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Accam, anche Busto Arsizio dice si al salvataggio e alla newco Amga-Agesp

La decisione sofferta dà mandato al sindaco Antonelli di presentarsiin assemblea dei soci di Accam per avvallare la decisione di avviare la ristrutturazione aziendale attraverso l'affitto di azienda in favore di una nuova società composta da Amga e Agesp

accam post incendio

Alla fine Busto Arsizio ha detto sì al salvataggio dell’inceneritore dopo un lungo consiglio comunale, tre commissioni  e un compromesso con la Lega perchè la città che ospita l’impianto possa dire ancora la sua per lo spegnimento, prima o poi (perchè una data non c’è).

Antonelli perde qualche pezzo ma alla fine sono 14 i consiglieri che hanno votato a favore: Francesca Tallarida di Forza Italia, Idee in Comune, Busto Grande, Lega e lo stesso sindaco. Si sono astenuti i due consiglieri di Busto al Centro e il fedelissimo del sindaco Orazio Tallarida mentre hanno votato contro i due consiglieri del Movimento 5 Stelle. Non hanno partecipato a voto il Pd e Italia Viva mentre non erano presenti in consiglio Diego Cornacchia e Mariangela Buttiglieri di Fratelli d’Italia.

La decisione sofferta dà mandato al sindaco di presentarsi sabato mattina in assemblea dei soci di Accam per avvallare la decisione di avviare la ristrutturazione aziendale attraverso l’affitto di azienda in favore di una nuova società composta da Amga e Agesp, inizialmente, con la speranza che Gruppo Cap, come chiesto dal sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, si inserisca in una seconda fase per il rilancio dell’attività. La nuova società dovrà farsi carico della difficile situazione della vecchia, assumere il personale di Europower e proseguire l’attività di smaltimento rifiuti con l’obiettivo futuro di investire su una transizione ecologica quando ci saranno le condizioni.

Gigi Genoni dei 5 Stelle l’ha definita una cambiale in bianco a danno dei cittadini, il Pd con Cinzia Berutti ha parlato di una città che deve smetterla di credere di essere l’ombelico del mondo e ha deciso di non partecipare al voto per totale mancanza di fiducia dopo decenni di soluzioni inefficaci, critiche anche da Brugnone di Italia Viva.

Il sindaco si è appellato alla storia dell’impianto, all’importante ruolo che ha svolto fino ad oggi pure nelle difficoltà, ha evocato il problema occupazionale e il rischio per le casse del comune in caso di fallimento, ha sottolineato anche il pericolo che senza questo salvataggio l’intero ciclo dei rifiuti in mani pubbliche sarebbe stato in pericolo.

L’assessore Gigi Farioli, infine, ha potuto vedere come un’intuizione nata anni fa quando lui era sindaco si stia trasformando in realtà: «Ci provammo anni fa a mettere insieme Agesp, Amga e l’allora Amsc per creare una supersocietà pubblica che potesse controllare l’intero ciclo dei rifiuti. In quel momento non c’erano le condizioni, adesso sì».

Sull’economia circolare insiste appunto anche Legnano che è stato il primo comune ad approvare l’indirizzo per il salvataggio di Accam (seguendo la legge Madia) e un piano integrato dei rifiuti accogliendo un emendamento del consigliere Franco Brumana che che ha di fatto eliminato ogni riferimento al futuro dell’inceneritore nell’ambito dei propositi di economia circolare, anche se in un eventuale salvataggio e ristrutturazione della società l’inceneritore continuerà a bruciare per poi lasciare il passo a soluzioni più innovative e sostenibili.

Gli indirizzi saranno discussi alla prossima allemblea di Accam

Redazione
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Pubblicato il 05 Marzo 2021
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