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Abbattiamo il Gattopardo e l’impresa italiana rinascerà

Continuità e cambiamento nell'impresa non sono contrapposti. Ne hanno discusso l'imprenditore ed ex presidente della Piccola industria di Confindustria, Carlo Robiglio e il rettore della Liuc Federico Visconti

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Usciti dall’aula 219 al secondo piano dell’università Liuc, dopo aver assistito alla lezione di Carlo Robiglio, imprenditore di successo ed ex presidente della Piccola industria di Confindustria, gli studenti si saranno sentiti chiamati a una missione importante: rimettere sui binari della storia un Paese che non cambia mai.
A dare l’abbrivio a questo sentimento sono stati due concetti espressi da Robiglio e dal rettore Federico Visconti, la continuità e il cambiamento, solo apparentemente contrapposti. Da una parte c’è la storia delle pmi italiane e del Made in Italy che affondano le loro radici nella bottega rinascimentale e che oggi sono chiamate a dar vita a un cambiamento epocale, dall’altra c’è la storia di un Paese che sembra voler sempre cambiare tutto per non cambiare mai nulla. (nella foto, da sinistra: il professor Daniele Pozzi che ha moderato l’incontro, Carlo Robiglio e Federico Visconti)

CULTURA D’IMPRESA E COMPETENZE

Il futuro dell’impresa italiana, che è costituita per oltre il 95% da pmi, non sta nelle dimensioni ma nella continuità che deve tener conto delle competenze. «Bisogna prendere il piccolo imprenditore tirarlo fuori dalla fabbrica e convincerlo a fare formazione – dice Robiglio –  Fare cultura d’impresa significa mettere al centro le competenze e il sapere declinandoli secondo il concetto di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Oggi non può esistere impresa senza responsabilità e creazione di valore diffuso».
Il tema delle competenze per la continuità dell’impresa a detta di Visconti è dirimente, a maggior ragione nelle fasi di cambiamento perché «non si può affrontare il 2022 con le stesse persone di vent’anni prima». Bisogna quindi cambiare il modello «mandare via i mediocri e annullare le posizioni di rendita». 
La meritocrazia, si sa, non è certo una delle caratteristiche distintive dell’Italia. Le imprese però se vogliono stare sul mercato e continuare a produrre devono essere “meritocratiche” soprattutto quando si parla di capitale umano.

CONTINUITÀ E RESPONSABILITÀ

Il valore della continuità è a sua volta legato alla responsabilità dell’imprenditore che è abituato a prendersela nei fatti e per farlo è spesso costretto a lottare contro un sistema Paese e un decisore pubblico molto distanti da quel concetto. «Quello della responsabilità è un tema immenso – sottolinea il rettore della Liuc -. Certo nella categoria ci sono anche i furbi e i delinquenti, ma di norma gli imprenditori se la assumono. Appartiene alla storia del capitalismo italiano, che è paziente, ed è un valore che spinge le imprese ad andare sul mercato e a mettersi in gioco».

ABBATTIAMO IL GATTOPARDO

Forse, come sostiene Visconti, in Italia non si ha ben chiaro come si forma un posto di lavoro. Certamente non per decreto. Servono idee e i capitali di rischio. È però altrettanto vero che nell’immaginario collettivo non c’è la percezione di cosa voglia dire per un’impresa creare un solo posto di lavoro in più e lo sforzo per farlo perché manca una narrazione di tutto questo o, se c’è, è distorta. Rimane una domanda: se il bello e il ben fatto, ovvero le caratteristiche del prodotto Made in Italy, sono un valore riconosciuto nel mondo e se l’Italia è ancora il secondo sistema manifatturiero in Europa, significa che le cose vanno bene nonostante tutto, oppure è il canto del cigno con le imprese italiane sono arrivate ormai al capolinea?
«Credo che la risposta giusta sia la seconda – sottolinea Robiglio -. Se non si cambia, il declino non sarà una cosa immediata, ci vorranno alcune generazioni, ma quello è il destino».
Il rettore Visconti, uno abituato a sentire il profumo del lavoro e della fabbrica, per una volta, si abbandona alla metafora letteraria: «Dobbiamo avere il coraggio di abbattere il Gattopardo».
Con buona pace dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Redazione
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Pubblicato il 12 Ottobre 2022
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