Cancelli con termoscanner e turni sfalsati, così la Candiani Denim si prepara a riaprire
Fabrizio Gasperi, responsabile H.R. e vicepresidente di Confindustria Alto Milanese, spiega le misure in azienda per ripartire in sicurezza UN MILIONE E PIU' I LOMBARDI ISCRITTI ALLA MAPPATURA COVID BUSTO GAROLFO, RIPARTE LA SANIFICAZIONE RESCALDINA, RACCOLTA DIFFERENZIATA AL 75,1%

[pubblicita]La Candiani Denim, primo produttore europeo di tela denim con sede a Robecchetto con Induno, è una delle tante aziende del territorio che si sta riorganizzando per riaprire il prossimo 4 maggio in totale sicurezza.
Fabrizio Garberi, responsabile risorse umane e vice presidente di Confindustria Alto Milanese, ci ha spiegato come sta avvenendo questo processo che permetterà ai suoi 550 dipendenti di tornare a lavorare senza che questo comporti rischi per la loro salute e per quella di chi è loro vicino.
Quali solo le misure che avete predisposto per tutelare la sicurezza dei lavoratori?
La nostra azienda lavora h24 con tre turni da 8 ore: con la ripartenza, questi turni saranno sfalsati in modo da garantire ingressi in diverse fasce orarie ed evitare assembramenti. Stiamo poi aspettando l'installazione del termo scanner sul cancello d'ingresso, che si aprirà solo se il lavoratore non ha febbre. Chi viene da fuori per la consegna delle merce non dovrà entrare all'interno degli stabilimenti: per limitare al minimo i contatti, abbiamo predisposto per loro anche i bagni chimici nell'area esterna. Abbiamo poi implementato il servizio pulizia, mentre una ditta specializzata sanificherà gli ambienti una volta la settimana. Negli uffici sono stati inseriti divisori in plessiglax, in ogni ingresso e fuori da ogni reparto sarà messo a disposizione dei dipendenti il gel igienizzante e per tutti i lavoratori sarà obbligatorio l'utilizzo delle mascherine, che forniremo loro quotidianamente, pena la sospensione per tre giorni.
Anche nel reparto tessitura, particolarmente rumoroso, non sarà consentito togliere tali dispositivi: l'indicazione è quella di uscire per eventuali comunicazioni. Negli altri reparti produttivo gli spazi sono sufficientemente ampi per garantire in pieno le distanze di sicurezza tra i lavoratori.
Un lavoro impegnativo, sia in termini di tempo che di costi
Da parte del Governo c'è sempre stata poca chiarezza, siamo stati sommersi dalla burocrazia: dal 23 marzo, giorno in cui abbiamo chiuso, una task force di tre persone non si è pertanto mai fermata per riorganizzare l'azienda e, fortunatamente, abbiamo fin da subito avuto l'appoggio e il sostegno di Confindustria Alto Milanese, il cui aiuto è stato molto importante. Abbiamo fatto riunioni, sono state coinvolte le Rsu e i medici di medicina generale che sono stati messi in collegamento con il nostro medico aziendale. Eravamo pronti anche con i test seriologici ma su questo il consiglio è stato quello di attendere quelli ufficiali. Un lavoro decisamente impegnativo anche dal punto di vista economico: per la messa in sicurezza abbiamo investito diverse centinaia di migliaia di euro. L'azienda ha inoltre chiesto la cassa integrazione per covid, che è stata anticipata ai lavoratori proprio perché capiamo che il momento è difficile per molte famiglie. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, senso di responsabilità chechiediamo anche ai lavoratori nel tornare a lavorare: solo insieme è possibile ripartire e superare questo momento.
Come vi aspettate la ripartenza dal punto di vista economico?
In questi giorni abbiamo presentato la richiesta al prefetto per ricevere la consegna delle merci in vista dell'apertura, decisa per il 4 maggio. Abbiamo ancora ordini pregressi da smaltire e in questi giorni stiamo ricevendo nuovi ordini dall'America, contiamo quindi di ripartire a pieno regime, anche se temiamo un rallentamento più avanti degli ordinativi per via della crisi generale del comparto moda e in particolare dei punti vendita. La priorità, adesso, è comunque ripartire.
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