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Scuola media San Giulio: la parola d’ordine è accoglienza

A colloquio con la prof.ssa Patrizia Codecà esperta di didattica per gli studenti che manifestano disturbi specifici dell’apprendimento...

“E’ bene dirlo subito quando si parla di DSA non si fa riferimento a situazioni di disabilità o di deficit, ma di disturbi dell’apprendimento che, con adeguate strategie, possono essere compensati e quindi superati“

A parlare è la professoressa Patrizia Codecà della Scuola Media “San Giulio“ di Castellanza, referente ed esperta di didattica per gli studenti che manifestano disturbi specifici dell’apprendimento.

Prof.ssa cosa significa DSA?

“Si sente molto parlare, in questi ultimi anni, di disturbi specifici dell’apprendimento. Dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia, disprassia erano termini ben poco conosciuti fino a qualche anno fa, chi ne soffriva era semplicemente considerato svogliato, disattento e talvolta addirittura incapace. Parole che racchiudono piccoli e grandi disagi che accomunano oggigiorno molti studenti che frequentano scuole di qualsiasi ordine e grado. Ora abbiamo un’idea molto più chiara di cosa ciò comporta e di come, affrontare questi problemi, sia sempre più importante nella scuola di oggi che deve assolutamente considerare ogni studente nella sua peculiarità”.

Prof.ssa quali sono le strategie, i percorsi individuali da attuare?

"In quest’ottica diventa fondamentale osservare le esigenze di ogni singolo ragazzo sia per aiutarlo a trovare i campi dove maggiormente possa eccellere sia, nel caso ce ne fosse bisogno, per sostenerlo e accompagnarlo nel suo percorso scolastico. Ecco perché, per tutti i docenti della San Giulio, l’accoglienza, intesa come modalità di inclusione, di atteggiamento positivo verso tutti i ragazzi che affrontano la scuola, diventa una sorta di parola d’ordine".

Quali sono i segnali da considerare come possibili disturbi specifici dell’apprendimento?

"Il punto di partenza per i docenti della San Giulio è osservare partendo anche dai piccoli particolari come non riuscire a memorizzare, non tenere il ritmo di studio dei compagni, scrivere lentamente, talvolta con una scrittura poco leggibile, facendo magari qualche banale errore ortografico, non sapere la sequenza corretta dei mesi, delle lettere dell’alfabeto o delle tabelline. Da qui, in attesa di una diagnosi specifica, si può incominciare a procedere ed elaborare un percorso didattico personalizzato, in cui siano tenute presenti le difficoltà specifiche dello studente. Difficoltà che non sono considerate un punto di arrivo ma al contrario un punto di partenza: l’utilizzo in classe di strumenti specifici, come calcolatrice, computer, smartpen, l’uso di metodologie ad hoc da parte dei docenti riescono a portare questi ragazzi a successi scolastici insperati, che vanno ad alimentare direttamente la loro autostima spesso quasi assente".

Prof.ssa qual è l’obiettivo più importante che un docente deve perseguire quando ha davanti a se' uno studente con disturbi specifici dell’apprendimento?

"Ce ne sono diversi. Quello dalla nostra scuola è aiutarli a dimostrare le loro capacità non con il buonismo ma dando loro i giusti strumenti e le giuste motivazioni. La strada non è sempre facile e la riuscita dipende molto anche dal supporto della famiglia e da un buon rapporto di collaborazione con la scuola, ma i successi ci sono e molti al punto che materie e corsi di studi un tempo inaccessibili per ragazzi DSA ora, con una buona scuola inclusiva, sono diventate fattibili".

Redazione
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Pubblicato il 17 Febbraio 2016
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