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Federico vince a Legnano: ma che storia è?

Un servizio del Corriere della Sera, a firma del prof. Paolo Grillo, sembra cambiare la storia... ma non è proprio così

Un servizio del Corriere della Sera, a firma del prof. Paolo Grillo, riconosciuto storico assai scrupoloso nei suoi scritti, ha destato curiosità per un titolo e un contenuto a prima vista assolutamente contrari alle universali conoscenze della nostra storia cittadina: "Federico vince a Legnano". Un errore, che errore non è, come ci precisa il prof. Giancarlo Restelli intervenuto sulla interessante questione.


Il Barbarossa vincitore a Legnano! Difficile pensare a un errore. Più facile pensare a una “provocazione” per far riflettere tutti noi.

Del resto Paolo Grillo, docente universitario di fama e autore di ottimi libri sul Medioevo e in particolare sulla Battaglia di Legnano, è al di sopra di ogni sospetto di strumentalizzare la storia.

Quindi come interpretare la “sconfitta” della Lega Lombarda a Legnano? Possiamo senz’altro dire che Federico I fu vittima soprattutto in Italia del pregiudizio nato durante il Risorgimento per cui l’imperatore tedesco divenne simbolo della tracotanza tedesca, del “barbaro” medioevo germanico mentre da noi “fioriva” la civiltà comunale fatta di libertà e rispetto dei diritti (!).

E’ stata a lungo una visione molto riduttiva del Barbarossa che dal Risorgimento è giunta fino a noi: da una Lega Lombarda del 1176 (esaltata in chiave libertaria dai vari Berchet, Giusti, Carducci…) alla Lega Lombarda bossiana non per nulla tenera nei confronti dell’ “usurpatore del Nord”.

E ancora oggi siamo vittime di questa visione delle cose molto approssimativa.

In realtà gli storici migliori hanno sempre visto nel Barbarossa un uomo capace di confrontarsi con gli equilibri politici dell’epoca nonostante la sconfitta a Legnano, un monarca interprete di una vera idea di Europa rispetto ai particolarismi dell’Italia padana incapaci di andare al di là dell’orticello di casa.

La prova? Se siamo arrivati tra gli ultimi a unificare l’Italia (1861) (con tutti i problemi che sono nati in seguito a questo ritardo rispetto alle altre nazioni europee che sono arrivati all’unità nazionale molti secoli prima), una delle cause è il trionfo del particolarismo comunale nell’Italia settentrionale dove nessuna città era in grado di portare avanti l’accentramento politico, neppure l’orgogliosa Milano. E le conseguenze saranno pagate quando pochi secoli dopo l’Italia diverrà terreno di conquista dei più forti stati europei (Francia, Spagna, Asburgo…). Da qui nacque la famosa espressione: “Franza o Spagna purchè se magna”, che certamente non ci aiuta nemmeno oggi.

Sulle capacità politiche di Federico I e su una sua sorta di “illuminata” idea dell’Europa segnalo un articolo di un grande storico medievale: Franco Cardini.

https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-08-11/limperatore-nuovi-equilibri-080346.shtml

Per Cardini il Barbarossa fu così bravo da trasformare una sconfitta in una vittoria!

“L'imperatore mise quindi a segno due colpi magistrali: nel 1177 si accordò con il pontefice, ponendo fine a una tensione che aveva provocato uno scisma e gli era valsa una scomunica. Quindi procedette anche a un'intesa con il sovrano della grande isola mediterranea. Rispetto ai comuni, Federico evitò di cercar l'appoggio di quelli ch'erano stati un tempo i suoi due alleati più sicuri, Pavia e Cremona, ma che negli ultimi tempi lo avevano abbandonato. Con un abilissimo "rovesciamento delle alleanze" si collegò a Milano, sfruttandone l'ascendente sulle altre città.

Nella pace stipulata nel 1183 in terra imperiale, a Costanza, riconobbe sì alle città padane gran parte di quei diritti e di quelle prerogative ch'esse gli avevano già strappato con la forza militare, ma obbligandole praticamente ad ammettere che quegli accordi erano il risultato della sua graziosa benevolenza e della sua generosità di sovrano. Aveva perduto la guerra: seppe vincere alla grande la pace. Federico era quindi entrato in crisi anche perché costretto a sopportare un handicap morale: l'ostilità della Santa Sede. Rifondò la sua credibilità etica rappacificandosi con essa… L'imperatore seppe recuperare prestigio attraverso un accordo con i comuni che riconosceva i reali di forza…”

Viene anche il sospetto che il recupero del Barbarossa da parte di Grillo derivi dalla profonda crisi delle istituzioni europee e della stessa idea di Europa a causa dei populismi e dei nazionalismi nostrani. Capisco la crisi dell’Europa attuale ma fare del Barbarossa l’interprete di una nuova Europa ce ne corre!

Il Barbarossa era pur sempre un esponente del mondo medievale in quel periodo in rapida decadenza. In Germania vigeva il feudalesimo e con il tempo nacque un vuoto politico nell’Europa centrale che favorì guerre e avventure politiche di ogni tipo tra gli stati vicini al mondo tedesco (pensiamo a Napoleone).

Non so se questa sia la migliore interpretazione per chiarire la “provocazione” di Grillo (sarebbe il caso di chiedere a lui), in ogni caso se l’Europa del Barbarossa ci sembra lontana, l’Europa dei sovranisti, dei populisti e dei fascisti ci fa paura.

E poi non dimentichiamo che la battaglia di Legnano fu combattuta a … Borsano!

Giancarlo Restelli

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 09 Ottobre 2018
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