«Ancora un femminicidio. Ancora nella nostra città. Ancora un femminicidio efferato nelle modalità, come spesso sono i femminicidi». Inizia così il messaggio di Rifondazione Comunista Legnano a seguito del tremendo omicidio di via Stelvio a Legnano.  «Come se togliere la vita ad una donna non fosse sufficiente, e con l’accanimento sul corpo femminile si volesse annientarne anche l’identità. Mentre calano in Italia gli omicidi in genere, i femminicidi, grado estremo della violenza di genere, non conoscono flessione, nel 2024 sono stati 98. Segno inquietante che decenni di lotte delle donne per la conquista di diritti e del riconoscimento di una parità di genere non hanno ancora prodotto quel cambio di mentalità che permetta una fuoriuscita dal sessismo e dal patriarcato, ancora vivi nella nostra società. Anzi resi più acuti da un contesto culturale che in modo sempre più marcato premia i valori maschili della forza, della competizione e del possesso, troppo spesso degeneranti in volontà di dominio e sopraffazione, a cui anche le donne sono chiamate a conformarsi per emergere, mentre rimane ampio il gap di genere nei contesti professionali e nelle relative retribuzioni e torna ad affermarsi un modello familista che riversa sulla componente femminile le conseguenze dello smantellamento in corso dello stato sociale.

Ci indigna che anche nel raccontare il tragico evento legnanese, qualche organo di informazione non abbia mancato di sottolineare la professione esercitata dalla vittima, quasi che ciò possa sminuirne il valore umano e la dignità e rendere meno grave il delitto perpetrato. La violenza di genere, come la violenza in tutte le altre forme che stanno contrassegnando il nostro tempo, è lo specchio di una società malata. Prenderne coscienza e riflettere sulle radici di questo malessere è un compito non più eludibile se ci sta a cuore il futuro dell’umanità».