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Dantedì: Amicizia e Fede nella riflessione della prof.ssa Carla Marinoni

legnano dante

Amicizia e fede. E’ il tema della nona riflessione firmata dalla prof.ssa Carla Marinoni per Dantedì, la rubrica curata dalla associazione Liceali sempre di Legnano. QUI LA LOCANDINA UFFICIALE

Siamo nell’antipurgatorio, la spiaggia è rimasta in basso, Dante s’inerpica sul monte per un ripido cammino durante il quale si rende conto, con meraviglia, che i raggi del sole provengono da sinistra, poiché non ha fatto mente locale di trovarsi nell’altro emisfero, come ben gli spiega Virgilio. Il nostro protagonista si comporta come un discepolo sventato: ha premura di arrivare, ma si stanca in fretta; suda e si lamenta in continuazione; passa vicino alle pietre e non s’avvede delle anime che vi sono accovacciate; è canzonato anche dall’intercalare del pigro Belacqua « Forse/che di sedere in pria avrai distretta!»
Inizia il siparietto tra un Dante, tutto preso dalla foga di raggiungere la meta e un Belacqua, consapevole di dover rimanere stancamente appoggiato al macigno per tutto il tempo della vita terrena, avendo tardato il pentimento. Il poeta, anzi, crede di essere spiritoso e rincara la dose: «Guarda quello lì negligente come se fosse fratello della pigrizia» e l’altro subito gli risponde per le rime, ma alzando appena le sopracciglia e punzecchiandolo ironicamente con il numero minimo di parole (sette vocaboli di cui ben sei monosillabi) « Or va tu sú, che se’ valente!»
Sali di corsa tu che sei bravo! Dato il carattere fumantino dell’Alighieri ci aspetteremmo una rispostaccia… ma no il fiorentino sorride cordiale e bonario perché ha riconosciuto dalla voce l’amico liutaio e apprende che, per quanto tardi, arriverà anche lui sulla cima della montagna, come tutte le altre anime del Purgatorio «puro e disposto a salire alle stelle». Allora Dante si guadagna un «O frate» in cui riecheggia la dolcezza delle abituali amabili conversazioni cittadine, appena turbata da un velo di consapevole malinconia davanti al divieto di passaggio: il tempo della permanenza nell’antipurgatorio, purtroppo, è ancora lungo a meno che una timida speranza, sostenuta dalla fede, non intervenga a modificare le cose: se « orazione in prima non m’aita/ che surga sú di cuor che in grazia viva…»
Forse in Firenze ci sono ancora amici o parenti in grazia di Dio che possano pregare per Belacqua e raccorciargli l’attesa. Anche un pigro coltiva la speranza…
Con gli amici si può scherzare, anche nell’al di là, sulla fede no. Quella è una certezza. Umano e divino presenti nelle terzine medievali della Commedia sono vivi per noi e universali per gli uomini di tutti i tempi.
Prof.ssa Carla Marinoni

Redazione
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Pubblicato il 20 Maggio 2021
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