suo giudizio iniziale. 

[pubblicita]Secondo il microbiologo Clerici in questo momento di assoluta criticità, dove si palesano i molteplici scenari descritti dall'esperienza della cittadina cinese Whuan, AMCLI è pronta a mettere a disposizione «tutte le competenze tecniche e scientifiche per “mettere insieme” , facendo un “passo indietro” quanto a organismo proponente e coordinatore, dati ed esperienze già acquisite per collaborare alle proposte multicentriche di studio che organismi nazionali di coordinamento (Istituto Superiore di Sanità? Ministero della Salute? Coordinamento delle Regioni?) o singole Regioni dovessero proporre: sarebbe questa non certo una “fuga in avanti” ma la rappresentazione, al Paese e all’esterno della condivisione di un progetto scientifico che il mondo istituzionale della Sanità italiana promuove»

Le conoscenze attuali confermano che la cinetica anticorpale del virus SARS CoV-2 (ossia il ciclo vitale del virus) è ancora sconosciuta, sia nella fase in cui si manifesta in COVID-19, sia nella fase di guarigione tanto che un paziente è definibile guarito solo attraverso i test, non vi sono altre indicazioni certe.

«Alcuni dati preliminari indicano che la comparsa degli anticorpi (IgM, IgG ed IgA) – spiega Clerici – si sviluppa dopo diversi giorni dall’infezione (7-14, mediamente 10, tanto che sembrerebbe che solo il 20% dei soggetti malati presenti anticorpi dopo 4 giorni), che la positività non è rilevabile in tutti i pazienti ricoverati e che i dati (ancora pochi) nei pazienti clinicamente guariti non sono interpretabili». Ma non è detto in quanto secondo alcuni dati relativi al virus Sars la positività per IgG (tipo di anticorpo) è per un tempo limitato (2 anni) e dal terzo anno dalla negativizzazione non è esclusa scientificamente la possibilità di «una reinfezioni»

Per quanto riguarda il censimento dei test sierologici disponibili sul mercato mondiale per Clerici risulta «difficile, identificare produttore e distributore di test efficaci». Il microbiologo ha precisato che se i metodi biomolecolari si confermano ancora oggi fondamentali per effettuare test diagnostici (meno per finalità epidemiologiche), quelli sierologici vengono «utilizzati massimamente per valutazioni di sieroprevalenza. In tutto il mondo si considera la “sierologia” come una speranza. Dal punto di vista tecnico è una sfida. Dal punto di vista diagnostico è, certamente, una necessità. Ma attenzione vale, anche per SARS CoV-2 il detto “Primum non nocere”: vale per i clinici, vale anche per i microbiologi».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 03 Aprile 2020
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