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Falo di Sant’Antonio a Garbatola

Il rito del falò richiama legami con le culture pre-cristiane che affidava ai rituali legati al fuoco un carattere di buon auspicio...

La ricorrenza di S. Antonio Abate cade il 17 gennaio, uno dei periodi più freddi dell’anno. Da secoli ed ancora oggi, si usa nei paesi accendere i cosiddetti “falò di S. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno all’imminente primavera. La notte viene illuminata e riscaldata da grandi falò in una delle ricorrenze più sentite dal mondo agricolo, e i contadini, per distinguere S. Antonio Abate dall’omonimo padovano, lo chiamavano “Sant’ Antoni dal purscell”.

Patrono dei porcai, dei macellai, dei salumieri, dei pittori, dei cavalieri, dei fornai, Sant’Antonio Abate è tuttora venerato come protettore degli animali domestici e i più anziani ricorderanno come la sua immagine venisse spesso collocata sulla porta delle stalle a protezione del bestiame.

Il santo veniva invocato anche contro gli incendi, inoltre il suo nome è legato ad una nota malattia della pelle: l’herpes zoster, chiamato comunemente “fuoco di S. Antonio”, appunto. 

Come detto S.Antonio era considerato il patrono del fuoco ed il rito del falò richiama chiaramente legami con le culture pre-cristiane, in particolare quella celtica, che affidava ai rituali legati al fuoco un carattere di buon auspicio, in particolare la festività di Imbolc, che cadeva al primo di febbraio e celebrava la fine dei rigori invernali e l’allungamento delle giornate con i fuochi 

Anche quest’anno l’associazione Ortografia Urbana, in collaborazione col Circolo “Il Cenacolo”, UPN e Festa Granda di Garbatola hanno pensato di onorare il tradizionale appuntamento con il fuoco purificatore, in un percorso di mantenimento delle tradizioni locali, invitando tutta la cittadinanza al campo di Via Istria a Garbatola a partire dalle 20,30 di martedì 17 gennaio per festeggiare S. Antonio con un bicchiere di vin brulè!

A Nerviano S. Antonio viene simpaticamente invocato per ritrovare le cose smarrite: “Sant’ Antoni da la barba bianca, famm trovà quel ca ma manca” ed è protagonista di una curiosa filastrocca:

Sant’Antoni dal purscèll

l’ha sunaa al campanèll

al campanèll al s’è rumpuu 

Sant'Antoni al se scunduu 

al se scunduu da drèe a una porta 

gh’eva là una donna morta

donna morta l’ha faa “Hi”

Sant’Antoni al s’è strimii
dona morta l’ha faa “Ha”

Sant’Antoni l’è scappaa

Per il  Direttivo di Ortografia Urbana Sergio Parini

Redazione
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Pubblicato il 11 Gennaio 2017
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