Uscire dalla rianimazione, l’emozione del risveglio
Come viene vissuto il "ritorno alla vita" dopo un periodo in rianimazione? Il dottor Ferla e la dottoressa Porta ci raccontano il percorso dei pazienti una volta dimessi

Dopo aver conosciuto il lavoro che ogni giorno viene svolto in terapia intensiva, il dottor Luca Ferla e la dottoressa Virginia Porta, anestesisti rianimatori all'ospedale di Legnano, ci raccontano ora come viene vissuto il momento del "ritorno alla vita".
«Non c'è un vero e proprio momento del risveglio – spiega la dott.ssa Porta -, ma i nostri pazienti hanno un progressivo risveglio. Sicuramente quando aprono gli occhi, le persone sono disorientate, perchè non ricordano quello che è accaduto prima, si trovano in un ambiente sconosciuto, circondate da persone che non conoscono e questo spaventa molto. Ragione per cui si tende, quando è possibile pilotare questo risveglio, a garantire la presenza dei parenti»
Una volta usciti dalla terapia intensiva, «il paziente segue tendenzialmente un percorso in ospedale breve – specifica Ferla – prima di andare al proprio domicilio. Ci sono degenze che durano anche settimane: si tratta di pazienti che escono dalla rianimazione totalmente diversi da come sono entrati, per cui hanno bisogno di un percorso di fisioterapia e riabilitativo per problematiche di tipo respiratorio in strutture apposite al di fuori dell'ospedale».
Differentemente dall'ambiente esterno, l'ambiente della rianimazione è del tutto artificiale: «Per ragioni infettive non gira mai l'aria fresca sull'aria condizionata – chiarisce Porta -, l'alimentazione avviene in modo artificiale tramite un sondino, le finestre non vengono mai aperte le luci sono artificiali, il ritmo sonno-veglia è alterato dal fatto che i monitor funzionano 24 ore su 24. Questo ovviamente provoca una grossa difficoltà nei pazienti perchè favorisce uno stato di ansia e di delirio. Proprio per questo cerchiamo di adottare acuni accorgimenti per ridurre questa artificialità: per esempio la notte si cerca di spegnere le luci e di rendere l'ambiente più silenzioso possibile. Laddove il paziente è in grado di deglutire, invece, cerchiamo di nutrirlo per bocca».
Per i dottori il risveglio e della dimissione rappresenta un momento di grande emozione, condivise anche con i parenti: «Per i familiari sono momenti di emozione, di sollievo, ma a volte anche di paura – continua la dottoressa Porta -. Soprattutto per chi è rimasto a lungo in terapia intensiva, l'idea di lasciare il reparto è un distacco che spaventa perchè si ritorna a una vita più normale. Dal nostro punto di vista ovviamente, è una grandissima soddisfazione tutte le volte che riusciamo a portare un paziente grave sulla via del miglioramento». Un momento di emozione che porta a tutta l'équipe la motivazione per «ricominciare tutto dall'inizio – concude il dottor Ferla -. La motivazione ci viene molto dal fatto che noi non possiamo pensare di ottenere lo stesso risultato con tutti i tipi di pazienti. Spesso sono proprio i pazienti che conservano un ricordo ovattato rispetto a quello che è successo in rianimazione e tornano magari a trovarci».
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