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L’assassinio di Mauro Venegoni 77 anni dopo: «L’antifascismo non è una formula del passato»

A Cassano Magnago la commemorazione del partigiano legnanese Mauro Venegoni, ucciso dalle squadre fasciste per non aver rivelato i nomi dei membri del suo raggruppamento

commemorazione mauro venegoni

Ricordare il sacrificio di Mauro Venegoni oggi come 77 anni fa, quando il 31 ottobre 1944 il partigiano fu seviziato, mutilato e ucciso dalle squadre fasciste dopo essersi rifiutato di svelare i nomi dei partigiani del suo raggruppamento. Come ogni anno il cippo dedicato a Venegoni a Cassano Magnago ha fatto da cornice alla commemorazione di quello che a buon diritto può essere considerato uno dei “figli illustri” di Legnano, in un parallelo continuo tra un passato che sembrava ormai consegnato alla storia e un presente che mette il Paese di fronte a continue scelte di campo.

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Commemorazione Mauro Venegoni a Cassano Magnago 4 di 5

IL SINDACO DI LEGNANO: «ANCORA OGGI SERVE UNA SCELTA DI CAMPO»

«Quella di Mauro Venegoni è stata una storia esemplare, una vicenda di straordinaria coerenza e onestà intellettuale – ha sottolineato il sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, nel suo discorso -. Un’onestà intellettuale che lo ha isolato, perché Mauro non combatteva soltanto la dittatura nazifascista, ma era anche un convinto antistalinista. Mauro Venegoni combatteva tutte le dittature, combatteva ogni ordinamento in cui l’uomo sottomette un altro uomo. Ed è per questo che Mauro Venegoni è stato sempre un uomo libero. Libero anche nei lunghi periodi di prigionia che ha conosciuto nella sua vita. Era libero perché il suo pensiero era libero. E se le squadre fasciste lo hanno ucciso, non hanno ucciso il suo pensiero e i suoi valori. Ed è intorno a quelli che ogni anno ci ritroviamo per ricordarlo».

Anche perché di motivi per ricordare Mauro Venegoni, anche 77 anni dopo la sua morte, da Capitol Hill fino al recente assalto alla sede della CGIL durante la manifestazione “No green pass” organizzata a Roma, non ne mancano. «Ci siamo sentiti dire il fascismo era un argomento di storia e che noi lo agitavamo come spauracchio perché privi di veri argomenti – ha aggiunto Radice -. E se dopo i fatti di Roma di qualche settimana fa tutti hanno espresso solidarietà al segretario della Cgil, molto diverse sono state le letture dell’accaduto e divergente l’attribuzione delle responsabilità. Ma i fatti e le responsabilità dei suoi autori sono chiarissimi: “Portateci da Landini o lo andiamo a prendere noi” oppure “Oggi ci prendiamo Roma” sono frasi che non lasciano dubbi. Sono frasi di chi, orgogliosamente, si proclama fascista. E sono frasi che non possono lasciare nessuno indifferente. Oggi, anche se in misura non così drammatica come ai tempi di Mauro Venegoni, si impone una scelta di campo. Delle due l’una: o si prendono le distanze da questi fenomeni e si lavora insieme per evitarli o sarà sempre più complesso sradicarli. Per questo occorre dare seguito al più presto alle mozioni in cui si chiede lo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di ispirazione fascista. È necessario, perché è più che mai necessario dare attuazione a un dettato che è nella nostra Costituzione. La Costituzione che nasce dai valori della Resistenza e della Lotta di Liberazione. La Costituzione che nasce grazie al sacrificio e alla lezione di uomini come Mauro Venegoni. È vergognoso, se pensiamo alla sua uccisione e a quella delle altre vittime dello squadrismo fascista e di tutti i totalitarismi, sentir parlare oggi di dittatura del green pass. È vergognoso porre sullo stesso piano un regime che ha messo fuori legge tutti i partiti e in carcere e al confino gli oppositori e un governo che, per uscire una volta per tutte da una pandemia, chiede di rispettare misure per tutelare se stessi e gli altri. Ma questo fa parte di una strategia mistificatoria di cui il fascismo si è sempre servito».

