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Accoglienza migranti: tutti i 16 Comuni della zona omogenea del Nord-Ovest Milano pronti a firmare il protocollo

I comuni del patto fanno il punto della situazione a due giorni dall'incontro in prefettura, presente anche il ministro dell'Interno Marco Minniti, per la firma del protocollo

Tutti i 16 Comuni della zona omogenea del Nord-Ovest Milano (e dunque Arese, Baranzate, Bollate, Cesate, Cornaredo, Garbagnate Milanese, Lainate, Novate Milanese, Pero, Pogliano Milanese, Pregnana Milanese, Rho, Senago, Settimo Milanese, Solaro e Vanzago) hanno raccolto unanimemente l’invito del Prefetto ad impegnarsi per favorire l’accoglienza di un numero massimo di richiedenti la protezione internazionale secondo quando previsto dal piano di riparto elaborato dall’ANCI con il Ministero dell’Interno a partire dall’agosto del 2016.

Lo hanno ribadito i primi cittadini dei sedici comuni coinvolti, a due giorni dall'incontro che giovedì 18 maggio alla Prefettura di Milano e alla presenza del Ministro dell’Interno Marco Minniti, porterà alla  sottoscrizione del “Protocollo tra Prefettura di Milano, Città Metropolitana e Comuni delle Zone Omogenee per un’accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa dei richiedenti la protezione internazionale”.

Sono un'ottantina i Comuni della Città Metropolitana di Milano che aderiranno all’ultima versione dell’intesa proposta dalla Prefettura e che definisce le linee guida per gestire nella modalità più efficace l’accoglienza di migranti in maniera equilibrata e tutti i 16 Comuni della zona omogenea del Nord-Ovest Milano sono allineati su questa posizione.

"Il predetto piano è “imperniato sul potenziamento del sistema SPRAR, assunto a modello di riferimento nazionale per l’accoglienza dei richiedenti asilo” – spiegano in un documento condiviso i sindaci dei sedici omuni -. Si ricorda che lo SPRAR – Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – prevede una serie di misure di accoglienza organizzata finanziate dello Stato ed è stato istituito dalla legge n. 189/2002 (cosiddetta Bossi-Fini) ed è costituito dalla rete degli enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza e di integrazione – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di orientamento, nonché la costruzione di percorsi individuali di inserimento".

"Accanto a questo sistema, la Prefettura attiva anche i CAS – Centri di Accoglienza Straordinaria, in convenzione con privati, cooperative, e strutture alberghiere, esperendo bandi di gara secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici – prosegue la nota che, in un certo senso, prova a spiegare nel dettaglio il perché della scelta – . All’interno del protocollo d’intesa succitato, si vuole consolidare la collaborazione tra Prefettura e Comuni anche per migliorare il passaggio dalla prima alla seconda accoglienza (CAS/SPRAR) dei rifugiati anche attraverso la creazione di un tavolo di coordinamento tra Prefettura e Comuni che servirà a gestire in maniera equilibrata e condivisa il problema dell’ospitalità dei richiedenti protezione internazionale. I Comuni si impegnano “a collaborare attivamente con le associazioni del terzo settore e le organizzazioni aventi finalità sociali per reperire unità abitative, sia all’interno dello SPRAR che dei CAS, di soggetti pubblici e/o privati” e a comunicare l’esito di queste attività alla Prefettura che predisporrà la gara per individuare gli operatori economici interessati a gestire l’accoglienza nelle abitazioni individuate".

"Una volta raggiunta “la copertura del 50% dei posti previsti in base al Piano Anci/Ministero dell’Interno”, (nella tabella le quote previste dal protocollo per pogni Comune) la Prefettura escluderà tali Comuni “dai bandi aventi ad oggetto l’accoglienza di richiedenti protezione internazionale”. La Prefettura inoltre si impegna a “non utilizzare, in relazione al raggiungimento in via sperimentale della predetta quota, ex caserme o edifici di analoghe caratteristiche” scongiurando quindi la concentrazione di centinaia di profughi in una sola struttura con il rischio di creare situazioni critiche. In aggiunta, la Prefettura si impegna a “sentire preventivamente” i Comuni sottoscrittori del protocollo d’intesa, “nel caso in cui la Prefettura individui direttamente delle unità abitative che insistono sul territorio degli stessi Comuni”, scongiurando quindi l’arrivo in un territorio di decine di profughi senza che vi sia condivisione o preparazione dell’accoglienza stessa".

"Il protocollo non comporta alcun tipo di onere aggiuntivo per i Comuni aderenti, ad esclusione della copertura delle eventuali spese per l’impiego degli ospiti in lavori di utilità sociale, e verrà adeguatamente monitorato fino alla sua scadenza prevista al 31 dicembre 2018 – spiegano ancora i sindaci -. È doveroso ricordare che il territorio del Nord-Ovest Milano sta già contribuendo all’accoglienza dei profughi e ha già stabilito di aumentare le disponibilità di posti tramite la partecipazione di SerCop per conto dei Comuni del Rhodense al Bando SPRAR per la messa a disposizione di ulteriori 55 posti in appartamenti privati reperiti nel territorio, con un progetto da attivarsi nella seconda metà del 2017 e con l’opera dell’azienda Comuni Insieme che, per conto dei Comuni del Bollatese, ha presentato una richiesta di ampliamento posti del progetto attualmente in corso per ulteriori 30 posti in appartamenti di privati in corso di reperimento.

"Per concludere, è bene ricordare che la firma del protocollo da parte dei Comuni con la Prefettura sancisce una migliore collaborazione tra le parti e un nuovo modo operativo che tutela in primo luogo le comunità locali e favorisce una accoglienza più equilibrata e strutturata – è l'ultimo passaggio del documento – . La differenza, quindi, non è tra chi vuole accogliere e chi no – perché il Piano di riparto ANCIMinistero è valido a prescindere e perché “l'assegnazione di cittadini stranieri da accogliere nei comuni non dovrà riguardare ne' unicamente ne' preferibilmente i comuni sottoscrittori del presente protocollo”; la differenza vera è invece tra quei Comuni che vogliono gestire un fenomeno in maniera seria e responsabile facendo la propria parte e quei Comuni che invece scelgono di subire tale problema senza poterlo governare, lasciando che sia la Prefettura in accordo con i privati ad agire, senza che il Comune possa avere margini di intervento. 

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Pubblicato il 16 Maggio 2017
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