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Bocciata la mozione di sfiducia, Umberto Silvestri resta presidente del consiglio comunale di Legnano

La mozione, a fronte di 12 no, ha comunque incassato nove voti favorevoli, uno in più delle firme in calce al documento con cui le opposizioni l'hanno presentata

Consiglio comunale Lorenzo Radice

Umberto Silvestri continuerà ad essere il presidente del consiglio comunale di Legnano. Lo ha deciso l’aula consiliare al termine della seduta convocata per discutere la mozione di sfiducia presentata dagli otto consiglieri di partiti e liste civiche del centrodestra, che nei giorni scorsi avevano proposto la revoca del presidente tacciandolo di mancanza di imparzialità. La mozione, a fronte di 12 no, ha comunque incassato nove voti favorevoli, uno in più delle firme in calce al documento con cui le opposizioni l’hanno presentata.

BOCCIATA LA PREGIUDIZIALE DEL MOVIMENTI DEI CITTADINI

Che il clima, anche stasera, non sarebbe stato dei più distesi, lo si è compreso fin dalle prime battute della seduta, quelle legate alla questione pregiudiziale sollevate dal Movimento dei Cittadini che riteneva insufficienti le otto sottoscrizioni della proposta a fronte di 25 consiglieri comunali dal momento che il regolamento per l’organizzazione e il funzionamento del consiglio comunale richiede che a proporre la mozione di sfiducia sia almeno un terzo dei componenti del parlamentino. Questione respinta al mittente dal consigliere anziano Luca Benetti, che ha presieduto il consiglio comunale, in linea con il parere del segretario comunale Sandra D’Agostino: la dirigente, in soldoni, in assenza di un’espressa previsione ha optato per l’arrotondamento per difetto del numero delle sottoscrizioni necessarie, a fronte della garanzia di rappresentatività del consiglio data dalla maggioranza qualificata di 2/3 dei consiglieri richiesta per l’approvazione della proposta di revoca.

Non così per Brumana, che ha richiamato una circolare del Ministero dell’Interno che dispone l’arrotondamento per eccesso e ha quindi deciso di abbandonare l’aula a fronte del voto favorevole alla discussione di quasi tutta l’assise «contro un atto che segna un decadimento in basso del consiglio comunale e la perdita di ogni senso di legalità», non prima di qualche schermaglia verbale con il consigliere di Forza Italia Letterio Munafò.

Schermaglie che si sono inizialmente profilate anche rispetto alla presenza in aula di Umberto Silvestri, condannata dalle opposizioni e soprattutto dal capogruppo degli Azzurri, insorto quando il segretario comunale ha confermato la possibilità per il presidente di rimanere in aula e spente sul nascere solo dalla sua decisione di allontanarsi spontaneamente dal consiglio comunale.

LA MAGGIORANZA LASCIA L’AULA

Nè i toni si sono distesi con l’apertura del dibattito, che ha segnato, al netto della garanzia del numero legale, l’uscita dall’aula dalla maggioranza in “protesta” con la mozione di sfiducia. «A nome di tutti i gruppi consiliari di maggioranza vogliamo esprimere il nostro pieno sostegno all’operato del presidente del consiglio comunale, Umberto Silvestri, e dire “no” con forza alla proposta di revoca firmata da alcuni gruppi di minoranza – ha sottolineato la capogruppo Dem Sara Borgio -. Questa proposta arriva dopo che per due anni, in quest’aula, abbiamo assistito ad un comportamento gravemente irrispettoso verso l’istituzione consiliare da parte di alcuni consiglieri comunali. Questa proposta ci sembra assurda proprio alla luce di un atteggiamento fatto di provocazioni e offese continue che costantemente creano un clima esasperante ed esasperato; provocazioni e offese che non hanno risparmiato nessuno: dipendenti comunali, consiglieri di maggioranza, sindaco e assessori, ma soprattutto si sono concentrate sul presidente del consiglio comunale. In questa aula, durante i primi due anni di mandato, siamo stati testimoni di comportamenti e atteggiamenti che non si erano mai visti prima nel consiglio comunale di Legnano. Comportamenti e atteggiamenti che hanno un solo scopo: esasperare gli interlocutori, far saltare loro i nervi e ostacolare i lavori consiliari, rendendoli una costante rissa verbale rivolta a denigrare le persone piuttosto che a promuovere un confronto tra idee diverse».

