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IL VERO VOLTO DEL BARBAROSSA

Storica National Geographic dedica un ampio servizio alla Battaglia di Legnano, evidenziando la figura di Federico I, tutt'altro che un "barbaro"...

Il numero di settembre della rivista STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC, in edicola in questi giorni, dedica un lungo articolo, ricco di illustrazioni, alla battaglia di Legnano. Qui di seguito, con piacere, proponiamo l'editoriale a firma del ditrettore Giorgio Rivieccio.


LA SPADA E IL DIRITTO

Senza dubbio, per noi italiani era il nemico, l’imperatore tedesco che voleva imporre il suo dominio a casa nostra. Salvo poi ricorrere al suo aiuto quando alcuni Comuni intendevano limitare la potenza di altri.

Sta di fatto che Federico I di Hohenstaufen, più noto come Barbarossa, non fece altro che approfittare delle divisioni interne dell’Italia per perseguire il sogno, mai avverato, di un dominio totale sulla Penisola. Ed è passato alla storia, appunto, come un barbaro conquistatore. Conquistatore lo era, ma tutt’altro che barbaro (come non lo erano Attila, che conosceva il latino, o Annibale).

Entrato nella lunga contesa della lotta per le investiture, invece di usare la spada per aver ragione della Chiesa di Roma, usò un’arma nuovissima: il Diritto. Si rivolse così alla più prestigiosa scuola di Diritto dell’epoca, quella di Bologna, da poco creata da Irnerio, considerato il fondatore delle moderne scienza giuridiche, basate sullo studio approfondito e rimodernato del Corpus Iuris di Giustiniano. E tre dei quattro doctores di Bologna (Bulgaro, Jacopo e Ugo di Porta Ravegnana) allievi di Irnerio, con sottili argomentazioni riuscirono a dimostrare che l’unica Legge esistente era quella romana, affidata all’Impero e non alla Chiesa. In cambio, Federico I promulgò nel 1158 la Constitutio Habita, un provvedimento che avrebbe avuto un effetto dirompente nel mondo degli studi.

Barbarossa stabilì che ogni università si sarebbe dovuta costituire come una società di socii (allievi) presieduta da un dominus (maestro), compensato con le quote pagategli dagli studenti. Così ai professori bolognesi fu attribuito un potere giurisdizionale, civile e penale, sugli studenti, che di fatto erano sottratti sia alla giurisdizione ecclesiastica sia a quella del Comune. Non solo, gli studenti ebbero altri tre privilegi fondamentali: il diritto di circolare liberamente in tutto il territorio dell’Impero, grazie a un salvacondotto che nessuna autorità cittadina avrebbe potuto infrangere; l’esenzione dal pagamento di qualsiasi imposta; e, soprattutto, l’abolizione della cosiddetta Rappresaglia. Questo costume consentiva a un cittadino bolognese, danneggiato da uno studente straniero (generalmente per debiti non pagati), di rivalersi su un qualsiasi altro connazionale residente in città. Una “perversa consuetudine”, scrisse Barbarossa, che “offendeva gli studenti”. La Constitutio Habita non si limitò però a Bologna, ma fu estesa anche negli altri territori italiani dell’Impero.

Così, per la prima volta nella storia, l’università divenne per legge il luogo in cui la ricerca si sviluppa liberamente, indipendentemente da ogni altro potere. Niente male, da parte del barbaro imperatore rossiccio.

Giorgio Rivieccio

Redazione
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Pubblicato il 03 Settembre 2012
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