“Dettagli di Storia”: San Domenico e la trasformazione di un racconto in un abito da castellana
Il tour alla scoperta del dietro le quinte degli abiti di contrada prosegue a San Domenico, che per la campagna di comunicazione "Dettagli di Storia" ha scelto di portare l'abito della castellana non reggente Valentina Rolla

Proseguiamo il tour alla scoperta degli abiti di contrada e andiamo a San Domenico che, per la campagna di comunicazione del Palio 2025 “Dettagli di Storia”, ha scelto di portare l’abito realizzato per la castellana non reggente Valentina Rolla. Un abito molto importante per la contrada al cui progetto hanno lavorato più mani, sotto la supervisione della Commissione Permanente dei Costumi.
La fonte iconografica e la realizzazione
Ogni ricamo, colore o disegno riportati sull’abito devono essere coerenti con il periodo storico in cui si è svolta la Battaglia di Legnano. In questo caso, per i ricami e le raffigurazioni sulle maniche e sulla gonna del vestito, San Domenico ha tratto ispirazione da uno scrigno del 1180, realizzato a Limoges in Francia e attualmente esposto al British Museum di Londra. «Le fonti storiche sono numerose, – ha detto Alessandra Foglia, gran dama della contrada San Domenico – la scelta è ricaduta su uno scrigno che racconta la vita di corte nel periodo medievale. Infatti, sull’abito sono riportate scene che rappresentano dame e cavalieri che si intrattengono con momenti musicali ma vi sono anche scene fantastiche con animali immaginari e scene di caccia con soldati».
Lo studio dell’abito non riguarda solo le sue fonti, i tessuti e i colori ma anche le diverse figure da rappresentare su di esso. «Quello che ci ha un po’ intrigato – ha detto Alessandra – è stata la figura di questo cavaliere nero misterioso perché porta una spada e le fonti non ci dicono a cosa servisse: a difendere una dama? Un castello? Per noi questo cavaliere è un punto focale, probabilmente il protagonista di questa storia legato ad un grande mistero».
Il vestito è stato realizzato nel 2023, in soli 3-4 mesi. «Questo è un abito che racconta, – ha detto Milena Fontanile, contradaiola che ha partecipato al progetto di realizzazione dell’abito – l’ho percepito proprio così. Io l’ho disegnato ed è stata una collaborazione incredibile con Alessandra, la gran dama, che è stata l’artefice del progetto. Non c’è molto da dire perché l’abito parla da sé».
Il vestito deve rispecchiare chi lo indossa
Ogni abito della contrada viene studiato per adattarsi alla persona che lo indossa, non solo per quanto riguarda le misure ma anche lo stile e ciò che rappresenta deve essere in linea con il carattere di chi lo porterà in sfilata. «L’abito deve rappresentare la personalità, il carattere e lo stile della castellana che lo indossa perché è il suo vestito, – ha spiegato la gran dama – quindi la scelta della fonte storica è sempre una sfida importante perché bisogna selezionare quella che più rappresenti chi poi indosserà l’abito».
Un risultato che nasce dall’affetto di una gran dama per la sua castellana. «Tra me e Valentina – ha raccontato Alessandra – c’è un rapporto di grande affetto, le nostre famiglie sono unite da generazioni e quando è diventata castellana mi ha chiesto se ero a disposizione per realizzare un abito per lei. Naturalmente ho accettato subito, sia per l’affetto che ci lega sia perché avevo piacere di essere utile a questo suo ruolo così importante che segna la vita di una giovane donna, quindi ci siamo messe all’opera e Milena è stata il “braccio armato” di questa avventura».
«La vera difficoltà – ha spiegato Alessandra – è trovare una fonte storica che racconti una giovane castellana e che la rappresenti, perché quando indossa l’abito deve sentirlo suo, l’abito deve raccontare chi è lei. Da qui parte la selezione delle fonti e la realizzazione. Trovare una fotografia di un bell’oggetto è facile, ma la vera sfida è trasformarlo in un ricamo che continui a rappresentare la sua storia in un vestito, amplificando la sua bellezza e particolarità».
Nessun dettaglio è lasciato al caso
Ogni dettaglio dell’abito richiama la fonte storica. «La nostra abilità è stata quella di utilizzare la fonte storica nella sua completezza, – ha detto Alessandra – per cui anche il bordo di chiusura del coperchio dello scrigno è stato preso a modello per realizzare il collo dell’abito, come se fosse un decoro prezioso simile a una collana che indossa la castellana. Ogni dettaglio dell’abito proviene da questa fonte storica e naturalmente, la conservazione di questo scrigno ci ha permesso anche di ricostruire e riprodurre i colori dei ricami e i dettagli».
L’emozione del risultato finale
Le figure rappresentate sull’abito sono una narrazione che è stata resa leggibile dalle sapienti mani di chi lo ha realizzato. «La nostra grande soddisfazione – ha raccontato Alessandra – è stata quella di trovare una fonte storica che è stata utilizzata per ogni ricamo. Le parti laterali di questo scrigno sono rappresentate sul bordo del vestito che ne determina la sua ruota e le immagini sul coperchio dello scrigno sono state utilizzate per fare le maniche, su cui sono riportati ricami molto dettagliati. La grande abilità di Milena è stata proprio quella di trarre dei disegni dalle immagini riportate sullo scrigno, che a sua volta sono stati trasformati in ricami».
La realizzazione di quest’abito è stata una grande sfida per la contrada San Domenico e la soddisfazione per l’esito finale è stata tanta. «Per quanto mi riguarda – ha detto Milena – è un’emozione questo abito, che quando vedo indossato raddoppia perché è come se fosse un film».
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