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Il medico di base e la gestione Covid: “Non siamo burocrati e nemmeno informatici”

Abbiamo sentito il parere della dottoressa Anna Maria Turra di Legnano e la situazione è sempre la stessa: sovraccarico di lavoro, telefono sempre rovente e visite dilatate nel tempo

Generica 2020

«Non siamo burocrati e nemmeno informatici». Dall’ambulatorio di via Ciro Menotti nell’Oltrestazione, dove abbiamo intervistato il medico di base Franco Colombo con un invito «a stare calmi», al centro di Legnano, dove abbiamo sentito il parere della dottoressa Anna Maria Turra, la situazione è sempre la stessa: sovraccarico di lavoro e telefono sempre rovente.

«Nei giorni immediatamente successivi al Natale – spiega Turra – ricevevo dalle 150 alle 200 chiamate al giorno. L’80% di queste telefonate erano richieste di tamponi; il portale Ats era fuori uso e i punti drive Through erano nel caos. In quest’ultima settimana le telefonate giornaliere sono scese a 40, un numero comunque elevato, e la maggior parte delle richieste arrivano per i certificati di fine isolamento: senza una convenzione sindacale ci troviamo a fare lavori di inserimento dati che non sono di nostra competenza e non retribuiti, che ci vengono scaricati da altri enti (Ats) e che non ci permettono di fare regolarmente il nostro lavoro di medici: visitare chi sta male, chi ha bisogno di una cura o di diagnosi che in questo modo rischiano di essere tardiva. Per farlo dobbiamo lavorare dalle 10 alle 12 ore al giorno. Le conseguenze di questo sistema saranno gravissime sulla salute delle persone e sul sistema sanitario stesso».

Fortunatamente quello che distingue questa nuova ondata Covid con le precedenti è la sintomatologia, nella maggior parte dei casi assente, vuoi per i vaccini, vuoi per le caratteristiche della nuova variante: «Quasi nessuno dei pazienti che entrano in contatto con il virus e mi contattano perché presentano sintomi e necessitano cure. Ogni 100 pazienti – spiega – nelle ultime settimane ho prescritto una media di quattro antibiotici per tosse grassa e non mi è mai stato chiesto di uscire a domicilio, come invece ho sempre fatto durante le altre ondate. Quello che ci blocca è in questa nuova emergenza è la burocrazia con circolari di 20 pagine da leggere e regole che continuano a cambiare: questo non è accettabile, la nostra categoria non è tutelata, siamo costantemente sotto stress e il nostro lavoro non viene riconosciuto. Ad ogni medico di base dovrebbe essere riconosciuto un impiegato in supporto».

Redazione
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Pubblicato il 24 Gennaio 2022
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