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Amga e la nomina del dirigente per lo sviluppo organizzativo di Legnano: torna in aula “Piazza Pulita bis”

Sul banco dei testi l'ex presidente di Amga Nicola Giuliano, l'ex responsabile dell'area amministrazione, finanza e controllo della partecipata Chiara Castelli e l'ex assessore Gianluca Alpoggio

tribunale busto arsizio

Mentre la prescrizione si avvia a scrivere il finale del processo “Piazza Pulita bis” per Luciano Guidi e Flavio Arensi, ripartono le udienze per Paolo Pagani, Enrico Barbarese, Enrico Peruzzi, Mirko Di Matteo e Catry Ostinelli, gli altri cinque imputati coinvolti nel secondo filone processuale nato dall’inchiesta che a maggio 2019 aveva decapitato la giunta a trazione leghista di Legnano, portando nella primavera successiva alle condanne dell’ex sindaco Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’ex assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini, poi assolti in secondo grado dalla Corte d’Appello di Milano.

Sul banco dei testi, davanti al collegio giudicante presieduto da Giuseppe Fazio, l’ex presidente di Amga Nicola Giuliano, l’ex responsabile dell’area amministrazione, finanza e controllo della partecipata Chiara Castelli – che per alcuni mesi aveva anche rappresentato i comuni di minoranza nel consiglio di amministrazione presieduto da Catry Ostinelli – e l’ex assessore Gianluca Alpoggio.

Attraverso le testimonianze rese da Giuliano e Castelli in aula sono stati ripercorsi alcuni passaggi nevralgici della gestione della partecipata. A partire dalla situazione che lo stesso Giuliano si è trovato ad affrontare quando, una volta diventato presidente, ha concretamente messo le mani nei bilanci di Amga, trovando un quadro che il professionista ha definito «ben diverso da quelle rappresentato nei documenti ufficiali». Poi il dossier anonimo che aveva spinto Giuliano a tutelarsi rivolgendosi alla giustizia per le accuse che conteneva rispetto alla sua presidenza, e le «pressioni» subite da Chiara Castelli nei mesi in cui ha fatto parte del consiglio di amministrazione della partecipata.

Con l’ex assessore Alpoggio, invece, il pubblico ministero che ha coordinato l’inchiesta Nadia Calcaterra e le difese degli imputati hanno ripercorso il passaggio di testimone tra Enrico Peruzzi ed Enrico Barbarese nel ruolo di dirigente per lo sviluppo organizzativo di Palazzo Malinverni. In primis la riunione di giunta dove era stata discussa la nomina, tra i dubbi di «incompatibilità» con l’incarico retribuito che Barbarese aveva in una società in provincia di Vicenza e quelli sull’«opportunità politica» di scegliere per quel ruolo un professionista all’epoca indagato nel perimetro di altre vicende giudiziarie.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 22 Settembre 2025
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