Case rifugio di Legnano: dal 2022 al 2025 accolte 24 vittime di violenza
Casa Anna e Casa Artemisia di Legnano sono strutture fondamentali per il percorso di protezione e rinascita delle vittime che hanno subito violenza
Casa Anna e Casa Artemisia di Legnano, due strutture fondamentali per il percorso di protezione e rinascita delle vittime che hanno subito violenza. A confermarlo sono i dati raccontati oggi, lunedì 10 novembre, in occasione della presentazione degli eventi pensati per la Giornata contro la violenza sulle donne. A tracciare un breve bilancio del lavoro intrapreso dall’inizio dell’anno a oggi è stata Costanza Bargellini, referente della Fondazione Padri Somaschi, che ha evidenziato l’importanza di questi due spazi dove le donne trovano accoglienza, tempo e opportunità per ricostruirsi un futuro. «Dietro queste esperienze c’è il lavoro di un’équipe specializzata che unisce competenze sociali, psicologiche e giuridiche – ha affermato Bargellini -. Psicologhe, sociologhe, assistenti sociali e giuriste lavorano ogni giorno per accompagnare le donne in percorsi personalizzati, sostenendole non solo rispetto all’emergenza abitativa, ma anche nella ricostruzione emotiva e relazionale».
Dal 2022, anno dell’attivazione delle strutture, all’ottobre 2025 sono state accolte 24 donne e 12 minori. La quasi totalità delle ospiti è fuggita da situazioni di violenza domestica. Nel 90% dei casi l’autore è il marito o compagno della vittima. Entrando nello specifico, Casa Anna, tenuta segreta per questioni di sicurezza, è dedicata all’accoglienza di primo livello, mentre Casa Artemisia è destinata a chi intraprende un cammino più lungo di autonomia e ricostruzione personale. In questo contesto Bargellini ha voluto ricordare che Casa Anna porta il nome di Anna Kuliscioff, medico e attivista che alla fine dell’Ottocento lottò per i diritti delle donne e per l’estensione del voto femminile. «La sua figura simbolica continua a ispirare il lavoro quotidiano delle operatrici che, nelle case rifugio legnanesi, offrono a donne e bambini la possibilità di ricominciare, in un ambiente protetto dove la cura e il rispetto diventano strumenti di rinascita – ha spiegato Bargellini -. Questa struttura è stata attivata dopo quella di via Pasubio. Parliamo di due spazi importanti per il territorio e per le vittime».
Accoglienza e rinascita in numeri
Un terzo delle ospiti è di nazionalità italiana, mentre il resto proviene da Paesi dell’Europa dell’Est, del Nord Africa, dell’America Latina, del Sud-Est asiatico e dell’Africa subsahariana. La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 36 e i 45 anni, seguita da donne tra i 46 e i 60, segno di come la violenza domestica colpisca anche in età matura. La maggior parte delle donne accolte proviene dalla Città Metropolitana di Milano, ma ci sono anche casi provenienti da altre regioni. Il 75% delle donne sono arrivate in struttura da sole, mentre il restante 25% è composto da madri con figli. I bambini rappresentano circa un terzo delle presenze totali e appartengono in gran parte alla fascia d’età delle scuole elementari, seguiti da ragazzi delle medie e delle superiori. Il periodo medio di permanenza nelle case è di circa sei mesi, ma in diversi casi la permanenza si prolunga oltre l’anno per completare il percorso di autonomia. Tra le donne accolte, nove presentano fragilità psichiche, sei delle quali sono seguite dai servizi di salute mentale. Due terzi degli uomini violenti sono di nazionalità straniera, un terzo italiani, a conferma di un fenomeno che attraversa confini e contesti culturali diversi. Alla conclusione del percorso, molte donne riescono a trovare una nuova sistemazione: alcune in appartamenti in affitto o di proprietà, altre in case popolari o comunità mamma-bambino. In altri casi il progetto di accoglienza è ancora in corso, segno di come il cammino verso l’indipendenza richieda tempo, sostegno e continuità.










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