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I soldati di Legnano nella Grande Guerra

Giancarlo Restelli e Renata Pasquetto ricordano il contributo di soldati e ufficiali legnanesi nel conflitto (prima parte)...

Nel Centenario della Grande Guerra è molto importante ricordare anche in sede locale il contributo di soldati e ufficiali a un conflitto immane che rimase per molto tempo nelle memorie delle famiglie italiane.

Poco meno di sei milioni di uomini mobilitati, 680.000 morti, un milione di feriti, 220.000 mutilati furono il tragico bilancio di una guerra che durò quarantadue mesi tra l'Italia monarchica-liberale e l'Impero austro-ungarico. L'acquisizione della frontiera al Brennero, Trieste, l'Istria e alcune zone della Dalmazia non cancellarono i lutti e il terribile ricordo della guerra.

Il numero dei morti

Legnano nel 1915 aveva 25.000 abitanti. Non sappiamo quanti furono i mobilitati. Nei documenti dell'archivio della nostra città non compare il dato. Sicuramente furono diverse migliaia di giovani e meno giovani tra le classi 1874-1900.

Sappiamo invece con una certa precisione il numero dei soldati morti durante la guerra. Un documento dell'archivio indica 374 caduti. Il documento è del 1924. Ma considerando le tante pensioni di guerra dopo questa data, l'Albo D'Oro dei caduti della Grande Guerra e i nomi che compaiono sulle lapidi presenti in città, il numero arriva a 483 nomi.

La metà di loro era nata a Legnano oppure si era trasferita nella nostra città per lavoro con la famiglia negli anni precedenti.

Il numero impressiona sicuramente ma fino ad un certo punto considerando i dati nazionali che confermano percentuali di soldati morti al fronte davvero molto alte (il 15% dei mobilitati).

Di questi 483 soldati e ufficiali sono disponibili i nomi, la data di nascita e di morte, la via dove abitavano, il corpo a cui appartenevano, la causa della morte, la presenza o meno nell'ossario del cimitero di Legnano.

Moltissimi erano giovani. Ventenni soprattutto ma anche diciannovenni e diciottenni ossia appartenenti alle classi 1899 e 1900.

Ora questi dati sono on-line e ogni famiglia potrà trovare nomi e date dei propri congiunti.

https://drive.google.com/file/d/0B2oiTbuM9ihjZXRGR3pkSWdfTDA/view?usp=sharing

Siamo convinti che è necessario recuperare la memoria famigliare e il lavoro che abbiamo fatto in archivio va in questa direzione.

Non tutti morirono sul "campo dell'onore" (il campo di battaglia), una parte rilevante di loro morì per malattie non dipendenti da ferite o altro durante i combattimenti. Nelle trincee si moriva di malaria, di tifo, di dissenteria, di tubercolosi, di colera e anche di morbillo. Tutto questo perché le condizioni di vita nelle trincee sono qualcosa oggi di difficilmente immaginabile.

I PILOTI

Come già detto sono 483 i caduti di Legnano di cui abbiamo notizia. Tra essi Carlo Ambrogio Cozzi, Natale Dell'Acqua, Giovanni Battista Leonardo Gandolfo, Carlo Magno Mezzera, Egidio Passoni, Marco Vannuncini facevano parte della cavalleria, ma non della cavalleria a cavallo: un’arma nuova legata alla cavalleria era l’aviazione.

Era pericoloso anche solo volare con quegli aerei e non c’è da stupirsi che Giovanni Battista Leonardo Gandolfo e Egidio Passoni siano morti non in combattimento ma per incidente. L’aviazione è l’arma che ha avuto, in percentuale, il maggior numero di caduti, non solo tra gli italiani.

ANGELO CIAPPARELLI

Pensando a quel periodo ci vengono alla mente colonne infinite di uomini e muli che arrancano trasportando i più vari materiali. Ma vi erano anche camion e motociclette e cani. Laura Nova ci ha raccontato di suo nonno, addetto proprio ai trasporti.

