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MARCORA, DA INVERUNO ALL'EUROPA

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Alcune pubblicazioni apparse negli ultimi tempi contribuiscono ad arricchire le conoscenze sulla vita e l’azione politica di Giovanni “Albertino” Marcora (Inveruno, 1922-1983), uno dei “figli” più noti dell’Alto Milanese.
Partigiano, poi dirigente democristiano, quindi senatore e ministro, Marcora è al centro di diversi studi e testimonianze dirette.
Occorre fra l’altro notare che all’opera di indagine storica si sono dedicati alcuni studiosi legnanesi come Giorgio Vecchio, Gianni Borsa e Guido Formigoni.

Nel volume “Giovanni Marcora. Milano, l’Italia e l’Europa” (edizioni Rubbettino), si raccolgono contributi e testimonianze collegate a un grande convegno organizzato a Roma dall’Istituto Luigi Sturzo e dal Centro studi Marcora di Inveruno, presieduto dall’industriale Gianni Mainini, a sua volta inverunese, vice presidente di Confindustria Alto Milanese.

Giorgio Vecchio, docente di storia contemporanea all’Università di Parma, si è occupato in particolare della formazione e della partecipazione di Marcora alla lotta di Liberazione.
Vecchio afferma in proposito che per Marcora «la Resistenza non rimane isolata come fatto del passato», ma diventa una «esperienza presente. […] In questo senso si comprende anche l’insistenza di Marcora nel difendere l’idea di resistenza come patrimonio di tutti gli italiani anche di chi vi si oppose; per cui porsi fuori o contro la Resistenza significa porsi fuori o contro lo Stato democratico repubblicano».

Guido Formigoni, docente di storia contemporanea all’Università Iulm di Milano, firma invece il capitolo dedicato a “Marcora, i problemi della pace e la politica internazionale”.
Per Formigoni, Marcora seppe «costruire solidi nessi vitali tra politica interna e politica internazionale», dimostrando «anche in questo una statura considerevole, collocandosi quindi in una posizione non del tutto comune all’interno dell’orizzonte della classe politica repubblicana».

Gianni Borsa, inviato dell’agenzia di stampa SIR (nonché direttore della casa editrice Ave di Roma), ha approfondito il nesso tra economia e politica nella figura del ministro inverunese.
«In ambito economico – afferma Borsa – a Marcora devono essere riconosciute talune intuizioni e insistenze che, in diversi casi, hanno anticipato l’attuale dibattito. Egli era convinto che non si potesse avviare un reale e moderno sviluppo del Paese senza una decisa azione di rinnovamento dell’apparato produttivo e commerciale, così da accrescerne la competitività rispetto alla concorrenza estera. Riteneva la crescita dell’“economia reale”, a partire dalle campagne e dalle fabbriche, uno strumento al servizio della giustizia sociale e della più equa redistribuzione delle ricchezze (soprattutto attraverso il lavoro, il mercato, la fiscalità). Predicava, controcorrente, il rigore dei conti pubblici e denunciava le più svariate forme di speculazione finanziaria, di spreco, di assenteismo».
Inoltre Marcora «non rinunciava a indicare al Paese due forme di “solidarietà”, quella tra le generazioni e quella verso le fasce sociali più povere, in grado di aprire prospettive incoraggianti per i giovani e gli esclusi dal sistema produttivo».

Sempre Borsa firma un capitolo, specificamente dedicato a Giovanni Marcora, nel volume “Entscheidung für Europa” (Decidere l’Europa), che riporta una serie di relazioni di un convegno internazionale che ha affrontato le origini e gli sviluppi del processo di integrazione comunitaria.

Infine di Marcora si parla in altri due libri, questa volta centrati però su un altro politico lombardo, Luigi Granelli, anch’egli esponente della Dc e più volte ministro (“Luigi Granelli”, edizioni Rubbettino; “Luigi Granelli, un libro di ricordi”, edizioni Kanso).  

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Pubblicato il 02 Aprile 2011
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