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Terza guerra mondiale a pezzi, monsignor Cairati: “Non potremo cambiare il mondo, ma il nostro micromondo sì”

In un momento storico così complesso e segnato da conflitti, abbiamo chiesto una riflessione a monsignor Angelo Cairati, prevosto della città

Polizie Locali dell’Asse del Sempione in Festa a Legnano per il loro patrone

Terza guerra mondiale a pezzi, bombe, droni, violenza e lo spettro della bomba atomica che torna ad allungarsi. Siamo nel 2025 e anziché vivere in un mondo dove l’uomo in pace si prende cura della Terra, quale sua casa, ci troviamo circondati dall’odio e dalle guerre. Qualche volta si finisce addirittura per ritenersi fortunati dal momento che si vive in un Paese fuori dai conflitti… Eppure non siamo distanti, intoccabili: facciamo tutti parte di un’unica comunità. La ricerca di bellezza dovrebbe unirci e nient’altro.

In un momento così complesso, con fuochi accesi in ogni dove, abbiamo chiesto una riflessione a monsignor Angelo Cairati, prevosto della città. Da lui arriva l’invito ad avvicinarsi all’arte della meditazione e anche a coltivare e alimentare «l’amore per l’armonia sociale, l’amicizia civica, la speranza che nutre ognuno di noi». Un invito verso la libertà di pensiero e quindi anche di azione.

Di seguito la sua riflessione

“Se saremo concordi e liberi da condizionamenti ideologici e politici, potremo essere efficaci nel dire ‘no’ alla guerra e ‘sì’ alla pace, ‘no’ alla corsa agli armamenti e ‘sì’ al disarmo, ‘no’ a un’economia che impoverisce i popoli e la Terra e ‘sì’ allo sviluppo integrale” (Leone XIV). Liberi da e liberi per, ecco i due gradini della libertà. Liberi da noi stessi, da riduttive e interessate visioni dell’uomo, per aprirci quella sinfonia di voci che è il dialogo in vista di una unità nella diversità.  Lo scorso 11 maggio, sempre il Papa ha lanciato un ulteriore appello:” L’immane tragedia della Seconda Guerra mondiale terminava 80 anni fa. Nell’odierno scenario di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato papa Francesco, mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo, ripetendo l’appello sempre attuale: ‘Mai più la guerra’”. Tornano antichi spettri definiti, in passato, come il sonno della ragione (Francisco Goya) e l’asservimento della religione per fini ideologici e politici: i chierichetti di Stato (Papa Francesco). Oggi le voci della diplomazia non vengono per nulla ascoltate, si preferisce esibire la forza muscolare tramite ordigni sempre più sofisticati.

Ma noi, che cosa possiamo fare? Spesso ci sentiamo inermi, nelle mani di potenti sempre più rissosi e piegati da interessi di parte. Noi forse non potremo cambiare il mondo, ma il nostro micromondo, quello in cui viviamo tutti i giorni, questo sì; infatti non ci è negata la possibilità di costruire un insieme di buone pratiche, di circolarità virtuose, a partire da un comune sentire: l’amore per l’armonia sociale, l’amicizia civica, la speranza che nutre ognuno di noi. Urge un’alleanza educativa tra credenti e non credenti, fondata su una comune passione per l’uomo, la salvaguardia del creato, la giustizia e la pace, la valorizzazione della diversità.
Attenzione però a non credere che il problema si risolva nelle aule scolastiche, accademiche. Questo può essere utile, ma non incide molto. La coscienza morale, che con i suoi criteri istruisce la libertà e la volontà del singolo, è eminentemente pratica, cioè apprende dal vissuto. Lo vedo spesso laddove ragazzi e giovani con percorsi scolastici disastrosi, vengono valorizzati in servizi che restituiscono loro la stima di sé; ebbene costoro rifioriscono, e di colpo ritrovano le motivazioni per una vita sociale armonica. Una via tra le tante, potrebbe essere la rivalorizzazione dell’Associazionismo in Città, come proposta credibile per la vita buona dei ragazzi, come pure il servizio civile rilanciato non come ripiego in attesa di trovare lavoro, ma come ambito che trasforma semplici individui in ‘capitali sociali’.

Nei nostri contesti abitativi, nei circoli parentali e lavorativi, nei così detti social, v’è un inammissibile deterioramento del linguaggio, segno di un impoverimento del pensiero. Una sorda rabbia che si esprime spesso in violenza anche fisica, da tempo si è affacciata ai nostri lidi, pare motivata dalla percezione di uno sgretolamento sociale, che lascia la persona sola con i suoi problemi. Non per altro, in questo anno giubilare, la Chiesa invita alla riconciliazione, sia sacramentale, sia tra le persone. È dalla base, dalle relazioni primarie sempre ricostruite, pur con fatica, che può nascere un piccolo seme generativo di pace. Quella di Papa Leone, come tante altre, resterà solo “voce di uno che grida nel deserto” (Luca, 3,4)? Cominciamo ad ascoltarla noi, a partire dal nostro vissuto, imparando non l’arte dell’aggressione, ma quella, certo molto più difficile ma proficua, della mediazione.

Msg Angelo Cairati

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Pubblicato il 16 Giugno 2025
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