“Angelo Ciapparelli nasce a Legnano nel 1889. Farà tutta la Grande Guerra come soldato motociclista/conduttore, arruolato nel 1915 nella 2°Armata, 2° Parco Automobilistico, 117° Sezione. Fino alla rotta di Caporetto svolge il suo ruolo di autista, meccanico, portaordini ecc. lungo la linea dell’allora confine con l’Impero Austroungarico del medio e basso Isonzo”

CARLO NAZZARI, l’atleta portordini

Angelo ce l’ha fatta, è stato fortunato: è tornato. Un altro atleta legnanese, Carlo Nazzari, faceva parte di una società sportiva cattolica, aveva vinto numerosi premi, ma lui non ce l’ha fatta.

Leggiamo che Carlo, caporal maggiore di fanteria, sull’altipiano carsico era “addetto al Comando, era incaricato di portare gli ordini fino ai primi posti, alle prime trincee”. Audace e coraggioso, nella difficile bisogna si era già molto distinto, tanto da meritare gli elogi dei superiori. Cadde appunto nel mentre eseguiva uno di questi servizi. … Aveva 26 anni. Lascia nel lutto la giovane sposa”.

I PRIMI MORTI

Non basta essere agili, né essere coraggiosi: ci vuole fortuna. Alcuni nostri concittadini sono caduti poco dopo l’inizio della guerra. Tra i primi troviamo:

Grazioli Sante, soldato, 2-6-1915

Borroni Beniamino, soldato, 18-6-1915

Morelli Luigi, soldato, 18-6-1915

Sainaghi Luigi, soldato, 26-6-1915

Colombo Mario Giovanni, soldato, 2-7-1915

Cozzi Luigi, soldato, 3-7-1915

Borsani Luigi Roberto, soldato, 5-7-1915

Tajè Edoardo Emilio, soldato, 20-7-1915

Beniamino Borroni e Luigi Sainaghi sono morti nel giugno del 1915 in Libia a Tharuna, durante uno scontro con i ribelli. La Libia era stata conquistata nel '12 al tempo di Giolitti ma durante la Grande guerra fu interamente perduta tranne poche città costiere. Beniamino aveva 33 anni, Luigi 19 ed era un volontario.

Di Luigi Cozzi in particolare conosciamo la storia, grazie ai Granatieri di Legnano che ogni anno ne ricordano la scomparsa prematura e al nipote Piersecondo che ci ha raccontato di lui.

Luigi era nato il 21 agosto 1895 a Legnano. Un mese prima dello scoppio della guerra venne chiamato alle armi e la sua alta statura ha fatto sì che entrasse a far parte del Corpo del Granatieri. Luigi ha lasciato su una piccola agenda tascabile le tracce della sua vicenda:

“20 maggio 1915 partiamo da Roma per la frontiera austriaca; 25 maggio ore 14.20 trionfalmente tutta la Brigata Granatieri entra in territorio austriaco (chiamato S. Vito) … 8 giugno, avanziamo verso Monfalcone; 9 giugno, salita sulle colline, avanziamo, siamo sulla vetta tra fucileria e cannonate”

Il 30 giugno viene ferito in combattimento a Monfalcone.“Più volte ferito, continuava a combattere ed incitava i compagni all’assalto”.

Questa è la motivazione del diploma di Croce di Guerra e della Medaglia d’Argento. Dopo tre giorni dalla decorazione sul campo, Luigi è morto nell’ospedale da campo di Cervignano.

In tasca oltre all’agenda aveva una lettera per i genitori che terminava con queste parole:

“Alla bellissima età di 20 anni la mia cara Patria mi chiama ed io da vero italiano com’è mio dovere accorro…”

A Luigi mancava poco più di un mese a compiere 20 anni, il soldato Mario Giovanni Colombo, morto per le ferite il giorno prima di lui in un ospedale da campo della 16° sezione sanità, di anni ne aveva poco più di 18.

AURELIO ROBINO

La maggior parte aveva tra i 19 e i 29 anni. Il più anziano ne aveva 50, ma non era un soldato. Era un colonnello e risiedeva a Legnano in via Vittoria.

