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Il magistrato Franco Belvisi torna nella sua Castellanza e parla ai ragazzi: “Non siate omertosi sul bullismo”

Il castellanzese ha dato vita ad un vero dibattito sulla legalità con gli studenti di alcune scuole di Castellanza. L'incontro si è svolto nell'aula magna dell'Istituto Universitario Carolina Albasio

belvisi carolina albasio

In vista dell’imminente 30° anniversario della strage di Capaci nella quale, il 23 maggio 1992, perse la vita l’onorevole Giovanni Falcone, il Comune di Castellanza ha organizzato venerdì 13 maggio un incontro formativo con le scuole sul tema della legalità, ospitando il Sostituto Procuratore di Trapani Franco Belvisi nell’aula magna dell’Istituto Universitario Carolina Albasio. Nello specifico, all’evento erano presenti gli studenti della scuola Montessori, la scuola S. Giulio e l’Istituto Fermi di Castellanza, per un totale di circa 150 alunni di medie e superiori. I ragazzi si sono dimostrati molto attivi ed interessati, facendo diverse domande al dott. Belvisi e rispondendo ai quesiti che poneva.

Ad aprire la mattinata è stato il saluto dell’assessore alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Castellanza, Davide Tarlazzi, collegato da remoto perché positivo al covid: «Ringrazio Franco Belvisi per aver risposto con immediatezza al nostro invito. Ho vivi ricordi degli anni in cui la mafia compiva stragi in tutta Italia e mi ricordo che la cosa mi colpì molto. Sta a voi ragazzi ora capire da che parte stare». Presente all’evento anche il sindaco della città, Mirella Cerini, che ha ricordato come «la mafia possa sembrare un fenomeno lontano da noi, ma in realtà recentemente a Castellanza sono stati confiscati due immobili per attività mafiosa, strutture che poi sono state donate al Comune e che noi abbiamo affidato ad associazioni di volontariato».

Dopodiché ha preso la parola il relatore di giornata, Franco Belvisi, che innanzitutto si è definito «un castellanzese doc, anzi di preciso un “castellanzese dell’Insù”». Il magistrato ha fin da subito coinvolto i ragazzi presenti, porgendo loro varie domande e scherzando insieme. In primis, si è concentrato sul concetto di giustizia, mostrando la tipica immagine della dea romana “Iustitia”, rappresentata con occhi bendati, spada sguainata ed una bilancia appesa al braccio. «Questi simboli stanno a significare le tre caratteristiche fondamentali che deve avere chi amministra giustizia – ha spiegato Belvisi -: gli occhi bendati rappresentano l’oggettività che deve avere un giudice, il quale non si fa condizionare dalla posizione sociale dell’imputato; la spada sguainata simboleggia l’autorità, la forza della legge che si batte affinché essa venga rispettata; la bilancia, infine, è l’emblema dell’equilibrio, della ponderatezza mediante la quale un giudice soppesa le ragioni di chi ha davanti prima di emettere un responso definitivo».

Il discorso si è poi spostato su aspetti più pratici, tipicamente quotidiani, che fanno capire come anche un adolescente abbia a che fare con questioni di legalità nella vita di tutti i giorni. «Prima di dire che una legge è insensata bisogna capire perché c’è – ha sottolineato il magistrato -. Ad esempio, tanti minorenni ignorano il divieto di fumare e consumare alcolici. Ebbene, la scienza ci dice che il fumo è la principale causa di tumore, questo significa che se si continua a fumare per decenni è possibile che un giorno si debba ricorrere a terapie importanti e costose, che a loro volta, a causa delle scarse risorse sanitarie, potrebbero essere negate o rinviate a qualcuno che invece si è ammalato per pura sfortuna, magari proprio per fumo passivo. Non rispettare le leggi non tocca solo l’individuo, ma comporta dei costi di ogni genere per l’intera comunità».

Altro tema toccato da Belvisi è il cyberbullsimo. «La tecnologia ha aggravato ulteriormente la questione del bullismo, per questo sono convinto che le scuole debbano sensibilizzare maggiormente su questo fenomeno. Le vittime di bullismo non sono persone deboli, io le definirei delle persone miti. Ragazzi – ha affermato Belvisi rivolgendosi agli studenti -, se vedete un amico o anche uno sconosciuto maltrattato da un bullo, vi prego intervenite e segnalatelo alle autorità preposte».

Successivamente, il focus è andato sulla mafia, nel ricordo di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutti coloro che hanno perso la vita nella lotta alla criminalità organizzata. «Le prove che Falcone e Borsellino hanno raccolto per il famoso “maxi-processo” hanno portato ad un complessivo di 19 ergastoli ed oltre 3.000 anni di carcere. Loro diedero la vita per i valori in cui credevano, non hanno mai fatto un passo indietro nonostante la paura ed il terrore. Oggi – ha aggiunto Belvisi – è soprattutto la ‘ndrangheta ad avere più potere in Italia, con forte influenza anche in Lombardia, poiché si tratta della criminalità organizzata che gestisce il traffico di stupefacenti con le mafie sudamericane».

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Pubblicato il 13 Maggio 2022
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