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Mangiano lombrichi come spaghetti e a volte si ubriacano: sono i tassi i protagonisti del quarto libro di Marco Colombo

Dall’incontro fra il naturalista, fotografo, divulgatore scientifico di Busto Arsizio e gli abitanti del bosco fra i più preziosi e difficili da immortalare nasce “Il bosco delle maschere”

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Oltre 73 mila ore di monitoraggio messe insieme fanno un film che durerebbe 8 anni, a guardarle tutte. Sono numeri impressionanti quelli dietro alla realizzazione del prodotto finale di Marco Colombo, il fotografo e naturalista di Busto Arsizio, oggi fra i più autorevoli in Italia nel settore della comunicazione legata al mondo naturalistico.

Classe 1988, Marco Colombo è un fotografo, consulente scientifico della trasmissione TV Geo su RAI3, che ha curato e collaborato alla realizzazione di alcuni libri, fotografici e di identificazione, sulla natura italiana.

Il suo quarto libro fotografico, “Il bosco delle maschere”, racconta di un animale tanto comune quanto raro: il tasso. Comune perché ampiamente diffuso nei nostri boschi, raro perché difficilissimo da avvistare, se non quando tristemente investito ai bordi delle nostre strade. Una sorta di compagno invisibile della nostra vita, ben più vicino a noi di quanto si possa essere portati a credere. Con il posizionamento di alcune fototrappole si sono infatti individuate diverse famiglie di questo animale residenti in pieno centro Varese, nei giardini delle principali Ville cittadine.

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Marco ci dici perché proprio un libro sui tassi?

«Il tasso è un animale comune che la maggior parte delle persone conosce di nome, ma non nelle abitudini e nel comportamento. È una specie importante per tutto l’ecosistema bosco: le sue tane sono per esempio utilizzate anche da molti animali quali volpi, faine e pipistrelli. È una “specie chiave di volta” che crea habitat importanti per le altre specie; quando si ciba e si muove sparpaglia in giro i semi delle piante e contribuisce alla riforestazione delle aree incendiate. Sembra faccia lo stesso anche con le spore dei funghi, aiutandone la diffusione. Il perché di un libro su di lui è perché spesso si tende a concentrarsi sulle specie rare e minacciate, rischiando di tralasciare specie interessantissime solo perché – per fortuna – non a rischio estinzione.»

foto del giorno tasso parco pineta
Un tasso al Parco Pineta nella foto di Marco Colombo

Rischio che tuttavia non appartiene ad un tempo così lontano, perché in passato il tasso era molto cacciato e il bracconaggio ne stava minando la sopravvivenza. Fino a pochi decenni fa in alcune aree era sparito o fortemente diminuito. Per quanto riguarda il varesotto non si hanno dati sulla sua diffusione negli anni passati, a testimonianza del fatto che in realtà è sempre stata una specie non molto oggetto di studi. Quello che è certo è che la sua caccia aveva scopi commerciali: i peli venivano impiegati per realizzare i pennelli da barbiere e con il suo grasso un unguento che, a dire dello stesso Marco Colombo «pare fosse miracoloso, ma di questo non possiamo avere certezza. Senza dubbio doveva essere molto puzzolente!»

Qual è rapporto dei tassi con la provincia di Varese?

«Non ho dati in merito, come si diceva è sempre stato poco studiato in Italia, a differenza di altri paesi. Gli inglesi per esempio adorano i tassi e danno a questo animale molta importanza. Per Varese non ho sequenze di dati a cui fare riferimento, in provincia è sicuramente una presenza comune e lo troviamo anche in città, dove occupa grandi ville e giardini, ruderi.»

Gli incendi terribili che hanno investito i boschi di Varese negli scorsi anni è possibile che abbiano avuto ripercussioni sulla presenza dei tassi?

Incendio Campo dei fiori, la notte dei vigili del fuoco, 30 ottobre
L’incendio al Parco del Campo dei Fiori di Varese

«L’impatto del fuoco sui tassi dipende da due cose: quanto velocemente passa il fuoco e quanto può essere fonda la tana. La tana di un tasso può arrivare a misurare fino a 700 metri quadri di gallerie. In tana non ha problemi, se il fuoco passa “velocemente”. Se l’incendio invece brucia un’area vasta, sicuramente i sopravvissuti avranno poi anche necessità di spostarsi.»

Non è insolito leggere di tassi “svenuti” dopo un’abbuffata. Addirittura alcuni si ubriacano di frutta fermentata. Sono dei golosoni?

«Il tasso adora le more di gelso, i fichi, le mele. Tutta la frutta disponibile durante la stagione. Ma mangia anche lombrichi, rospi, uova di uccelli. Approfitta quando può di risorse temporanee e, qualora si trovi davanti ad una abbondanza di questi, non disdegna di “fare il pieno” anche se alle volte ci possono essere spiacevoli conseguenze (“l’ubriacatura”, ndr).  Non ha l’agilità per esempio di una faina, quindi non si arrampica, e deve competere per trovare risorse preziose, per cui “cerca di pulire” al massimo quando ne ha occasione.»

