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Scuola e didattica a distanza, a tratti tragica e a tratti comica

Scuola a distanza  ma... il riscontro?

28 Maggio 2020

Gent.mo Direttore di LegnanoNews,
le scuole in Lombardia hanno chiuso i battenti il 21 febbraio 2020, due settimane più tardi hanno chiuso anche quelle del resto d’Italia. Di punto in bianco i bambini e ragazzi italiani si sono trovati spiazzati. Forse all’inizio non tutti chiusi in casa, perchè non era chiaro che frequentare parchi, ludoteche ecc non fosse esattamente consigliato, ma sicuramente privi dei loro ritmi abituali, del contatto umano con gli insegnanti e coi compagni, delle ore di lezione ma anche dei momenti di aggregazione e svago. Forse all’inizio per loro è stata una inaspettata vacanza, anche perchè speravamo sarebbe durata poco …. E invece le settimane si sono susseguite, e la scuola italiana si è trovata a fare i conti con una situazione da gestire, se non si voleva far perdere un anno a tutti. Ed ecco comparire la DAD, la didattica a distanza. E qui la situazione si è fatta a tratti tragica e a tratti comica.
Ho personalmente il privilegio di vedere diversi approcci alla DAD, diverse scuole e diverse fasce d’età. Ci sono scuole che se la sono cavata meglio e scuole che se la sono cavata assai peggio. Sarebbe facile per me fare nomi e cognomi di queste scuole, ma alla fine il risultato sarebbe che passerei per quella che attacca gli insegnanti o i dirigenti scolastici, e non è certo il mio intento.
Però è ovvio che questa pandemia ha mostrato in modo chiaro e lampante l’effetto di anni e anni e anni di tagli ai fondi per la scuola pubblica italiana. Non ho esperienza diretta per le scuole private, per cui mi limiterò a dire la mia su quello che ho visto in quella pubblica.
Quello che ho visto è che, a dispetto di tutti i corsi di aggiornamento che pare vengano fatti agli insegnanti di ogni ordine e grado, a dispetto dei grandi strumenti tecnologici che le scuole hanno acquistato negli anni come lavagne multimediali, pc, stampanti 3D ecc. …. gli insegnanti e i dirigenti scolastici erano completamente impreparati ad affrontare questo tipo di didattica, con qualche eccezione di eccellenza per scuole che sono partite in pochissimi giorni con videolezioni, ecc.
La scuola ha chiuso i battenti e i genitori si sono trovati a dover gestire le giornate dei figli a casa, magari lavorando fuori casa tutto il giorno. I genitori in quanto tali dovevano avere il famoso piano B anche in caso di pandemia e annessi, mentre la scuola italiana il piano B poteva non averlo e raffazzonarlo strada facendo. E così è stato fatto, sono passati i mesi e ogni istituto si è organizzato come ha ritenuto meglio, in base alla propria interpretazione di didattica a distanza, in base alle possibilità tecnologiche degli insegnanti, alle capacità e anche alla volontà personale (e va dato atto che ci sono insegnanti che si sono prodigati per rendere coinvolgente anche lezioni a distanza).
Mi immagino che abbiano mandato una sorta di risposta al Ministero in cui si diceva “l’Istituto tal dei tali ha messo in atto la didattica a distanza” …. che i dati siano stati riuniti in un bel report per Ministri e Sottosegretari e da lì le dichiarazioni pubbliche sulla Didattica a Distanza che funziona alla grande. Peccato che ci siano scuole che fanno lezioni quasi regolari rispetto ad un normale anno scolastico e scuole che facciano 3 ore la settimana di videolezione e il resto sono gran tutorial, e video e compiti individuali. E un genitore di 2 figli magari si ritrova a doverli aiutare a gestire 3 piattaforme perchè sia mai che ci sia coerenza tra gli insegnanti.
Ecco magari se il Ministro Azzolina o il Presidente Conte si facessero un “giro” a verificare come funzionano davvero le scuole con didattica a distanza magari andrebbero più cauti a tesserne le lodi.
Ma oltre al danno di aver declassato il valore della SCUOLA con i continui tagli ai fondi, con programmi raffazzonati, con lo svilire il ruolo degli insegnanti, oltre al danno di aver sfornato anno dopo anno migliaia di giovani impreparati … la beffa! A chi chiedeva perchè la scuola non potesse riaprire i battenti con la fase 2 è stato risposto: che è pericoloso e solo dei cattivi genitori possono pensare di rimandare i figli a scuola, che non si può garantire il distanziamento a scuola perchè i bambini non ascoltano (e ascoltano invece gli adulti che girano con le mascherine sotto al mento), che i bambini sono dei temibili veicoli di contagio, che la scuola non è un parcheggio (ma non sono i genitori che hanno trasformato la scuola in un parcheggio scusate …. ), ecc.
Sono passati 3 mesi … mancano 3 mesi all’inizio del nuovo anno scolastico e tutto quello che sento dire dal Ministro della Pubblica Istruzione è: 50% a casa e 50% a scuola … cioè mancano 3 mesi e nemmeno ci si prova a trovare soluzioni che permettano a questi ragazzi di tornare a scuola in sicurezza?!?!
Sono state trovate soluzioni per riaprire negozi, attività commerciali, servizi alla persona, ristoranti ecc … stanno studiando soluzioni per andare in vacanza, per riaprire i parchi di divertimenti in sicurezza, per le palestre, le piscine ecc… Ottimo. E non ci si poteva applicare in tal senso anche per la scuola? O siccome quella non fa reddito allora come viene viene e tanti saluti?! Non è forse chiaro che la scuola forma gli adulti di domani …
Sono sconfortata nel vedere che un Paese come il nostro, che si fa un vanto delle sue tradizioni, della sua cultura, dei grandi scrittori, scienziati, musicisti ecc tratti la scuola come un parcheggio per bambini e ragazzi, declassandola, togliendole il valore formativo ed educativo che non si limita solo all’apprendimento di sterili nozioni.
All’inizio della pandemia ho ritrovato e fatto leggere ai miei figli un racconto di Isaac Asimov scritto nel 1951, si intitola “Chissà come si divertivano” … forse farebbe bene a tutti leggerlo e chiederci se davvero vogliamo arrivare a questo … la strada l’abbiamo iniziata, chissà se ci fermeremo.

La ringrazio per la sua attenzione
Silvia

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