«È un comportamento così ricorrente da non poter essere certo più considerato casuale – ha aggiunto Borgio -; a noi della maggioranza sembra, infatti, il frutto di una precisa strategia studiata a tavolino per andare sistematicamente al muro contro muro, creare tensione e avvelenare i rapporti fra maggioranza e minoranza. Cosa se ne ricava? Nulla, perché in questo modo ogni possibilità di collaborazione, pur nel rispetto delle diverse posizioni, viene meno. E a rimetterci da questo stato di cose – non dimentichiamocelo mai – è la città di Legnano e l’immagine di un consiglio comunale visto, ormai, come luogo di risse continue, improduttive e incomprensibili per i cittadini che due anni fa ci hanno votato, in maggioranza come in minoranza, per rappresentarli e lavorare nel loro esclusivo interesse. Un consiglio, un’istituzione, che viene vilipesa e svilita. Che diventa sempre più irrilevante per i cittadini interessati alle questioni civiche e che, non a caso, ci rimandano un crescente disgusto e disinteresse per quanto accade in quest’aula. Oggi noi diciamo basta. Diciamo che vogliamo che si riporti in quest’aula e in questa istituzione un clima tale per cui si possa discutere, anche animatamente, ma portando idee e non provocazioni e insulti continui».

Non solo. A difesa dell’operato del presidente del consiglio comunale la capogruppo Dem ha anche citato episodi come la rimozione dei «badge di alcuni consiglieri di minoranza non presenti in aula annullando così i voti già espressi» o l’«aver spento il microfono al presidente stesso per poi ridere dell’atto compiuto rivendicandolo candidamente» o ancora il «dirigersi al banco della presidenza urlando offese in faccia al presidente: atti che «questo consiglio mai aveva visto – ha ribadito la consigliera – e che in due anni noi abbiamo tollerato: sempre cercando di non esasperare ulteriormente il clima. Noi, consiglieri di maggioranza, non accettiamo più questo modo di fare politica. Oltre a essere un pessimo spettacolo, infatti, questo comportamento ha un solo effetto sicuro: allontanare i cittadini dalla cosa pubblica».

LO SPETTRO DELL’AMMINISTRAZIONE FRATUS

Accuse, quelle lanciate dalla consigliera Borgio, che hanno fatto insorgere Daniela Laffusa dai banchi del Carroccio, con lo spettro dell’amministrazione Fratus e dello tsunami che tre anni fa ha travolto la giunta a trazione leghista tornato ad aleggiare sul consiglio comunale.

«È assurdo dire che in quest’aula sono successe cose mai viste – ha replicato Laffusa, che ha adombrato la possibilità che l’assenza di alcuni consiglieri dai banchi di maggioranza potesse indicare un appoggio superiore al previsto alla proposta di revoca di Silvestri -: in quest’aula nel 2019 è successo di molto peggio. C’erano diversi vostri assessori qui ad urlare “disonesti, buffoni e ladri”. Sono stata scortata dalla Polizia Locale, insieme ai miei colleghi assessori e con l’allora sindaco, alla macchina perché sotto il palazzo municipale c’erano i vostri seguaci che volevano farci non so cosa. Abbiamo ricevuto fotografie in cui eravamo a testa in giù. Questi siete voi – ha concluso rivolta alla maggioranza -: non permettetevi mai più di dire che quello che si è visto in quest’aula non era mai successo perché qui è successo il peggio che possa succedere».

LA MINORANZA: “IL PRESIDENTE NON È IMPARZIALE”

In un’aula quasi deserta quanto ai banchi della maggioranza, uno alla volta i consiglieri sono quindi tornati a muovere a Silvestri le accuse contenute nella mozione, che taccia il presidente di mancanza di imparzialità e di faziosità. Con alcuni episodi che hanno trovato più spazio di altri, dall’ordine dei lavori che a giudizio delle opposizioni è stato più volte modificato in contrasto con le decisioni della capigruppo agli accesi scontri verbali a latere delle sedute consiliari con alcuni esponenti delle minoranze. E soprattutto il caso delle minacce di morte recapitate alla consigliera Carolina Toia dal profilo Instagram della Consulta Giovani, rispetto alle quali Silvestri secondo chi ne ha chiesto la sfiducia non avrebbe saputo tutelare adeguatamente la capogruppo leghista.

