“Adilma faceva le macumbe per far venire un tumore a Ravasio”. In aula i riti della “mantide” di Parabiago
A parlare di macumbe in aula la sorella dell'imputato Massimo Ferretti e un'amica della stessa Adilma, che dopo la morte di Ravasio si era anche trasferita per qualche giorno da lei

«Adilma diceva che faceva le macumbe a Fabio Ravasio per fargli venire un tumore. Voleva l’eredità e faceva le macumbe anche al cugino, altrimenti se fosse morto il patrimonio sarebbe passato a lui». Torna prepotentemente in primo piano il ruolo giocato dal candomblé, religione afrobrasiliana di cui la “mantide” di Parabiago era sacerdotessa, nell’omicidio del 52enne, ucciso lo scorso 9 agosto in un agguato orchestrato in modo da far credere che l’uomo fosse stato investito da un pirata della strada poi datosi alla fuga lungo la provinciale tra Busto Garolfo e Parabiago.
Lo ha spiegato dal banco dei testi la sorella di Massimo Ferretti, uno degli otto imputati chiamati a rispondere dell’omicidio nel processo davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio presieduta da Giuseppe Fazio. La donna ha spiegato anche che Adilma Pereira Carneiro dell’allora compagno diceva fosse omosessuale, descrivendolo come «un uomo cattivo», che «la picchiava e la molestava».
In aula la sorella di Massimo Ferretti ha raccontato anche come la “mantide” avesse sottoposto il fratello ad un rito di purificazione in un laghetto negli stessi giorni di una festa in paese, e quanto lui fosse cambiato da quando frequentava Adilma Pereira Carneiro. «È andato a bere un caffè a casa sua – ha sottolineato la donna, che ha spiegato anche come Adilma si fosse interessata delle condizioni economiche della famiglia Ferretti e si fosse detta convinta che l’uomo avesse il malocchio, parlando tra l’altro di un sogno in cui lo aveva visto morire in auto -, dopodiché è partito con la testa completamente, da allora non è più stato lo stesso. Si è allontanato dalla famiglia, dai figli, io non potevo più entrare nel suo bar: loro erano lì continuamente».
A parlare di macumbe, sebbene con molta più reticenza, è stata anche un’altra testimone, la donna che per giorni dopo la morte di Ravasio è rimasta a casa della “mantide” supportandola nella gestione domestica in quello che inizialmente era apparso un momento di lutto familiare. Lei stessa ha ammesso di essersi rivolta ad Adilma Pereira Carneiro per un rito contro l’ex marito, raccontando poi che la donna con la macumba – definita «pesante» – contro Ravasio «per avere soldi», con i quali sarebbe stata intenzionata ad acquistare una cascina e delle video-chiamate con il “pai de santo” in Brasile dopo la morte del 52enne.
Così come in aula anche una commerciante la cui attività si trova nelle vicinanze del bar di Massimo Ferretti ha raccontato alla Corte d’Assise come l’uomo fosse cambiato da quando frequentava la “mantide”(«Era scontroso anche con i clienti, non sorrideva più») e di averlo sentito parlare – come già emerso nell’ultima udienza – della necessità di assoldare un killer per ammazzare «quello là» perché «dà fastidio ad Adi, le sta addosso, lei non lo vuole più nella sua vita», pur senza prenderlo seriamente dato che si trattava di parole pronunciate da dietro il bancone.
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