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Festival Sanremo: le pagelle, con un pizzico di ironia, di Luca Mondellini

La seconda serata dall'Ariston nei giudizi semi-seri del nostro videomaker appassionato di musica

Sanremo 2021, la seconda serata

Seconda serata del Festival nel commento, più ironico che tecnico-critico, del nostro videomaker Luca Mondellini, appassionato di Sanremo da quando, per ragioni di studio, ha dovuto avvicinarsi al mondo della musica e dello spettacolo.

Ed eccoci qui con i pensieri random in libertà dopo la seconda serata del Festival di Sanremo.
Fiorello oggi già più sciolto, andata via la tensione dalla prima sera. Sicuramente non facile gestire una platea vuota per uno nato nei villaggi turistici pieni di gente da intrattenere. Nella gag con l’inedito di Vasco ho fatto fatica a ridere, anche se tutto vero.
Il medley di Elodie qualcosa di spaziale. Mix di musica e spettacolo che conquista, presenza scenica incredibile e lei stupenda. Invidia a Marracash.
Quando ho visto arrivare la Pausini sul palco speravano tutti in un momento di karaoke incredibile, invece ci lascia con l’amaro in bocca. Siparietto divertente con Amadeus e Fiorello ma poi basta…peccato!
Omaggio a Morricone splendido. Come essere eleganti componendo musica! Tutto bello, fino all’arrivo de il Volo. Mi rendo conto di non riuscire a tollerarli, non mi esprimo per non essere volgare, perdonatemi.
Alex Schwazer ci ricorda che in un mondo dove la giustizia si fa solo in tribunale, lui la cerca sul campo da gara. Un signore: “Voglio vincere sul campo da gara e non in tribunale”.
Momento amarcord con Cinquetti, Leali e Bella: il momento karaoke che tutti aspettano sul divano ma che poi trasforma il Festival di Sanremo ne I Migliori Anni di Carlo Conti. Il momento karaoke si recupera con Elodie e Fiorello che cantono Vattene Amore e tutti a cantare “Magari ti chiamerò, trottolino amoroso e du du da da da”.
Gigi D’Alessio: Non so se è più imbarazzante il playback non riuscito o la canzone terribile.
Ibra per 1 minuto di collegamento al gobbo non può proprio rinunciare, neanche per dire di ricordare Astori…. bha….
Achille Lauro omaggia Mina, Pulp Fiction con il suo Twist. Meno eccentrico di ieri sera, più “semplice” ma lascia sempre il segno.
Monologo finale di Elodie sincero e vero, porte l’emozione sul palco, quella vera e sincera, di una ragazza che si emoziona e grata per la vita, per la fortuna incontrata. Sono sempre più convinto che abbiamo bisogno di questo, nel mondo d’oggi. E poi che voce, delicata e raffinata.

Andiamo alla gara:
ORIETTA BERTI: per mettersi in gioco e buttarsi nella gara a 77 anni ci vuole coraggio. Complimenti. Tutta la mia stima! Per il resto, il brano è quello che è, sicuramente mia nonna sarà contenta di averla vista viva e vegeta sul palco.
BUGO: ci crede di brutto, come se non si accorgesse di stonare clamorosamente e questo non permette di cogliere tutto del brano. Per il resto vederlo sul palco senza Morgan fa strano….troppe volte abbiamo visto la famosa esibizione dell’anno scorso “Dov’è Bugo?”
GAIA: la voce c’è, con un brano leggero, nulla di impegnativo, gioca sulle assonanze tra le parole e il risultato è una cosa che sicuramente non potrà vincere il premio della sala stampa. Una canzone orecchiabile, che ti fa muovere sul divano.
LO STATO SOCIALE: loro ci sanno fare. Sanno tenere il palco, intrattenere e divertire. Poi ci si ricorda che siamo al festival della canzone italiana e allora tutto un po’ decade. La questione è se nel 2021 vale ancora questo oppure no. Detto questo portando quella freschezza e spensieratezza che serve.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA: ritornello Sanremese, ritmo incalzante, che ti fa muovere e cantare. Presenza scenica e voce non male, non da sottovalutare.
MALIKA AYANE: la sua voce lascia il segno. La canzone è bella, punta sempre sul sofisticato. Non comprensibile tutta al primo ascolto, serve risentirla!
ERMAL META: il classico pezzo che parte lento da Sanremo. È un brano elegante, molto sanremese, orecchiabile, con la classica struttura lento, cresce, torna lento, ecc… Uno stile che non mi piace, ma che piace al classico pubblico di Sanremo.
EXTRALISCIO feat DAVIDE TOFFOLO: Con loro la Romagna arriva all’Ariston, una rappresentazione di spensieratezza, non venuta benissimo ma neanche malvagia, e portano a ricordare Capossela.
RANDOM: mi è sconosciuto, lo confesso. Potrebbe avere del potenziale la canzone, nascosto sotto sotto ma molto sotto, ma le duemila stonature non mi ha permesso di capirlo.
FULMINACCI: porta un sano e semplice cantautorato a Sanremo. Non sembrare aver paura di stare sul palco dell’Ariston. Funziona, senza infamia e senza lode. Meglio cose così che tanti orpelli.
WILLIE PEYOTE: porta il sound giusto a Sanremo. Brano attualissimo (e finalmente!) pieno di polemica, forse troppa, ma è un suo marchio di fabbrica. Orecchiabile, ritmo giusto, ritornello incalzante che torna e che gasa! È quel pezzo che ti fa dondolare la testa e rimane, almeno di ritmo. Mi piace!
GIO EVAN: fare troppe cose nella vita non è sempre sinonimo di qualità, e infatti ecco un esempio. Osando troppo non si capisce né melodia né testo. Il risultato è un gran miscuglio non chiaro e confuso.
IRAMA: sperimenta il giovane, diverso rispetto ai tormentoni estivi che conosco, anche se il beat rimane lo stesso, con qualche influenza dance. Nel complesso sarà un pezzo che piacerà, al primo ascolto non a me (forse colpa la stanchezza!).
Luca Mondellini

Redazione
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Pubblicato il 04 Marzo 2021
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