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Piazza Pulita bis, la Procura chiede pene tra i 4 e i 9 mesi di reclusione per gli imputati

In aula si tornerà ora il prossimo 12 gennaio per l'arringa finale delle difese degli imputati

tribunale busto arsizio

Nove mesi di reclusione per l’ex dirigente per lo sviluppo organizzativo del Comune di Legnano Enrico Barbarese, otto per il suo predecessore Enrico Peruzzi, per l’ex presidente di Amga Catry Ostinelli e per l’ex direttore di Euro.PA Mirko Di Matteo e quattro per l’ex direttore generale di Amga Paolo Pagani. Sono queste le pene chieste a valle di una requisitoria durata circa quattro ore dal pubblico ministero Nadia Calcaterra per cinque degli imputati coinvolti nel secondo filone processuale nato dall’inchiesta “Piazza Pulita” che a maggio 2019 aveva decapitato la giunta a trazione leghista di Legnano.

L’inchiesta negli anni scorsi aveva portato alla condanna in primo grado dell’ex sindaco Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’ex assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini, poi assolti in secondo grado dalla Corte d’Appello di Milano con una sentenza ormai passata in giudicato. Rimane invece ancora da scrivere la parola fine in calce alla vicenda giudiziaria per Barbarese, Di Matteo, Ostinelli, Pagani e Peruzzi, chiamati a rispondere dell’accusa di aver collaborato a vario titolo con i tre ex ammnistratori alla manipolazione del conferimento di un incarico di consulenza in Euro.PA, della selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo di Palazzo Malinverni e della nomina del direttore generale di AMGA.

Davanti al Tribunale in composizione collegiale presieduto dal giudice Giuseppe Fazio, il sostituto procuratore durante la sua requisitoria ha ripercorso le fasi salienti dei fatti finiti al centro dell’inchiesta nella primavera “calda” del 2019. Fatti «congelati dalla sentenza di condanna» in una ricostruzione che «non è stata smentita neanche dalla Corte d’Appello», ha sottolineato il pubblico ministero, soffermandosi a lungo sulla nozione di gara rilevante ai fini penali, sul concetto di nomina fiduciaria e su quello di collusione. Di collusioni, infatti, per la pubblica accusa è «evidente» che si possa parlare per tutte le procedure contestate: «I protagonisti di tutte le vicende hanno avviato delle “selezioni ombra” rispetto alle selezioni ufficiali, finalizzate ad individuare il prescelto che avrebbe dovuto essere nominato: si tratta di intese occulte che hanno alterato le procedure».

In aula si tornerà ora il prossimo 12 gennaio per l’arringa finale delle difese degli imputati, che proveranno a smontare l’impianto accusatorio della Procura.

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 20 Dicembre 2025
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