L'area era già "occupata" e ospitava la sede di Sos Fornace, ma chi ha organizzato il rave party di capodanno non ha pensato che l'autogestione dovesse essere sottoposta a regole, mettendo così in evidenza i limiti di questo sistema organizzativo. Una nota pubblicata sulla pagina Facebook di sos Fornace mette in evidenza questa situazione paradossale. Va ricordato che  durante la festa illegale, un 16enne si era sentito male ed era stato ricoverato in rianimazione.

Ecco la nota di Sos Fornace: "Nel pomeriggio di lunedì 31 dicembre 2018, un nutrito gruppo di ravers con sound systems al seguito è penetrato, forzando i lucchetti di uno degli ingressi dell'ex deposito Eni di via Risorgimento 18, negli spazi che attualmente ospitano la sede della Fornace, occupata il 14 febbraio 2018 da un corteo in risposta allo sgombero della precedente occupazione dello stabile di via Moscova 5 – si legge nella nota -.  I ravers sono arrivati a Rho dopo un fallito tentativo di occupazione a Zingonia con l'intenzione di realizzare un rave di capodanno. È prassi fondante del movimento raver occupare aree dismesse per trasformarle temporaneamente in spazi liberi dove organizzare feste: abbiamo invece purtroppo constatato in questa occasione la totale assenza di rispetto per le esperienze di autogestione altrui e nessuno spirito di condivisione e cooperazione. In questo caso sono stati divelti i lucchetti di uno spazio permanentemente liberato, sede di un centro sociale autogestito attivo da 14 anni sul territorio di Rho".

E qui emerge che gli occupanti avrebbero dovuto avvisare i "già occupanti": "Il rave di capodanno è stato organizzato senza la benché minima condivisione con Fornace e non è quindi un'iniziativa di cui ci assumiamo alcuna responsabilità relativamente all'ideazione, alla gestione e alle modalità in cui si è svolta. Le strutture e la strumentazione del centro sociale hanno anzi subito danneggiamenti e furti e un ragazzo minorenne presente al rave è stato trasportato al pronto soccorso dell'ospedale di Rho è trasferito in rianimazione. Le attiviste e gli attivisti di Fornace si sono adoperati per far terminare l'iniziativa nel più breve tempo possibile limitando danni e disagi all'interno dello spazio e nelle aree circostanti".