La comunicazione nelle sue varie forme, verbale e non verbale (postura del corpo, tono, sguardo, etc) da sempre rappresenta un fondamentale ambito di studi e analisi per capire come utilizzarla al meglio per raggiungere i nostri obbiettivi, che siano di carattere lavorativo ma anche affettivo e sociale. Il tema è molto ampio, soffermiamoci su quattro errori da evitare per non compromettere il contesto della relazione all’interno del quale stiamo parlando:

• Puntualizzare in modo eccessivo. Se si eccede in questa modalità il rischio è di suscitare fastidio, avversione nel nostro interlocutore. Oscar Wilde a tal proposito diceva «[…] C’è sempre qualcosa di fatale nelle buone intenzioni»;
• Recriminare. È l’atto comunicativo del sottoporre l’altro ad un processo in cui vengono messe in evidenza le sue colpe. Tale atto tende a produrre nell’accusato reazioni emotive di ribellione;
• Rinfacciare. Strategia del vittimismo da parte di una persona che accusa l’altro di averla fatta soffrire. In psicologia strategica è ben noto il fatto che chi si pone come “vittima” costruisce i suoi “aguzzini”. In sintesi, se io inizio a rinfacciare indirizzo la comunicazione verso una direzione precisa, collocando l’interlocutore in una posizione che difficilmente porterà ad un esito costruttivo;
• Predicare. È uno stile del linguaggio del sermone morale e religioso. Spesso all’interno di una “buona predica” possiamo trovare recriminazione e/o puntualizzazione e/ il rinfacciarsi vittimistico. Voltaire ci insegna come «è proprio delle censure accreditare le opinioni che esse attaccano».

Infine alcune piccole frasi che con molta probabilità provocheranno l’irritazione e l’allontanamento dell’altro: «Te l’avevo detto», «Lo sapevo io!», «Lo faccio solo per te», «Lascia faccio io».

Ricordiamoci questi suggerimenti, spesso l’esito di una comunicazione dipende non dal cosa si dice ma dal come…