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Lavoratori del turismo e delle mense aziendali a rischio, sindacati: «Necessari interventi urgenti»

Per i sindacati senza una proroga degli ammortizzatori Covid o un intervento di riforma degli ammortizzatori sociali migliaia di posti di lavoro nel settore del turismo e delle mense aziendali in Lombardia sono a rischio

Cgil - bandiera

Sindacalisti della Filcams Cgil chiedono al Governo di intervenire con urgenza nell’ambito dei lLavoratori del turismo e delle mense aziendali .

«Il prossimo 31 ottobre scade la seconda moratoria dei licenziamenti e con essa la copertura degli ammortizzatori Covid per quei settori che ne hanno potuto finora beneficiare – commentano i sindacati -. Tuttavia i datori di lavoro che hanno usato con continuità le settimane messe a disposizione dal DL 41 dal prossimo lunedì non potranno più ricorrervi e i loro dipendenti resteranno privi di protezione, a meno che il Governo non intervenga urgentemente». I sindacalisti ricordano che in Lombardia, tra le situazioni più esposte,  vi sono quelle degli addetti di alberghi e ristorazione (350 mila secondo i dati regionali), che «soprattutto nel segmento del turismo d’affari restano lontani anni luce da una vera ripresa, nonostante qualche piccolo segnale quest’estate, in particolare nelle zone dei laghi e di montagna, e a settembre con la fiera del mobile e la settimana della moda a Milano».

Le parti sindacali prevedono che senza una proroga degli ammortizzatori Covid o un intervento di riforma degli ammortizzatori sociali, nel settore delle mense aziendali gli addetti a rischio in Lombardia saranno circa 8.000, di cui l’80% donne e circa il 50% sopra i 50 anni, nella maggior parte dei casi con part involontario di poche ore settimanali. «Molte mense aziendali, infatti, sono ancora chiuse e alcune non riapriranno più – dichiarano i sindacalisti -. Quelle aperte, a causa dell’esteso ricorso allo smart working da parte delle aziende committenti, hanno un numero di pasti molto ridotto che non consente di impiegare tutto il personale. In questo caso senza una modifica dell’attuale assetto degli ammortizzatori sociali, non è possibile utilizzare gli strumenti ordinari, che sono attivabili dall’azienda appaltante solo se anche il committente a sua volta fa richiesta di cassa integrazione e non semplicemente se rivede il capitolato. Dopo aver letto in tutte le statistiche che il prezzo più alto della crisi Covid è stato pagato dalla occupazione femminile, ci aspettiamo dal governo e da tutte le istituzioni l’attenzione. Confermare il blocco dei licenziamenti e garantire sostegno al reddito in caso di sospensione sono la cura che queste lavoratrici si aspettano e meritano».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 08 Ottobre 2021
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