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Il sindaco Radice a Trieste per parlare di Legnano al convegno “Impresa/Sociale”

L'incontro incentrato sul tema del lavoro è stato organizzato dalla Cooperativa Sociale Lavoratori Uniti Franco Basaglia. Il sindaco ha portato l'esempio di Legnano e dei suoi progetti futuri tra sociale e scuola

Generico 17 Oct 2022

La Legnano del futuro, una città inclusiva, sociale dove la scuola è vista come una «opportunità» essendo di fatto la più «grande impresa» della comunità. Con questa visione il sindaco Lorenzo Radice ha aperto oggi, venerdì 21 ottobre, a Trieste il convegno nazionale “Impresa/Sociale” della Cooperativa Sociale Lavoratori Uniti Franco Basaglia. Incontro incentrato sul tema del lavoro e pensato per mette a confronto il mondo della ricerca e quello della salute, il pubblico e il privato, la cooperazione e l’associazionismo.

Dopotutto in questo momento storico appare necessario ripartire dal lavoro. Da quel lavoro su cui è fondata la Repubblica: non il lavoro sottopagato, concesso, sommerso, non considerato. Il lavoro che conferisce dignità, che riconosce diritti, che trasferisce potere. E non solo potere d’acquisto. Ed è stato proprio di questo e di altro che si è parlato oggi e si continuerà a parlare sino a sabato 22 ottobre nel teatro Franca e Franco Basaglia, che si trova nel Parco culturale di San Giovanni, il luogo dove sorgeva l’ex ospedale psichiatrico provinciale di Trieste. L’iniziativa è organizzata e promossa dal Dipartimento Assistenza Integrata Dipendenze e Salute Mentale dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Trieste, dalle cooperative sociali Lavoratori Uniti Franco Basaglia (CLU), che quest’anno festeggia i primi 50 anni di vita. Con loro anche Agricola Monte San Pantaleone e La Collina e dall’associazione Conferenza per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia (COPERSAMM). Ad essere invitati sono stati 39 relatori e relatrici provenienti da tutt’Italia e dall’estero (qui il programma). Tutti loro hanno spiegato cosa significhi fare impresa sociale oggi, in un momento in cui prevale la cultura prestazionale e i diritti sono sempre più fragili e di tutte le esperienze virtuose che esistono nel Paese e non solo e che faticano a fare sistema. E proprio in questo contesto è intervenuto il primo cittadino di Legnano.

Radice ha portato ad esempio la città legnanese e i suoi progetti futuri. E lo ha fatto partendo da una domanda: come si fa a far convivere impresa e sociale dentro una strategia di sviluppo urbano? «Dentro la sfida quotidiana di amministrare una città, l’impresa sociale può diventare una “nicchia” di valore sociale in cui concentrare (e “recintare”) i buoni costruttori di comunità, lasciando campo libero agli “spiriti animali” dell’impresa for profit nel resto del campo di gioco. Oppure l’impresa sociale può diventare “Il” campo di gioco, immaginando la città come piattaforma e leva per sviluppare opportunità sociali, anche laddove normalmente predominano gli animal spirits: in quest’ottica, governare diventa l’impresa di fare sociale, cioè di creare relazioni, comunità (al plurale), spazi di incontro e di inclusione, di valorizzazione del capitale umano, sociale e non solo economico-finanziario. Una città, quindi, che crea opportunità per tutti, anche per chi fa business, invece di distruggere o solo consumare risorse».

Ma come si sta muovendo Legnano, città di 60mila abitanti, ai tempi del PNRR? «I tanti progetti che stiamo realizzando sono tasselli di un’idea di città che stiamo costruendo seguendo le tre linee guida dateci dall’Ue che chiede un’Europa più inclusiva, sostenibile e digitale. Abbiamo analizzato fenomeni in atto nel tessuto urbano a seguito della pandemia; il reshoring, ossia aziende che riportano in sede segmenti della loro produzione, e lo smart working, che ha portato a una diminuzione del pendolarismo e a un aumento della presenza in città, stanno creando un conseguente incremento della domanda di servizi. Da qui la scelta strategica di lavorare sui beni pubblici che possono rivelarsi piattaforme, leve potenti per innescare un cambiamento nell’offerta dei servizi per l’attrattività della nostra città. La strategia di sviluppo urbano che stiamo attuando parte da un dato che caratterizza Legnano; la presenza di circa undicimila studenti, di cui tremila provenienti da altri Comuni, con l’indotto delle famiglie e delle professioni collegate al mondo della scuola».

La scuola, quindi, si apre alla città e nel contempo Legnano accoglie nei suoi spazi i suoi 11mila studenti (oltre 3mila provenienti da fuori). E per farlo pensa a percorsi sensoriali, luoghi per studiare e riflettere dove l’inquinamento acustico è ridotto, spazi per lo sport e la cultura. Una trasformazione già in atto attraverso tre importanti progetti. Ma di cosa si tratta? «Sono tre programmi bandiera: La Scuola si fa città (rifare scuole e renderle hub di servizi pubblici, aperte ai quartieri e alla comunità), la mobilità attiva per connettere in sicurezza i luoghi di Legnano, partendo proprio dalle scuole, e “Olona fiume di cultura”, perché lungo il corso d’acqua si allineano beni identitari che necessitano di essere rigenerati per restituire alla comunità spazi oggi inservibili. L’impresa che stiamo realizzando è quella di creare una città che rimetta a disposizione i luoghi della città e dia nuove opportunità alla nostra comunità, e quindi anche alle imprese sociali, per far crescere le opportunità di incontro, relazione e contaminazione tra impresa e sociale, tra pubblico e privato, tra giovani e adulti. Una città di persone che stanno in relazione, perché relazione è ricchezza».

Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 21 Ottobre 2022
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