FIGLI “TIRANNI”, PERCHE ACCADE QUESTO?
I genitori oggi fanno sempre più fatica a dire di “no” ai loro figli, e non di rado sono tiranneggiati dai loro bambini...
I genitori oggi fanno sempre più fatica a dire di “no” ai loro figli, e non di rado sono tiranneggiati dai loro bambini. Anche quest’estate nei luoghi di vacanza era facile vedere piccoli dittatori che strillavano perché pretendevano qualcosa, che battevano i piedi per un capriccio, che non accettano alcuna regola di comportamento. Ed i genitori assistevano impotenti, alcuni ormai rassegnati ad obbedire al piccolo despota. Perché accade questo? I genitori sono spesso incapaci di porre limiti e contenere le continue richieste dei loro figli, senza distinguere tra bisogni reali o fittizi dei bambini. Tendono, viceversa, a soddisfarli in ogni cosa e ad accontentarli, ma in questo modo non vi è spazio per i desideri, ma solo per i bisogni che continuano ad essere in crescita e che vengono soddisfatti ancor prima di essere espressi. Non vi è attesa e nemmeno conquista, e tutto si ottiene subito, senza impegnarsi e senza lottare. E’ facile allora che un bambino mantenga dentro di sé l’idea di essere onnipotente e, divenuto adolescente, continui a coltivare una sensazione di forza e invincibilità, che si disintegrerà alla prima difficoltà che dovrà affrontare nel mondo degli adulti. Il paradosso è però che, nonostante i bambini ed i ragazzi ormai abbiano tutti quello che desiderano, raramente si sentono soddisfatti. In realtà, poiché è stato privato dell’esperienza della frustrazione e non ha potuto sperimentare la sensazione di sconfitta, ma nemmeno quella di riprendersi e riorganizzare le proprie forze, quindi, posto di fronte ad una difficoltà anche minima, quel bambino o quell’adolescente soccombe. E’ debole, fragile, senza fiducia in sé, nelle proprie capacità. Spesso si ritrova a non sapere dove andare. Ricerche anche italiane sul disagio dell’infanzia confermano: i genitori dei bambini di oggi sono troppo permissivi, iperprotettivi, ansiosi, oppure assenti e lontani sia fisicamente che sul piano affettivo.
Il problema è che il “lavoro” dei bambini è proprio quello di fare i capricci, a loro servono per sentirsi contenuti e per imparare quello che è importante e ciò che non lo è, e sarebbe compito dei genitori insegnarglielo. Sembra che non vogliano sentirsi dire nulla e invece è proprio il contrario hanno un gran bisogno di qualcuno che li guidi e li protegga. Perché i limiti e le restrizioni non sono piacevoli per nessun bambino come per nessun giovane, ma, dai confini e dalle regole posti dai genitori, i ragazzi imparano sia le proprie risorse che i propri limiti. Le norme irritano in quanto appaiono come delle porte chiuse che imprigionano, che non lasciano libertà di movimento. Ma le porte o i cancelli servono: hanno la funzione di proteggere e di far sentire al sicuro. E la grande sfida dei genitori è proprio quella di aiutare i loro figli a sentirsi sicuri, capaci di entrare ed uscire da soli nel mondo e affrontare le difficoltà con i propri strumenti e in particolare con la fiducia in se stessi.
Purtroppo però, presi dal loro lavoro, dagli impegni, o dai sempre più frequenti problemi relazionali e di coppia, questi genitori temono le frustrazioni per i loro figli e preferiscono concedere piuttosto che negare. Sono preoccupati dal voler essere genitori perfetti e presi dai sensi di colpa se il proprio figlio piange. In questo modo è un po’ come se nella loro mente ci fosse questa convinzione: ”Se mio figlio piange non sono un bravo genitore”. In realtà è proprio il contrario. Così si schierano sempre in difesa dalla loro parte, criticano gli insegnanti, fanno per loro i compiti, li accolgono a dormire nel lettone appena piangono e di fronte alle loro difficoltà tendono a consolarli e confortarli con regali, acquisti, cibo. Risultato: figli insicuri, sfiduciati impauriti, incapaci di tollerare più di tanto le frustrazioni, di sopportare un insuccesso, oppure bambini agitati, ansiosi, adolescenti prepotenti. Troppe concessioni li possono convincere che il ricatto, alla fine, paga.
Molto spesso poi, le mamme ed i papà che non hanno “fatto pace” con la propria infanzia e superato conflitti con i propri genitori, fanno ancora più fatica a gestire le difficoltà con i propri figli, in quanto si “riattivano” ferite che non sono ancora guarite. Molto spesso sento genitori, ad esempio che hanno avuto una figura genitoriale molto severa, che mi dicono: “Non sarà mai come mia madre/padre, ho sofferto troppo”, ma per essere sicuri di allontanarsi a sufficienza da un modello genitoriale che non si è mai sopportato, si finisce per incorrere nel rischio di diventare l’opposto dei propri genitori, ma di essere comunque un modello disfunzionale per i propri figli, ad esempio essendo troppo permissivi. Ma per un ragazzo ad esempio, non fa bene né la troppa rigidità che arriva a volte anche la violenza, né essere troppo indulgenti, perché talvolta si rasenta il menefreghismo.
Continueremo a parlare di questo tema nel prossimo articolo, cercando di capire come riconoscere un “figlio tiranno”.
Sono a disposizione per domande, chiarimenti, o per spunti su argomenti che desiderate approfondire.
Dott.ssa Federica Camellini
federicacamellini@libero.it
www.psicologolowcost.it
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