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Sindacati Infermieri, Nursing Up: «Prima della terza dose, necessarie accurate indagini»

A chiederlo con forza è il rappresentante sindacale degli Infermieri, Nursing Up De Palma. «Se il CTS ha deciso che deve esserci la terza dose, allora terza dose sia, ma sono necessari piani di prevenzione omogenei e di massa

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«Prima della terza dose sono necessarie indagini accurate, regolamentazione precisa, prevenzione, controlli a tappeto sulla salute di tutti gli operatori sanitari del SSN». A chiederlo con forza è il rappresentante sindacale degli Infermieri, Nursing Up De Palma. «Se il CTS ha deciso che deve esserci la terza dose, allora terza dose sia! È sacrosanto dare la priorità a quegli infermieri, a quei medici e a quegli OSS che presentano gravi patologie pregresse, ma nessuno dimentichi che tutti gli infermieri sono a rischio, e che anche chi non lamenta patologie pregresse conclamate può presentare un quadro immunologico delicato e potrebbe infettarsi di nuovo».

Per il sindacalista sono necessari piani di prevenzione omogenei e di massa, con screening finalizzati alla previa valutazione dell’assetto immunologico di tutti gli operatori sanitari ai fini della loro successiva collocazione o meno nelle categorie prioritarie. «Non possiamo “gettare nel dimenticatoio” tutti gli altri, cioè quelli che si sono spezzati la schiena nei turni massacranti dell’emergenza sanitaria, e che ogni giorno, da mesi, sono a rischio più di qualunque altra categoria di lavoratori – afferma De Palma -. Chiediamo pertanto ulteriori approfondimenti dedicati proprio a loro, indagini accurate, per comprendere, in breve tempo, se è scientificamente consigliabile o meno di allargare la terza dose a tutti gli operatori sanitari. Insomma, qualcuno ci dica, finalmente, numeri dell’evidenza scientifica alla mano, se e in quale percentuale decresce la copertura vaccinale nel tempo. E soprattutto, quali livelli percentuali di copertura i vaccini riescono a garantire contro la variante Delta, notoriamente piuù pervasiva di quella Alfa, dalla quale tutto ebbe inizio. Per quanto ne sanno molti di noi, nei pronto soccorso pieni zeppi di ricoveri, alle prese con croniche carenze di personale, nelle centrali operative, nei reparti nevralgici degli ospedali, all’interno di strutture vetuste, i colleghi vaccinati nei primi mesi del nuovo anno, potrebbero oggi essere interessati ad una riduzione della propria immunità. Ogni giorno quegli infermieri eventualmente soggetti ad un abbattimento dei loro livelli di immunità, potrebbero diventare veicolo inconsapevole di infezione per altri malati, per i colleghi, per i loro stessi familiari. Anche chi non presenta patologie pregresse conclamate, ma possiede un quadro immunologico più delicato potrebbe infettarsi di nuovo. I recenti dati ISS lo confermano, con la media di 47/48 infermieri al giorno già vaccinati che si re-infettano. In definitiva, anche se questi numeri non hanno le caratteristiche preoccupanti del passato, sono un segnale che dovrebbe spingere le autorità sanitarie ad ulteriori approfondimenti. Bisogna capire soprattutto in che condizioni immunologiche si trova la maggior parte degli operatori vaccinati tra gennaio e febbraio. Occorrono indagini, che fino a questo momento nessuno ci ha confermato di aver effettuato: quando si esaurisce effettivamente l’immunità del vaccino? Nessuno mai ha risposto in modo preciso a questo nostro quesito chiave».

De Palma, a nome della categoria, torna a chiedere al Ministero uno studio accurato sull’efficacia del vaccino in relazione alle nuove varianti. «Continuiamo a sollecitare pubblicamente tutte le aziende sanitarie a monitorare, con screening costanti, le condizioni di salute degli operatori sanitari già vaccinati da mesi. E’ necessario aspettare di re-infettarsi, prima di sapere, finalmente, se gli effetti del vaccino si sono ridotti dopo sei/otto mesi? Indagini accurate, regolamentazione precisa, prevenzione, controlli a tappeto sulla salute di tutti gli operatori sanitari del SSN. Non si può prescindere da tutto questo – dichiara De Palma -. Non è nostra competenza entrare nel merito della decisione dell’approvazione della terza dose, ma chiediamo chiarimenti definitivi da parte della comunità scientifica sull’effettiva durata dell’immunità per coloro che si sono già vaccinati da mesi, tutto questo vale per gli operatori sanitari, così come per i cittadini. Per come la vediamo noi, gli infermieri italiani sono tutti a rischio. Riservare la priorità nella somministrazione della terza dose solo ad alcune categorie di operatori sanitari potrebbe funzionare se esistessero piani di prevenzione omogenei e di massa, con screening finalizzati alla previa valutazione dell’assetto immunologico di tutti gli operatori sanitari ai fini della loro successiva collocazione o meno nelle categorie prioritarie».

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Pubblicato il 27 Settembre 2021
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