«La mozione è un atto politico doveroso da parte nostra e dovreste prestare attenzione – ha sottolineato Munafò, ventilando l’ipotesi che ci sia stata una forzatura dietro le dimissioni di Federico Amadei, definito invece un presidente «equidistante e super partes, che manteneva equilibrio -: sono successi fatti di gravità assoluta, un presidente del consiglio quando accetta la carica si deve dimenticare la tessera del partito che ha in tasca e deve essere difensore di tutti in uguale misura e questo non è stato mai fatto. Dove dobbiamo arrivare?».

Sulla stessa linea i consiglieri di Fratelli d’Italia, che uno dopo l’altro hanno ribadito di non aver firmato la mozione a cuor leggere e la necessità che da una proposta che, come sembrava chiaro fin dalla presentazione, non aveva i numeri per andare in porto, nasca uno spunto di riflessione. «È innegabile che in questi anni ci siano stati comportamenti che tanto belli non sono stati – ha ribadito il capogruppo Gianluigi Grillo, trovando sponda in Stefano Carvelli e Franco Colombo -: se ci sono provocazioni e battibecchi il presidente deve evitare di esasperare il clima, altrimenti ogni consiglio comunale è una lotta. Ci auguriamo che questi comportamenti assolutamente sbagliati che non fanno altro che aumentare il clima di tensione portino il presidente ad una rivisitazione critica del suo comportamento e che la gestione dell’aula diventa meno astiosa».

Più duri i toni usati dalla capogruppo della Lega Carolina Toia, che ha ricordato di aver manifestato «fin dall’elezione di Silvestri perplessità, anche perché in campagna elettorale era stato proprio lui a definirmi un’aspirante modella e ritrovarmi a doverlo chiamare presidente è stato quantomeno surreale. In quella sede mi fu risposto che mi sarei ricreduta: ecco come mi sono ricreduta, con una mozione con cui chiedo che Silvestri venga sostituito nella sua carica. Anzi, questi mesi non hanno fatto altro che confermare l’assoluta incapacità e inadeguatezza del presidente, che è tutto fuorché terzo».

Sulla stessa linea Francesco Toia della lista Toia, che ha sottolineato come Silvestri non abbia mai «dato il giusto ruolo alla presidenza» e non sia mai riuscito a «tenere l’asticella dritta». «Silvestri interpreta il regolamento in modo fazioso, più volte abbiamo dovuto riportarlo sulla retta via: interrompe, istiga, insulta, fa finta di niente quando partono insulti dai consiglieri della maggioranza – ha sottolineato il consigliere -. Questa mozione era doverosa e dimostra la debolezza dell’amministrazione, non vi siete resi conto di cosa non sia capace di fare Silvestri: non conosce i regolamenti, non sa gestire le persone, dimostra la sua immaturità politica portata dall’amministrazione radice, che di maturo non ha nulla».

Prima del voto che ha sancito la conferma di Silvestri c’è stato tempo anche per l’appello al rispetto della consigliera di riLegnano Marta Monti e per quello alla responsabilità di Federico Amadei dai banchi del gruppo misto. «Qualunque sia l’esito della votazione ne usciremo tutti più deboli e ne uscirà ancora più debole di prima il consiglio – sono state le parole di Amadei -. Mi corre l’obbligo di lanciare un appello al primo cittadino: spero che nei prossimi giorni, al di là della votazione di questa sera, possa cercare di prendere in mano con la politica con la P maiuscola la risoluzione dei rapporti delle forze consiliari, affinché questa esperienza per tutti noi consiglieri possa tornare ad essere costruttiva perché il nostro obbligo morale, politico ed etico è quello di essere produttivi per i cittadini».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 20 Dicembre 2022
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