Comunione e Liberazione sul palco a Busto Arsizio: “Sempre attuale il messaggio di mons. Giussani”
Otto comunità locali di Comunione e Liberazione hanno messo in scena lo spettacolo “Nagai: l’uomo che portò la pace a Nagasaki”, con una riflessione su Cristo quale unico antidoto alla logica del potere che porta gli uomini a scontrarsi

In un teatro Manzoni di Busto Arsizio sold out, è andato in scena lo spettacolo teatrale “Nagai: l’uomo che portò la pace a Nagasaki” tratto dagli scritti di Takashi Paolo Nagai riadattati da Romeo Pizzol per la regia di Massimo Morelli e portato in scena dal Teatro degli Scarrozzanti.
«In un momento storico caratterizzato dalle guerre Ucraina e Terra Santa, solo per citare le più vicine e conosciute e dal tentativo comune di impostare le relazioni quotidiane sulla prevaricazione dell’uno sull’altro- il commento delle otto comunità locali di Comunione e Liberazione, supportate da cinque centri culturali– abbiamo voluto proporre una riflessione su Cristo quale senso della vita, unico antidoto alla logica del potere che porta gli uomini a scontrarsi per affermare la propria, caduca, posizione».
Attraverso la figura di Takashi Paolo Nagai, scienziato, e radiologo giapponese sopravvissuto alla bomba atomica, perennemente in cerca di una risposta all’interrogativo sul senso della vita sia come medico che come uomo (o come lo diceva lui stesso, in cerca di “ciò che non muore mai”), nell’ora e mezza di durata dello spettacolo teatrale che ha visto l’interpretazione degli attori accompagnati dall’attrice e soprano Yukiko Aragaki, i presenti sono stati accompagnati in un viaggio nel Giappone della pima metà del Novecento, scoprendo l’esistenza dei kakure kirishitan, i Cristiani Nascosti di Urakami (il popolo di fedeli occulti che per tre secoli avevano custodito e tramandato la fede cattolica in clandestinità durante il periodo delle cruenti persecuzioni) e dei loro discendenti tra cui Midori Marina Moriyama e suo marito Takashi Paolo Nagai che, certi di aver incontrato ciò che dà senso alla vita, sono arrivati persino a concepire la devastazione atomica provocata dalla bomba del 9 agosto 1945, come il sacrificio chiesto da Dio ai cristiani giapponesi per far finire la barbarie della guerra.
«Cosa può rimanere nella vita quotidiana di chi ha partecipato allo spettacolo?», la domanda dei promotori di CL, che si sono dati questa risposta: «Sicuramente l’invito che mons. Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, fece alla fine degli anni Sessanta e riportato nel testo “ Una rivoluzione di sé – la vita come comunione (1968/1970)”: “Se Cristo è la nostra speranza e il mistero della Chiesa è la Sua continuità, la continuità di Cristo, allora collaborare a costruire la Chiesa è veramente l’unico modo con cui noi possiamo pensare con amore al mondo, è l’unico modo con cui noi possiamo rendere utile la nostra vita al mondo”».
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