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Sicurezza in città, le responsabilità dei social media e la carenza di forze dell’ordine

Se n'è parlato questa mattina al "Confronto pubblico sul tema della sicurezza" in villa Jucker a Legnano organizzato da Azione Città Metropolitana Milano

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La criminalità, in qualsiasi sua forma, spaventa. Dalle grandi città alle periferie, questo fenomeno è purtroppo entrato a far parte della nostra quotidianità e l’età media dei delinquenti è sempre più bassa. Se n’è parlato questa mattina al “Confronto pubblico sul tema della sicurezza” in villa Jucker a Legnano organizzato da Azione Città Metropolitana Milano. Ad intervenire al dibattito, l’assessore alla sicurezza di Milano Marco Gramelli, il sindaco di Legnano Lorenzo Radice, l’assessore alla sicurezza di Busto Arsizio Salvatore Loschiavo, il consigliere di Confcommercio Legnano Fabio Poretti e il segretario Metropolitano di Milano Carmine Pacente, introdotti dal vicesegretario metropolitano di Milano Paola Barbazza. A moderare l’incontro Andrea Pagliuca di Politics Hub.

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La provincia di Milano vanta un importante primato negativo. A livello di criminalità, si parla di circa 7 mila denunce l’anno ogni 100 mila abitanti, che è più del doppio del valore annuo nazionale e più alto di altre grandi città come Torino e Bologna.

Qual è la responsabilità della politica in questi dati?

Secondo l’assessore alla sicurezza di Milano Marco Gramelli, questi dati sono riferiti a città con maggior concentrazione di abitanti. L’assessore continua: «C’è un trend in miglioramento, il numero della grande criminalità è crollato e il numero delle denunce è diminuito. Quello che desta più preoccupazione è il furto del portafogli quando sei in metropolitana, il cellulare mentre fai l’aperitivo o quando appoggi la borsa da qualche parte e non la ritrovi. Il sistema sicurezza deve concentrarsi su questi aspetti, perché sono quelli che creano insicurezza e paura nel cittadino, facendolo sentire accerchiato». Indagare la percezione del cittadino riguardo la criminalità è fondamentale per parlare di sicurezza.

Quando i cittadini percepiscono l’insicurezza si rivolgono al sindaco

«Sul tema della sicurezza – ha esordito il sindaco Lorenzo Radice – negli ultimi 30 anni si è creata un’inversione per cui è responsabilità degli enti locali garantire cose che noi non possiamo dare alla cittadinanza. Questo va detto con chiarezza, noi possiamo essere facilitatori ma non si può chiedere all’ente locale di fare azioni che non gli competono. Possiamo invece lavorare sulla sicurezza urbana che – ha continuato il sindaco -, dal nostro punto di vista, si fa con vari ingredienti, Poi c’è il tema delle risorse umane: tutte le amministrazioni pubbliche sono in difficoltà e anche il nostro comando, nonostante sia il più nutrito e dotato dei comuni dell’Alto Milanese, è drammaticamente sotto organico».

Il ruolo dei media e dei social

Il sindaco ha poi parlato anche del tema della solitudine e delle bolle mediatiche. «Se io sono da solo e il mio vicino di casa mi racconta che ha subito un furto, quella notizia è per me “la notizia”. Il sistema mediatico – ha spiegato Radice – ci sottopone dal mattino alla sera a notizie che riguardano piccoli o grandi fatti di cronaca di ogni genere e i social li amplificano. Questo crea un problema di percezione». Il sindaco ha poi ricordato che parte della percezione negativa che le persone hanno riguardo la sicurezza è dovuta al fatto che durante il lock down la criminalità era diminuita drasticamente mentre, negli ultimi due anni, il fenomeno ha ripreso a manifestarsi con i livelli pre Covid.

Le risorse in campo per la sicurezza

«Il concetto di comunità – ha detto l’assessore alla sicurezza di Busto Arsizio Salvatore Loschiavo – deve essere ampliato sul territorio, soprattutto tra città vicine. Abbiamo 40 agenti coordinati da 4 uffici su tutto il territorio di Busto Arsizio. C’è necessità che la politica locale faccia delle scelte, bisogna scegliere se investire più in sicurezza o più in altro». L’amministrazione di Busto Arsizio sta lavorando per cercare di assumere più personale per la sicurezza e, contemporaneamente, lavorare sulla prevenzione con i cittadini.

Il ruolo della comunità

«I negozi del vicinato sono un presidio di socialità. C’è un’indagine di Confcommercio – ha detto il consigliere di Confcommercio Legnano Fabio Poretti – che dice che moltissime persone che hanno subito episodi di violenza hanno dichiarato di aver trovato riparo presso un negozio o un bar. Quindi il ruolo di questo tipo di attività commerciale è sicuramente importante. Purtroppo i numeri dati da Confcommercio che riguardano il decennio dal 2012 al 2023 evidenziano un calo drastico dei negozi del vicinato, si parla di almeno 111 mila negozi in meno e le cause sono dovute al cambiamento del mondo commerciale con la nascita degli e-commerce e grandi centri commerciali che garantiscono la sicurezza contestualmente all’orario di apertura». Esiste poi quello che è il controllo del vicinato, attraverso chat e segnalazioni che possono aiutare la polizia nel lavoro di sicurezza.

Aspetti migliorabili

Un aspetto della sicurezza che andrebbe migliorato, secondo il consigliere Poretti, è quello dei turni di lavoro delle pattuglie. «Bello vedere la pattuglia dei carabinieri alle 11 di mattina del sabato – ha detto Poretti – però alle 19.30 in inverno, quando è già buio e c’è meno gente che circola, potrebbe essere più efficace, quindi serve un miglioramento nella gestione delle forze impiegate».

La sicurezza è un tema di destra?

Durante il dibattito è stato “rispolverato” il caso dei Rom risalente a quando il sindaco Radice era consigliere comunale. «La scelta della giunta di centro sinistra – ha spiegato Radice – fu quella di creare percorsi di inclusione sociale, perché in mezzo a quella gente c’erano 70 persone che hanno poi svolto un percorso, durato 6-7 anni, per essere inseriti nella comunità e ad oggi questo problema non c’è più».

Il sindaco ha poi spiegato che la sicurezza riguarda tutti. «La sicurezza – ha detto Radice – è un problema che non ha colore politico, riguarda tutti e tutti dobbiamo lavorarci. Bisogna smettere di cavalcare certi fenomeni a scopi puramente elettorali, perché altrimenti continueremo a “drogare” la popolazione con un falso mito».

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Pubblicato il 11 Febbraio 2024
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