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IN MERITO AI FATTI DI RAZZISMO, LETTERA APERTA DALLA SCUOLA DI BABELE

Cari Legnanesi,
si volontari della Scuola di Babele, un’associazione che dal 1990 opera in maniera completamente gratuita e volontaria per aiutare gli stranieri che arrivano nella nostra città.
Li aiutiamo da allora in silenzio, umilmente e senza chiedere nessuna visibilità per quello che facciamo; li aiutiamo provando a insegnare loro l’italiano e, attraverso la nostra lingua, cercando di spiegare loro la nostra cultura e le regole per un reciproco buon vivere nel nostro paese.
Da 18 anni facciamo questo e in 18 anni si fa in tempo a “diventare grandi”, a vedere tante cose e passare tante esperienze. Abbiamo visto passare tra di noi i figli della “prima” immigrazione in Italia: Marocchini e Albanesi che hanno riempito i nostri cantieri, Peruviane ed Ecuadoregne che hanno aiutato i nostri anziani e le nostre famiglie. Abbiamo assistito alle diverse fasi dell’immigrazione negli anni a cavallo del secolo, con il suo esercito di illusi dal miraggio di trovare a Legnano un centro d’accoglienza che – una volta qui – scoprivano essere la Cantoni con i suoi
capannoni abbandonati. Abbiamo visto persone che con la loro determinazione e capacità hanno costruito per sé e per la loro famiglia un futuro, diventando i nostri vicini. E abbiamo visto tanti legnanesi che, in silenzio e con umiltà li hanno aiutati, si sono sforzati di comprenderli, hanno un po’ alla volta costruito un rapporto reciprocamente positivo. Ma abbiamo visto anche i morti per il fuoco in Cantoni e a quelli assiderati nei boschi di San Paolo; abbiamo visto gli sgomberi dalle
fabbriche e dai parchi. Abbiamo visto negli ultimi anni i volti della nuova immigrazione straniera: figli, nipoti, mogli di persone ormai inserite nella nostra comunità da anni. E anche per loro – in silenzio e umilmente – abbiamo continuato a lavorare senza parlare…
Oggi pero’ sentiamo il bisogno di parlare con voi, di condividere una forte disagio che più volte abbiamo discusso tra noi. E’ venuto il momento di farci sentire: non possiamo accettare questo clima teso, questi striscianti fenomeni di razzismo, questo dilagante rifiuto di un costruttivo confronto.
Possiamo tollerare di tornare indietro di centinaia di anni, di discriminare in base al
colore della pelle, di sentire offese che credevamo morte e sepolte assieme al Ku-
Klux-Klan? Gli episodi delle ultime settimane non sono solo un campanello d’allarme, sono un’inaccettabile deriva che può minare la nostra serena convivenza, la nostra vita di tutti i giorni.
Non siamo solo preoccupati, siamo indignati.
Qualcuno, oggi, nel 2008, pensa veramente che gli uomini non siano tutti uguali?
Gli consigliamo di andare a riguardarsi la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789. Da allora tutta l’umanità ha aumentato rapidamente il proprio benessere anche grazie ad un clima di tolleranza e collaborazione che non era mai esistito prima.
C’è qualcuno di noi che pensa veramente che gli stranieri dovrebbero andare tutti a
casa, che ognuno dovrebbe solo stare a casa sua? Guardatevi intorno: l’immigrazione sta aprendo non solo il nostro Paese al mondo, ma anche le nostre città. Guardate i cambiamenti Scuola di Babele che ha registrato Legnano nella composizione dei negozi. Camminate in Piazza San Magno, sedetevi per dieci minuti ascoltando le persone passare… quante lingue sentite parlare oltre all’italiano?
