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8 Marzo: Tributo a Liala, donna e scrittrice controversa

Un omaggio di Rosa Romano a una scrittrice che può ben rappresentare il mondo femminile per l'8 marzo.

Liala archivio

Un tributo alla scrittrice “Liala”, in occasione della giornata internazionale della donna. Arriva da Rosa Romano, esponente di primo piano dell’associazionismo legnanese, soprattutto in area Auser e Casa del Volontariato. Un omaggio a una scrittrice che può ben rappresentare il mondo femminile per l’8 marzo.

Per l’8 Marzo, giornata internazionale della Donna, vorrei andare contro corrente e ricordare una donna che, in un modo tutto suo, ha accompagnato l’evoluzione dei costumi delle donne italiane per più di cinquant’anni. Sto parlando di Liana Negretti, sposata Cambiasi, alias Liala, nome d’arte suggeritole da D’Annunzio.

Probabilmente molti di voi si chiederanno per quali motivi ho scelto Liala e non altre donne di pari o maggiore importanza. Perché?

Innanzi ha contribuito ad avvicinare moltissime donne alla lettura. Liala è stata, nel secolo scorso, un caso letterario unico; costante e incisiva, nonostante si fosse attirata l’ironia e lo scherno dell’élite letteraria che non le fece mancare, non solo la propria disapprovazione, ma anche una buona dose di insulti, scrisse ininterrottamente dal 1931 fino a quasi la fine della sua vita, avvenuta nel 1995.Tramite i suoi libri ha distribuito consigli e ha dato lezioni di vita; si può dire che in un mondo senza Internet e in un’epoca in cui le donne dovevano sognare solo di diventare madri, Liala è stata la prima influencer di moda e la prima educatrice sentimentale.

Camilla Cederna, la definì “scrittrice da manicure”, racchiudendo in questi termini le innumerevoli signore e signorine che non potevano aspirare a letture più impegnative. Non fu questa l’unica critica. Oltre alle femministe e a gruppi letterari d’avanguardia, anche la Chiesa la condannò per gli atteggiamenti disinvolti e disdicevoli delle sue eroine, non adatti alle letture delle giovani.

Eppure Liala pubblicò 82 romanzi e vendette più di 10 milioni di copie. A leggerli furono le donne, quelle stesse donne che, definite sartine, rappresentavano la massa e che forse mai avrebbero letto in prima battuta testi più impegnativi.

Grazie a Liala queste donne portarono nelle loro case l’abitudine alla lettura per sé e per le loro famiglie. A sua insaputa fu quindi un embrione di modello educativo, perché un libro tra le mani di una madre, di una sorella, di una zia, fa sì che un bambino consideri naturale l’esercizio della lettura e a sua volta sia stimolato a leggere.

E’ noto che Liala ha fatto sognare diverse generazioni di donne, consentendo all’immaginario delle lettrici di vivere quei sogni che nella realtà erano loro negati. Tuttavia, con le sue storie, ha spezzato lo schema del mito della donna madre, a favore dell’amore che travolge tutto, in primis le convenzioni sociali, scardinando il modello della donna come angelo del focolare, tutta figli e famiglia.

Infine, ha sdoganato l’erotismo femminile. La carnalità, la sensualità delle protagoniste sono la chiave di volta del successo dei suoi romanzi. L’eros non viene più tenuto a freno, ma amplificato dalla voglia di conseguire quell’amore che si intende come l’unica cosa degna di essere vissuta; non mortificato da sofferenze e autocensure, e nemmeno sublimato nella maternità.

Recentemente alcuni critici come Vittorio Spinazzola, hanno colto il valore della sua produzione letteraria nella storia culturale del nostro paese. In fondo la sua è letteratura d’evasione, è vero, ma io dico anche di liberazione.

Proprio per questo, oggi, in un tempo fluttuante e incerto che ha bisogno del sogno per apparire meno duro, io, che pure l’ho contestata in passato, voglio dedicare un pensiero a lei, la Liala della nostra gioventù, che, con le sue storie rivoluzionarie e trasgressive ha aiutato le donne a liberarsi di alcune gabbie e a scoprire una parte nascosta di sé.

Rosa Romano

Redazione
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Pubblicato il 07 Marzo 2023
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