“Micanti, salvatiche e infallanti”, le parole di Leonardo in mostra al Castello Sforzesco di Milano
Ideata e curata dell’artista e studiosa Sabrina D’Alessandro, l’esposizione, fino al 31 gennaio 2026, mette in luce uno degli aspetti meno conosciuti del genio rinascimentale, trasformando Milano nel ‘libro aperto’ delle sue parole da ricordare
Dal Codice Trivulziano alla città: i vocaboli ‘altrimenti smarriti’ di Leonardo rinascono come arte pubblica. Castello Sforzesco | Comune di Milano e Casa degli Artisti di Milano presentano la mostra “Leonardo Parlante”. Ideata e curata dell’artista e studiosa Sabrina D’Alessandro, l’esposizione, fino al 31 gennaio 2026, mette in luce uno degli aspetti meno conosciuti del genio rinascimentale, trasformando Milano nel ‘libro aperto’ delle sue parole da ricordare. L’inaugurazione è oggi giovedì 13 novembre, nella Sala Weil Weiss del Castello Sforzesco, nell’ambito di BookCity Milano 2025. Con la mostra “Leonardo Parlante”, Sabrina D’Alessandro, attraverso il suo progetto URPS, Ufficio Resurrezione Parole Smarrite, accende i riflettori sull’aspetto meno noto del genio rinascimentale: quello di collezionista di vocaboli. Un Leonardo che, durante la sua permanenza a Milano, per arricchire il proprio lessico, trascrisse circa ottomila termini sotto forma di lunghe liste nel Codice Trivulziano 2162, il suo libretto di appunti oggi conservato presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana al Castello Sforzesco di Milano. La mostra è frutto di una ricerca inedita fra lessicografia e arte visiva, che restituisce alla memoria le parole di Leonardo attraverso installazioni e affissioni pubbliche.
Le ‘parole-scultura’ di Sabrina D’Alessandro saranno esposte nel Cortile delle Armi e nella Corte Ducale del Castello Sforzesco di Milano. Nel Cortile delle Armi, la scultura ‘Salvatica’, in terracotta, prende il nome da un vocabolo annotato da Leonardo nel Codice Trivulziano. ‘Salvatico’ – termine che significa selvatico, spontaneo – viene reinterpretato dall’artista nel senso di “ciò che si salva”: l’opera custodisce al suo interno altre parole smarrite, restituite simbolicamente alla memoria collettiva. Nella Corte Ducale, invece, dialogano due installazioni contrapposte: Vanagroria, in acciaio lucidato a specchio, simbolo di leggerezza e illusione; e Purità, in terracotta, ispirata a un passo leonardiano sugli elefanti che si immergono nell’acqua per purificarsi, metafora di rigenerazione e integrità morale. Parallelamente, Milano si trasforma in una mostra a cielo aperto: attraverso il circuito di affissioni pubbliche, D’Alessandro diffonde vocaboli tratti dal Codice Trivulziano accompagnati da citazioni dei manoscritti di Leonardo. Parole come infallante (“Raro cade chi ben cammina”) o plenitudine (“Quando l’amante è giunto all’amato, lì si riposa”) costruiscono percorsi poetici e filosofici che invitano cittadini e visitatori a riflettere su conoscenza, esperienza, vita e libertà.










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