Di seguito il video del tasso “sbronzo” di fichi, soprannominato “Pingoletto”, recuperato nell’estate del 2021 dai volontari del Centro Fauna Selvatica “Il Pettirosso” di Modena e poi rilasciato una volta ripresi i sensi e smaltito i postumi della sbornia:

C’è invece questo mito del tasso come animale aggressivo, anche nelle illustrazioni più antiche. Ma è davvero così? 

«La sua mascherina bianca e nera è un segnale aposematico, un messaggio chiarissimo che recita: “Sono una tagliola ambulante!”. Ovvio che se un predatore lo scoccia o se ci si avvicina ad un tasso ferito, questo tenderà a difendersi con i mezzi che ha: unghie e denti. Nei mammiferi non ci sono colori vivaci che segnalano la potenziale pericolosità di una specie, ma forti contrasti di bianco e nero. Come per le moffette, che noi chiamiamo “puzzole”. Anche nel loro caso la striscia bianca e nera significa “Attenzione! Meglio che non vi avviciniate!”»

Un animale che in realtà è molto schivo, e l’ultima cosa di cui ha voglia è probabilmente incontrare un umano con cui attaccare briga. Non è un bullo da pub, per intenderci. Al massimo un fifone che, se si trova davanti al pericolo, reagisce come può e cercando di risultare spaventoso.

È un animale che ama le case spaziose e tenerle pulite, vero?

«Le tane dei tassi, lo abbiamo detto, possono misurare fino a 700 metri quadri di gallerie. Hanno tante camere e diversi ingressi. Per evitare che si infestino di parassiti, i tassi hanno escogitato diversi stratagemmi. All’interno delle camere portano materiale vegetale (foglie) e a rotazione si spostano sempre da una camera all’altra. Così che quella usata in precedenza, rimanendo vuota, nel mentre si “svuoti” di eventuali parassiti che non trovano più ospiti da colonizzare. Poi fra di loro si puliscono molto, attraverso il c.d. grooming

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Due tassi impegnati nel grooming, attività utile anche alla reciproca pulizia

Detto tutto questo sulle sue abitudini, il progetto di Marco Colombo ha avuto l’ambizione di realizzarsi nel modo meno invasivo possibile per questi animali. Se è vero essere i tassi prevalentemente notturni, è anche vero che non lo sono esclusivamente e che quindi, con tanta pazienza e studio, è possibile immortalarli anche durante le ore diurne. Senza flash, per non disturbarli, e in una fascia oraria insolita per come siamo soliti pensarli, che regalasse qualche cosa di diverso delle classiche immagini di tassi agli infrarossi “catturati” con le fototrappole notturne.

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Ed è proprio questo che si trova ne “Il bosco delle maschere. La vita segreta del tasso”: la delicatezza di un passo felpato all’imbrunire, l’emozione dell’incontro casuale, le ore di appostamenti e la sensazione di avere a che fare con qualcosa di sfuggente, di imprendibile, di impossibile da mettere a fuoco se non con dedizione, costanza, vigile attesa. La cosa più bella che lascia la lettura del libro, che è sì libro fotografico ma è anche un piccolo romanzo autobiografico del rapporto coi tassi dell’autore e una sorta di making off dello stesso volume, è proprio la scelta di essere spettatori, di non voler arrecare disturbo, di non essere interferenza.

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Cogliere la sagoma di un tasso che si staglia nell’azzurrognola ultima luce del giorno è emozionante, quando è vero. Si poteva scegliere di lasciare cibo agli animali, di creare un set “ad hoc” e altre situazioni che potessero rendere tutto più facile. Ma meno autentico. E meno onesto, naturalisticamente parlando.

I tassi sono animali selvatici e come tali vanno ritratti. Questo è il valore più grande che traspare sfogliando le pagine del libro. Questo che rende ogni singolo scatto di valore. Il profondo rispetto per il raccontato, la fatica dell’attesa, l’innegabile bellezza di un essere un po’ goffo e tanto prezioso per la vita del bosco.

Maggiori informazioni sul libro, l’autore e le sue altre pubblicazioni sul sito www.calosoma.it

Parco Pineta - Binago
Il Parco Pineta a Binago

Tutti i soggetti de “Il bosco delle maschere” sono stati fotografati fra Il Parco Pineta (che è anche sponsor del libro), la Valganna, la Valcuvia e il Parco del Ticino. Oltre ai tassi più “cittadini” che sono stati fotografati nei centri urbani della provincia di Varese.

marco colombo naturalista e fotografo

Marco Colombo è un fotografo naturalista, consulente scientifico della trasmissione TV Geo su RAI3, che ha curato e collaborato alla realizzazione di alcuni libri, fotografici e di identificazione, sulla natura italiana.  È docente al master in Comunicazione della Fauna dell’Università dell’Insubria di Varese, di cui anche VareseNews sarà partner della seconda edizione, e diverse sue foto hanno vinto o ricevuto menzioni speciali in diversi concorsi internazionali, come Asferico, GDT European Wildlife Photographer of the Year, Festival Mondial de l’Image Sous-Marine e soprattutto Wildlife Photographer of the Year nel quale è stato tre volte vincitore di categoria (2011-2016-2018). Ha anche scoperto, nel 2007, una nuova specie di ragno in Sardegna.

 

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Pubblicato il 07 Dicembre 2021
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