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“Presunto abusivismo in riabilitazione nell’ospedale di Magenta”

La segnalazione arriva da Gilberto Colombo, del sindacato dei fisioterapisti Spif Lombardia...

Riceviamo e pubblichiamo la segnalazione di Gilberto Colombo, del sindacato dei fisioterapisti Spif Lombardia, in merito ad una situazione di presunto abusivismo in riabilitazione all'interno dell'Ospedale di Magenta.. 


Sembra assurdo, ma dalle continue segnalazioni c’è da crederci, che persone senza requisiti professionali possano svolgere il lavoro del fisioterapista anche all’interno delle mura ospedaliere. E’ quello che sta succedendo nell’Ospedale di Magenta, appartenente all’ AO di Legnano, per quanto riguarda il servizio di riabilitazione in acqua della piscina interna all’ospedale stesso. Il servizio negli ultimi anni è stato affidato dall’ospedale alla società Inacqua come vera e propria attività sanitaria, passando tramite la cooperativa sociale Pallacorda per quanto riguarda la gestione dei servizi. L’unico problema è che, nonostante il servizio sia sanitario e riabilitativo, il personale che ci opera non appartenga totalmente all’area riabilitativa in quanto sono presenti non solo fisioterapisti! Giungono infatti segnalazioni da parte di fisioterapisti che operano regolarmente con il SSN dell’ospedale stesso in regime ambulatoriale e che si trovano frequentemente indirizzati i loro pazienti verso un servizio di riabilitazione in acqua svolto da presunti osteopati o dottori in scienze motorie. Ricordiamo che entrambi i titoli non sono riconosciuti in ambito sanitario in quanto nel primo caso non uniformemente regolamentati e nel secondo caso indicanti una figura professionale attinente a quella dell’insegnante di educazione fisica. I veri riabilitatori sono stufi di vedere i loro pazienti affidati a figure non sanitarie dopo il percorso di cura ospedaliero…soprattutto perché la situazione è sotto gli occhi di tutti, dato che la piscina è a una manciata di metri dagli ambulatori fisioterapici, per giunta sotto lo stesso tetto ospedaliero! Ma non finisce qua…sembrerebbe anche che i finti riabilitatori sfrutterebbero le sedute d’ idrokinesiterapia per promuovere a pazienti anche neurologici delle sedute riabilitative a domicilio. Il fatto è che i famigliari di questi pazienti non sempre sanno a chi affidano i propri cari malati e si basano su un rapporto di fiducia basato sulla deduzione: “Se lavora in un ospedale, sarà di certo un professionista sanitario!”. Purtroppo non è così e quei pochi casi che si accorgono del misfatto ci rimangono molto male. E’ il caso di una persona, che per privacy chiamiamo signora Maria, che ha fatto seguire in acqua il padre affetto da morbo di Parkinson da un’operatrice della piscina pensando fosse una fisioterapista, stando alle parole rilasciate dalla stessa operatrice. Avendo avuto beneficio dall’attività in acqua ha ben pensato di farsi seguire anche a domicilio. Però arrivato il periodo di fine ciclo domiciliare la presunta fisioterapista non è stata in grado di fornire alla signora Maria né il titolo di studio abilitante alla professione, né una corretta fattura con l’esenzione IVA per l’attività sanitaria. Così l’assicurazione non ha potuto rimborsare alla figlia del paziente il dovuto importo in quanto l’attività svolta dal padre non era ritenuta sanitaria. La signora è andata su tutte le furie e ,avendo capito la situazione, si è lamentata con chi promuove come servizi sanitari, servizi in realtà più attinenti alla sfera del benessere fisico o termale. Ricordiamo ai pazienti di essere sempre vigili in quanto l’operatore può essere più o meno bravo, la seduta riabilitativa può essere più o meno cara, l’ambiente può essere più o meno bello, la piscina può avere l’acqua più o meno calda….ma la condizione fondamentale è che il malato debba essere seguito da un professionista sanitario, soprattutto se siamo all’interno di un ospedale!

Gilberto Colombo, sindacato fisioterapisti Spif Lombardia

 

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 22 Gennaio 2015
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