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La vita con il coronavirus: «Mi sento sospeso come in una bolla»

L'articolo di Filippi T. del corso di giornalismo delle scuole medie Tosi di Legnano

In questi lunghi giorni passati chiuso in casa stavo giusto pensando che qualche mese fa non volevo svegliarmi per andare a scuola e aspettavo che arrivasse il weekend per stare a casa; ora invece non vedo l’ora che arrivino le video-lezioni per vedere i miei compagni e professori che, devo ammettere, cominciano a mancarmi.

Questi episodi sono rari ma devastanti e purtroppo mi è capitato di vivere questo momento in uno degli anni più importanti della mia vita, l’anno in cui avrei dovuto sostenere il mio primo esame importante per poi passare ad una nuova scuola…

All’inizio, la prima settimana, pensavo fosse un problema passeggero che al massimo sarebbe durato un paio di settimane e quindi non immaginando la gravità della cosa.

Col passare del tempo siamo stati costretti a chiuderci in casa e i contatti con amici e parenti si sono ridotti a messaggi, telefonate o al massimo videochiamate. Io sono un ragazzo e non amo parlare molto, preferisco fare le cose insieme e più passa il tempo più mi sto chiudendo nel mio piccolo mondo casalingo perché le giornate sono sempre uguali e quasi non mi viene voglia di sentire gli amici perché non ho nulla da dire ma, più non li sento più aumenta la voglia di rivederli.

Forse per le ragazze è un po’ più facile: sento mia sorella fare lunghe chiamate alle amiche e mi domando cosa abbiano da raccontarsi.

In questo momento mi sento come sospeso in una bolla, come dicevo le giornate mi sembrano tutte uguali, mi sembrano lunghissime e quasi ho perso il senso del tempo ma poi se ci ragiono mi rendo conto che di tempo ne è già passato tantissimo.

Anche mio padre, che è a casa con lo smartworking, sembra perso nella sua bolla, non smette mai e non ha orari.

Quelli che mi preoccupano di più sono i nonni perché mi rendo conto che venire da noi e occuparsi di noi è una parte fondamentale della loro vita e in questo momento non poterci aiutare o anche solo vedere per loro è una tragedia.

Anche per i miei tre gatti la situazione non è normale perché finalmente hanno qualcuno che li può coccolare tutto il giorno, per loro il problema ci sarà quando torneremo alla vita normale e dovranno abituarsi a rimanere a casa da soli per tante ore: speriamo che non si sentano abbandonati.

L’unica che forse riesce ad avere un minimo di normalità è mia mamma: è costretta ad uscire per andare al lavoro, fare la spesa, portare il necessario ai nonni, è quella che ci dà gli orari e ci organizza cenette particolari per farci contenti; la cosa bella è che non essendo costretta a portarci in giro per le nostre attività riusciamo a passare un po’ di tempo insieme e a condividere la passione per i film.

Il coronavirus purtroppo ha cambiato le nostre vite, le nostre abitudini e molte altre cose. La mancanza di ciò a cui eravamo abituati e la lontananza delle persone care ci stanno mettendo a dura prova ed è proprio vero che quanto più una cosa o una persona contano per noi, tanto più ne sentiamo la mancanza quando diventano irraggiungibili. E poi c’è una domanda che ci perseguita: quando tutto sarà finito? Quando potremo ritornare a camminare per le strade delle nostre città o a passeggiare su bellissime spiagge o ancora su per i sentieri della nostre montagne? Quando potremo ritornare a riabbracciare i nostri amici e i nostri cari? Le persone ci metteranno un bel po’ di tempo a ricominciare la loro vita di sempre, molte magari coglieranno l’occasione per iniziare una nuova vita ma tutti, chi più chi meno, resteranno sicuramente segnati da questa esperienza.

In sostanza nelle prime settimane, come un po’ tutti, sono stato uno sciocco, ma dopo aver capito la gravità della situazione ho capito quali rischi correvo e facevo correre agli altri, ma ora, restando uniti e rispettando le regole, ce la faremo!

Filippo T.

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 16 Aprile 2020
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