Smettiamola di nascondere i cambiamenti che stanno succedendo. Smettiamo di pensare che l’intolleranza ed il rifiuto di chi è “diverso” possano risolvere i nostri problemi. Smettiamo di aizzare i nostri politici a creare leggi sempre più restrittive. Solo se ognuno di noi farà ogni giorno qualcosa, qualche piccola cosa, pensando al proprio futuro, ma anche al futuro di tutta la sua comunità, potremo migliorare il luogo in cui viviamo.
Basta con l’indifferenza, basta con il razzismo, velato o manifesto, basta con far finta
di non vedere!
Sentiamo un clima sempre più pesante, che ci circonda, e abbiamo paura che ci soffochi.
Noi abbiamo deciso: anche quest’anno, nel nostro piccolo, ci siamo e ripartiamo. Con un po’ più di delusione e di rabbia in corpo, ma anche con una crescente consapevolezza che – piaccia o no – la presenza degli stranieri tra di noi – nelle nostre vie, nei nostri mercati, nelle nostre case – sta mutando il volto della nostra società.
Per questo anche quest’anno staremo vicino agli ultimi arrivati e proveremo a capirne sogni, paure e aspettative, insegnando loro – nel nostro piccolo e con tutti i nostri limiti – l’italiano, attività che diventerà anche questa volta il pretesto per far capire loro quali siano le regole scritte e non scritte e le modalità per vivere bene e pacificamente nella nostra società.
Nel corso di questi anni decine e decine di volontari hanno avuto modo di aprire nella propria vita una finestra sul mondo, stringendo relazioni con persone provenienti da paesi e culture a volte diversissimi dalla nostra: Albania, Marocco, Pakistan, Cina, Brasile, Senegal, Algeria, Costa d’Avorio, Perù ed Ecuador… tanto per citare alcuni dei paesi più rappresentati negli anni.
Quello che abbiamo imparato è che, al di là delle culture, degli stili di vita, dei caratteri e delle fedi differenti, tutti siamo accomunati e resi UGUALI da una grande spirazione: la ricerca della felicità per noi e i nostri cari.
È questa una grande e semplicissima verità che solo chi cavalca l’onda dell’intolleranza verso gli stranieri e prova a nascondere la strutturalità di un fenomeno può far finta di non capire o non accettare. Dobbiamo imparare a convivere con questi cambiamenti: noi che siamo nel paese d’arrivo insieme a coloro che ci arrivano, per riuscire a trovare forme per regolare la con-vivenza, il vivere assieme a persone che oggi ci sembrano diversissime. Dobbiamo interrompere queste spirali di intolleranza razzista che non fanno altro che fomentare una non-gestione del fenomeno migratorio, che si risolve in uno scontro tra bande e fazioni nemiche (noi contro loro), in un reciproco accusarci (come noi montiamo ira contro gli stranieri, così quanti tra loro sono già qui
e vivono l’esclusione che provochiamo nei loro confronti ci rimandano rancore), in uno stato di assenza di regole condivise che danneggia noi quanto loro.
Alla Scuola di Babele l’anno scolastico è iniziato regolarmente 2 settimane fa: negli ultimi 3 anni abbiamo registrato oltre 1.600 iscritti, 600 solo l’anno scorso. I nuovi studenti sono sempre più nipoti, figli e parenti che giungono da noi richiamati da altri parenti che sono ormai inseriti socialmente ed economicamente nella nostra città. Non a caso, se fino a 5-6 anni fa il problema più grave che ci riportavano gli studenti era quello della casa, oggi questo viene risolto da quasi tutti grazie all’ospitalità che viene garantita da parenti e amici di più vecchia immigrazione.
Per loro, oggi come allora, resta il problema della lingua e del comprendere una cultura, un modo di vivere che è diverso da quello in cui sono cresciuti. E per questo, oggi come allora, c’è la Scuola di Babele.
A tutti noi, oggi come allora, resta la possibilità di fare una scelta: accettare di fare uno sforzo per convivere e condividere la nostra città o respingere ed escludere quelli che saranno i nostri concittadini di domani
.

Redazione
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Pubblicato il 19 Ottobre 2008
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