Aurelio Robino è nato a Genova nel 1867, ha frequentato la scuola militare di Modena e ha fatto una rapida carriera nei Bersaglieri

Sull’altura di Grazigna il 16 maggio del '17 viene colpito a morte durante un contrattacco dell’avversario mentre sotto la sua direzione i suoi soldati stavano mantenendo la posizione da poco conquistata. Gli è stata conferita la Medaglia Oro alla memoria.

A Robino è stato intitolato un quartiere, anche se probabilmente pochi lo sanno: il quartiere "Aurelio Robino" comprende la zona della via Carlo Porta verso il confine con Castellanza, dove sono state costruite le case popolari dell’Aler. Più nota l’intitolazione a Robino della fanfara dei bersaglieri di Legnano e di una via nel territorio di Legnano.

I RAGAZZI DEL ’99

Fa impressione la morte ad ogni età, ma in particolar modo fanno impressione quelli che sono stati buttati nella mischia della guerra poco più che adolescenti: i famosi "Ragazzi del ’99".

Tra di essi possiamo ricordare Carlo Erri. La nipote Giovanna ci ha fatto avere alcuni documenti, le lettere che scriveva a casa, poche parole, un saluto e via.

Carlo è stato ferito ad una gamba nell’estate del 1917. Da quel momento per lui la guerra è finita ed è iniziato il calvario degli ospedali, con quella ferita che non si rimarginava mai. Infine, visto che non guariva, è stato dimesso ed è tornato a casa, ma solo per morirvi. La gamba è andata in cancrena e Carlo è morto di setticemia. Lo aveva capito che non c’era più nulla da fare, che stava morendo. Non ha odiato o portato rancore e gli ultimi giorni li ha passati a dare consigli, a raccomandarsi con il fratello.

Carlo, ragazzo del ’99, è morto il 23 luglio 1919.

I RAGAZZI DELLA CLASSE 1900

Tra i caduti più giovani ne abbiamo 5 nati addirittura nel 1900, di cui Alessandro Anelli nato il 30 dicembre.

Anelli Alessandro Enrico, soldato, 19 anni

Ferrario Erminio Pasquale, soldato, 18 anni

Galli Silvio, soldato, 18 anni

Lurati Francesco (Franco) Battista, soldato, 18 anni

Mascheroni Umberto, soldato, 19 anni

GLI OSPEDALI DI LEGNANO

Come Carlo altri legnanesi sono morti lontano dal fronte, alcuni negli ospedali militari. A Legnano due strutture sono state convertite in ospedali militari della Croce Rossa: il convento delle suore Canossiane (oggi Istituto Barbara Melzi) e le scuole elementari Carducci.

Molti sono guariti e nell’archivio delle Canossiane vi sono tante lettere di ringraziamento. Chi è morto, italiano o austroungarico, è stato seppellito nel cimitero di Legnano, "campo Q" e in seguito la salma traslata nell’ossario.

I MUTILATI

Ma i soldati tornavano dalle trincee talvolta mutilati nel fisico e nella mente. In Italia furono un "esercito" impressionante. A Legnano furono una cinquantina coloro che vennero riconosciuti mutilati e aiutati a reinserirsi nella vita produttiva.

Forse il caso più triste fu quello di un soldato semplice, Pasquale Rosso, il quale ebbe: "asportazione dell’occhio destro e frattura della mascella destra con esportazione di 23 denti".

Si trattava di un uomo non ancora sposato, III elementare, tessitore prima della guerra. Lo Stato lo aveva “risarcito” con una dentiera. Nell’aprile del ’20, probabilmente a causa del suo precario stato di salute, non risultava come lavoratore effettivo mentre gran parte degli altri mutilati aveva trovato un lavoro.

Renata Pasquetto e Giancarlo Restelli


– Volti e storie dei soldati di Legnano travolti dalla bufera

https://drive.google.com/file/d/0B2oiTbuM9ihjUFR3TENDUFoyQXM/view?usp=sharing

– L'ossario italiano e austro-ungarico nel cimitero di Via Magenta

https://www.youtube.com/watch?v=wAo3_wUZJCI

-Tracce della Grande Guerra nella Legnano di oggi

https://www.youtube.com/watch?v=R8lRKCHFcTA

Redazione
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Pubblicato il 01 Novembre 2015
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