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Dantedì: Il sommo poeta e il neologismo

Per la settimanale riflessione, ecco una curiosa ricerca proposta dal dott. Filippo Bonzi per Associazione Liceali Sempre

legnano dante
Curiosa e interessante la ricerca di neologismi danteschi oggi proposta dal dott. Filippo Bonzi per Associazione Liceali Sempre… ‘inluiamoci’ !

Con questa piccola e quasi enigmistica riflessione, spero solo di condividere il mio divertito stupore e la mia curiosità. Lettori e critici, a cominciare dai più antichi commentatori, hanno analizzato e dissertato su parole affatto inusuali, usate o create da Dante in particolare nella Commedia. Lungi da me entrare nel dibattito sui neologismi danteschi su cui ci sono scritti infiniti, ma mi diverte stupirmi per le cosiddette “formazioni verbali parasintetiche”, e in particolare per i parasinteti verbali in cui intervenga il prefisso in-.

Dante estende l’uso dell’in al di là dei limiti usuali, applicandolo non solo a sostantivi e aggettivi, come per esempio: ‘inurbarsi’ “ entrare in città “, Pg XXVI 69; ‘indiarsi ‘ “ assimilarsi a Dio “, Pd IV 28; ‘imborgarsi ‘ “ essere ripieno di borghi, di Città “, VIII 61; ‘indracarsi ‘ “ divenire feroce come un drago “, ‘infuturarsi ‘ “prolungarsi nel futuro “, XVII 98; ‘inventrarsi ‘ “ stare nel ventre, nel punto più interno “, XXI 84; ‘inzaffirarsi ‘ “ ingemmarsi “, “ adornarsi luminosamente come di zaffiri “, XXIII 102; ‘imparadisare ‘ “ innalzare a gioie paradisiache “, XXVIII 3. Ma anche, più arditamente, ai numerali ‘incinquarsi ‘ “ ripetersi per cinque volte “, IX 40; ‘intrearsi ‘ “congiungersi come terzo “, XIII 57; ‘inmillarsi ‘ “ moltiplicarsi in più migliaia “, XXVIII 93; ‘internarsi ‘ “ farsi terno “, “comporsi di tre “, XXVIII 120. Addirittura agli avverbi ‘insemprarsi ‘ “ durare per sempre “, X 148; ‘insusarsi ‘ “ risiedere in su, in alto “, XVII 13; ‘inforsarsi ‘ “ essere in forse “, “ risultare dubbio “, XXIV 87; ‘immegliarsi ‘ “ diventare migliore “, XXX 87; ‘indovarsi ‘ “ trovar luogo “, XXXIII 138. Perfino ai pronomi personali e ai possessivi in quei singolarissimi ‘intuarsi ‘, ‘inmiarsi ‘ “ penetrare in te, in me “, IX 81; ‘inluiarsi ‘, ‘inleiarsi ‘, XXII 127. La cantica che più di ogni altra dà l’occasione a queste neo-formazioni e a questi equilibrismi poetici è il Paradiso, anche perché la violenta creazione verbale permette di esprimere concetti e sentimenti che sfiorano l’inesprimibile, come “Dio vede tutto e tuo veder s’inluia” Pd IX 73 oppure “s’io m’intuassi, come tu t’inmii”, relativo all’interpenetrazione intellettuale con gli spiriti.

Io trovo questi verbi, oltre che dimostrativi della grande capacità poetica e della consapevolezza linguistica del
Sommo, straordinari e affascinanti, certo anacronistici e forse non consoni al nostro linguaggio quotidiano,
anche se in tempi in cui strabocca il potere del “selfie”, dell’”ego” e della “stupidità da social”, non ci farebbe niente
male “inmiarci”, ma ancor più “intuarci” e “inluiarsi”.
Dott. Filippo Bonzi ex Liceale

DANTE PUNTATA 17

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Pubblicato il 15 Luglio 2021
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