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Economia e società nell’800: nasce l’industria a Legnano: quando, come e perché.

Nella quarta tappa di “Legnano, Economia e Società nell’800”, a cura di Gianni Borsa, i nomi dei primi protagonisti dell’avventura industriale legnanese,

Legnano cotonificio Cantoni 800

Nasce l’industria a Legnano: quando, come e perché. Questo il titolo del quarto appuntamento con “Legnano, Economia e Società nell’800”, la serie d’interventi storici, incentrati nel periodo del 1800, curati da Gianni Borsa. Il giornalista legnanese, infatti, è noto anche per la sua attività di storico, manifestata di recente con uno studio, in sede universitaria, della Legnano tra la fine del ‘700 e tutto l’800, in particolare sul piano economico e sociale. Già perchè proprio in questo periodo, dopo una lunga fase di “rodaggio”, Legnano decolla come città del cotone. 

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L’industria nascente si afferma progressivamente tra gli anni ’20 e la metà dell’Ottocento: «Il periodo che inizia con il ritorno dell’Austria in Lombardia e si conclude con i moti del 1848, è caratterizzato da un rapido accrescersi, nel quadro più ampio dello sviluppo manifatturiero nella regione, di iniziative nel settore soprattutto della filatura meccanica del cotone», nonché «all’allargarsi del mercato e dei consumi» e «al diffondersi nell’ambiente delle conoscenze di nuove tecnologie» [S. Zaninelli, L’industria del cotone in Lombardia dalla fine del Settecento alla Unificazione del Paese, ILTE, Torino 1967, p. 23].

Gli studiosi concordano che nel caso della nascita dell’industria cotoniera a Legnano si deve parlare di una vera e propria rottura con il passato. I mercanti-imprenditori che da tempo operano tra Busto, Gallarate e Legnano, nel territorio di quest’ultimo centro rurale impiantano le filature anche grazie ai profitti accumulati nei decenni appena precedenti. Essi si rendono conto che Legnano offre effettivamente alcuni fattori favorevoli allo scopo. Anzitutto è la presenza del fiume Olona che fa propendere per questa scelta. Questo presenta la possibilità di sfruttare le acque per muovere le ruote idrauliche, che trasmettono il movimento ai macchinari meccanici o semiautomatici. Lungo il corso del fiume i vecchi mulini, acquistati per poco denaro e riadattati, offrono l’edificio entro cui accentrare la manodopera e i macchinari necessari alla produzione.

Altrettanto utile è il tipico ambiente umido, per evitare che il filo di cotone si spezzi durante la lavorazione. L’Olona non manca di presentare acque relativamente costanti e sufficienti per la tintoria e il candeggio. Va oltremodo riconosciuto che – sin da allora – il suo alveo si può trasformare in uno scolo per i rifiuti di produzione. Gli imprenditori considerano poi i precedenti manifatturieri del borgo, laddove i contadini del posto si mostrano avvezzi al lavoro al telaio e abituati a un (faticoso) rapporto fra lavoro agricolo e manifatturiero. Infine si rileva la vicinanza al polo tessile Busto-Gallarate, del quale Legnano diventa parte integrante, a Milano e alla Svizzera, attraverso la via di traffico del Sempione: Legnano porta dunque in sé i fattori che consentono agli imprenditori una scelta ponderata e vantaggiosa.

Ecco allora i negozianti cotonieri della zona investire capitali in questa nuova impresa, facendosi fabbricanti in proprio. «Il caso di Legnano è tipico: l’esame dei ruoli mercimoniali di questo grosso borgo dell’Altomilanese, relativi a circa mezzo secolo, cioè dall’età francese all’unificazione, mostra come all’interno di un piccolo gruppo di esercenti il commercio del cotone e dei suoi prodotti, siano emersi i protagonisti della lavorazione di fabbrica, i filatori di cotone a macchina ed i tintori. […] Turati, Radice, Amman, Krumm, Crespi, Martin erano in partenza mercanti- imprenditori specializzati nel commercio di tele e fustagni, commercianti di materia prima per il fabbisogno dei telai che battevano nelle loro zone» [S. Zaninelli, L’industria del cotone in Lombardia cit., p. 67].

Così in poco tempo si concentrano a Legnano, oltre a questi mercanti, personaggi già noti, come il Cantoni e una serie di operai e tecnici stranieri, che avendo inteso l’impossibilità di commerciare con la Lombardia prodotti svizzeri e tedeschi in ragione del protezionismo imposto da Vienna, si trasferiscono in loco. Nel 1823 Enrico Schoch scrive all’Amministrazione locale: «Essendosi stabiliti in questo comune le sottoindicate 10 persone, la filatura di cotone a macchine idrauliche prega la V.S. umilmente di voler degnarsi, a metterle nel Ruolo pell’annuo pagamento del così detto Filippo».

Segue a margine l’elenco dei dieci soggetti al fisco, di cui è interessante notare la provenienza e la giovane età: «Enrico Schoch di Zurigo, d’anni 34; Francesco Dapples di Losanna, d’anni 21; Giovanni Schoch di Zurigo, d’anni 24; Enrico Egli tornitore di Zurigo, d’anni 20; Giuseppe Agosti filatore di Canobbio, d’anni 19; Giovanni Grassi filatore di Milano, d’anni 19; Carlo Falcini filatore di Domodossola, d’anni 18; Antonio Sbertoli filatore di Rosani, genovese, d’anni 17» [“Elenco delle persone stabilitesi in Legnano con macchine idrauliche per la filatura del cotone, da sottoporre al pagamento del cosidetto Filippo” (termine con il quale si indicava una imposta sulle attività produttive), lettera inviata da Enrico Schoch, l’8 aprile 1823, alla Deputazione Comunale, Archivio storico Comune di Legnano, cart. 25, f. 92/2. Lo Schoch aveva probabilmente intenzione di avviare una propria attività manifatturiera della quale, però, non si hanno successive notizie. L’anno successivo sarà invece Eraldo Krumm ad avviare una filatura].

Questi sono fra i primi protagonisti dell’avventura industriale legnanese, assieme alle maestranze locali che presto entrano, in gran copia, nella nascente manifattura locale.

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Pubblicato il 02 Settembre 2020
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