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Risonanze con il succo d’Ananas: «Importiamola anche in Lombardia»

A sollecitare che la sanità lombarda verifichi ed eventualmente importi la novità è il vicepresidente del consiglio regionale Fabrizio Cecchetti (Lega Nord) ...

Un frutto al posto del liquido di contrasto utilizzato per radiografie e risonanze. Non è stregoneria ma una pratica che ha i suoi fondamenti scientifici e che presto potrebbe arrivare anche nelle radiologie di tutti gli ospedali lombardi. Stiamo parlando del succo diananas, utilizzato con successo al posto del liquido di contrasto ormai da oltre un anno all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. A sollecitare che la sanità lombarda verifichi ed eventualmente importi la novità è il vicepresidente del consiglio regionale Fabrizio Cecchetti (Lega Nord) che ha depositato un’interrogazione in Consiglio regionale con la quale chiede appunto approfondimenti ed eventualmente l’applicabilità anche nei reparti della Lombardia.

«L’utilizzo dell’ananas – spiega Cecchetti – ha avuto l’assenso dei clinici perché con il suo utilizzo si ottiene lo stesso identico risultato del liquido di contrasto. Con due aspetti non secondari: il risparmio, in quanto un litro di succo costa 0,80 centesimi rispetto ai 28 euro per un litro di liquido di contrasto, e nessun eventuale effetto collaterale sui pazienti perché privo di ferro, metile e propileparaidrossibenzoato di sodio. Anche all’ospedale Maggiore di Crema – dice ancora Cecchetti –  si utilizza il succo dell’ananas, ma anche altri frutti come il mirtillo nero, l’uva, la mora e la barbabietola rossa avrebbero particolari proprietà tali da aumentare il contrasto».

L’interrogazione scritta entra nello specifico della questione. «L’utilizzo del succo di frutta come liquido di contrasto avviene ad esempio – si legge –  nel caso di colangiografia in risonanza magnetica, cioè nel caso di un esame radiologico delle vie biliari. In questo tipo di esame, fino ad oggi, come mezzo di contrasto si è utilizzato il Lumirem, un prodotto farmaceutico a base chimica». Cecchetti conclude: «Credo che questa tecnica, utilizzata a Bologna e anche in tanti altri ospedali europei ed americani, possa interessare anche tutta la Lombardia e generare importanti risparmi nella sanità».

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 13 Novembre 2015
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