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“The Good Attitude”, parte (anche) da Legnano la piattaforma del “buon fare” per un nuovo approccio al lavoro

Porta anche la firma di un'esperta di marketing legnanese "The good Attitude", piattaforma online da pochi giorni che promuove un nuovo approccio al mondo del lavoro

Generica 2020

Secondo il Gallup 2021 Global Emotions Report, il 2020 ha stabilito un record per le emozioni negative con sempre più persone che hanno riferito di sentirsi stressate, tristi, arrabbiate e preoccupate. A prima vista si potrebbe pensare che la colpa sia solo della pandemia che ci ha colpiti negli ultimi due anni, ma un’analisi più approfondita, invece, rivela che la tendenza in realtà è iniziata quasi 10 anni fa.  Nasce proprio in questo contesto l’intuizione in cui affonda le radici “The Good Attitude”: cambiare approccio nel proprio agire (professionale e non solo) determina un cambiamento nell’ecosistema e di conseguenza un impatto diretto sul ben-essere (cioè sentirsi a proprio agio all’interno di un contesto).

La nuova piattaforma dedicata a formazione, confronto e collaborazione e fatta di workshop, podcast e blog porta la firma di Federica Digiorgio e della legnanese Micaela Raimondi e punta a sostenere «un movimento di cambiamento, accogliendo senza pregiudizi tutti coloro che desiderano dare inizio ad una nuova normalità».

Le leve sono le soft skill, quell’insieme di capacità e attitudini personali che rendono le competenze di una persona elementi distintivi nella vita e nel mondo del lavoro. Oltre al “saper fare”, le ideatrici di “The Good Attitude” si approcciano al tema del “buon fare”, evidenziando e dando esempi su come sviluppare al meglio componenti relazionali che abbiano effetti di propagazione del benessere in sé, nel team, nell’organizzazione. Il presupposto è che sviluppare consapevolezza del proprio ruolo, adottare pratiche di comunicazione positiva, promuovere processi di collaborazione effettivi concorrano ad un impatto sulla realtà personale e professionale, a beneficio dell’intera organizzazione.

“The Good Attitude” è anche un programma di formazione rivolto alle aziende, ai professionisti e a chiunque desideri cambiare lo status quo. Dalla conoscenza delle strategie di comunicazione non violenta, all’allenamento dell’intelligenza emotiva, allo sviluppo del pensiero laterale, alla maturazione di una leadership gentile, con The Good Attitude si gettano le basi di una nuova forma di approccio al lavoro, dove il potenziale personale si esprime al massimo, con manager del futuro capaci di intraprendere percorsi di valorizzazione per sé e i propri collaboratori.

Il manifesto di “The Good Attitude” si enuclea con sei semplici paradigmi, ognuno dei quali guida l’ideale di cambiamento che concorre ad applicare: pratica gentilezza ogni giorno, sii rispettosƏ e puntuale, agisci individualmente, pensa collettivamente, crea valore e sii coraggiosƏ ma non folle

«Credo fortemente che il cambiamento avvenga quando noi iniziamo a cambiare – spiega Micaela Raimondi -. Nella mia  carriera, ho osservato come il motivo principale di insoddisfazione, frustrazione e insuccesso dipende spesso da attitudini e predisposizioni “nel fare” sbagliate che non permettono di appagare i nostri bisogni, quindi ho deciso di cambiare prospettiva e iniziato a lavorare sulla capacità di riconoscere e identificare nel modo appropriato e di gestire le mie emozioni e quelle degli altri allo scopo di raggiungere determinati obiettivi. Questo cambiamento ha generato un impatto concreto sul livello del mio “ben-essere” e di soddisfazione delle mie necessità e delle persone con cui ho interagito. Per questo motivo ho deciso di scendere in campo creando la piattaforma The Good Attitude dove trasferire e condividere quello che ho imparato con coloro che vogliono sostenere il cambiamento e migliorare la propria attitudine».

«L’esigenza di trasformare un’esperienza in un programma di contenuto e azioni è maturato soprattutto nell’arco dell’ultimo anno – aggiunge Federica Digiorgio -, in cui siamo stati (s)travolti da nuove pratiche e dinamiche relazionali. Allo spaesamento iniziale è subentrata una risposta concreta: rimettersi in circolo, con tutte le risorse a disposizione e facendo leva sulla propria componente più umana, prima ancora che professionale. Da qui lo studio, la pratica, il naturale desiderio di condivisione che si è trasformato in un progetto multiforme».

Redazione
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Pubblicato il 27 Ottobre 2021
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