«Non volevo credere ai miei occhi quando, il 6 gennaio, ho visto in televisione l’assalto a Capitol Hill – ha concluso il primo cittadino -. Era vero purtroppo, ma era lontano. Qualche settimana fa, invece, quella minaccia si è materializzata da noi, in una forma che conosce bene chi studia la storia e non la dimentica. Perché episodi come quelli sono le basi su cui si è costruito il ventennio della dittatura fascista. Allora quei fatti furono sottovalutati dalle istituzioni, ma oggi, per il rispetto di quello che è accaduto, non lo dobbiamo permettere. In un momento in cui necessita uno sforzo collettivo per vincere la battaglia contro il Covid-19, non possiamo permettere che il virus del fascismo si propaghi. Il vaccino c’è: sono i valori della democrazia, del sapere scientifico, della tolleranza e della solidarietà. Ma anche della fermezza perché, come ha detto pochi giorni fa il Capo dello Stato Sergio Mattarella: “Non possono prevalere i pochi che vogliono imporre le loro teorie antiscientifiche, con una violenza a volte insensata».

QUI IL DISCORSO INTEGRALE DEL SINDACO DI LEGNANO

IL PRESIDENTE DI ANPI LEGNANO: «L’ANTIFASCISMO NON È IL PASSATO»

Anche nella parole di Primo Minelli, presidente della sezione ANPI di Legnano, è risuonato l’eco dei recenti fatti di cronaca. «Oggi ricordiamo un uomo, un compagno, che ha dato tutto per affermare i principi nobili della convivenza sociale – ha sottolineato Minelli -. Ricordiamo un antifascista delle prima ora, che, assieme ai suoi fratelli capisce immediatamente il pericolo eversivo del fascismo e lo combatte fin dalla sua nascita. Prima ancora della marcia su Roma è infatti un fiero oppositore. Opposizione che pagherà pesantemente con lunghi anni di carcere e lunghi anni di esilio. Successivamente verrà catturato dalle brigate nere e sottoposto ad atroci torture morirà. Il suo corpo verrà trovato in questo luogo dove oggi lo ricordiamo. Ricordiamo un comunista che si oppose allo stalinismo per la sua azione autoritaria, che così facendo oscurava i valori di libertà e di giustizia sociale. Valori che erano le ragioni della nascita del Partito Comunista e di tutta la sinistra. Lui era un uomo libero ed individuava nei valori di libertà, uguaglianza, pace e democrazia i cardini su cui costruire la nuova Italia all’indomani della sconfitta del fascismo».

«Oggi stiamo assistendo al ripresentarsi di nuove forme di fascismo con la stessa violenza di allora che pensavamo sepolte – ha aggiunto il presidente di ANPI Legnano -. L’assalto alla CGIL (il sindacato di Mauro) a Roma, il tentativo di assalto alla Camera del Lavoro di Milano, guidate da formazioni eversive e fasciste che invocano esplicitamente il ritorno del fascismo e che trovano copertura e giustificazione dentro importanti formazioni politiche. Questi sono fatti che preoccupano fortemente il sistema democratico costituzionale. L’odio e la violenza che vediamo riaffiorare e che lui ha visto e patito, ci dicono che la libertà non è conquistata una volta per sempre. Ecco perché l’antifascismo non è una formula del passato, anzi, parlare di antifascismo oggi significa immettere nella società e nella cultura gli anticorpi per impedire nuove forme di autoritarismo che l’Italia ha conosciuto nel ventennio del secolo scorso. La storia non si ripete mai nello stesso modo, ma i sintomi che serpeggiano assomigliano molto a quel passato. La grave crisi sanitaria che stiamo attraversando con tutte le sue conseguenze economiche e sociali non può essere utilizzata per giustificare atti eversivi e anti-Costituzionali; per queste ragioni le formazioni politiche eversive, come Forza Nuova, CasaPound o Lealtà e Azione devono essere messe fuorilegge».

«Mauro Venegoni, i suoi fratelli e tutta la Resistenza non rimarrebbero in silenzio nel vedere ed ascoltare atti e parole che vengono usate in alcune manifestazioni e sui social – ha concluso Minelli -. Violenza, razzismo, odio politico, disprezzo di genere, omofobia, diseguaglianze crescenti che vengono teorizzate e praticate per affermare il tramonto della democrazia invocando l’uomo forte. Questo non è più tollerabile. Anche in suo nome noi le combatteremo parlando alle nuove generazioni per battere il virus dell’indifferenza e per spronarle all’impegno per la collettività, spiegando loro cosa è stato il fascismo, assumendoci le nostre responsabilità che non possono essere rimosse, affinché, attraverso la conoscenza del nostro passato si impedisca il ritorno di quella drammatica storia».

QUI IL DISCORSO INTEGRALE DEL PRESIDENTE ANPI LEGNANO

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 31 Ottobre 2021
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