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I Legnanesi in TV, un progetto coraggioso

Chiaroscuri del  film della Compagnia dialettale "Non c'è' Natale senza panettone" - Il giudizio deve considerare il progetto su scala nazionale - Poco dialetto e anche poco... "Giuan"

Non era ancora terminata la visione del film e già i social avevano emesso il loro giudizio contraddittorio su I Legnanesi nella loro apparizione cinematografica "Non c'è' Natale senza panettone", una produzione Mediaset. La compagnia ha dato l'impressione di una necessaria trasformazione, per accrescere la visibilità. Cosi', per arrivare al pubblico nazionale, ha alimentato qualche motivo di delusione tra i fans legnanesi, ma anche più di una ragione per acquisire le simpatie di spettatori fuori dalla… cinta daziaria locale. Al nostro critico di cinema e tv, J.J. Bustamante, il compito della recensione artistica. (Immagine di copertina ripresa da Mediasetplay)


[pubblicita]            Un progetto coraggioso. Non e' mai semplice trasformare una commedia teatrale in un film. Fondamentali una sceneggiatura e una regia vivaci e brillanti. Chiaramente, senza tutto questo, il progetto crolla. Qui, il passaggio teatro-cinema è stato coraggioso e va apprezzato.

La messa in scena è quella di una telenovela brasiliana. La sceneggiatura, teatrale. Il "nuovo" Giuan, al centro dell'attenzione generale, è stato un personaggio poco consistente. Sempre insuperabile la Teresa.  Rende molto bene anche attraverso lo schermo. Precedenti, anche se rare, esperienze al cinema hanno aiutato Antonio Provasio.

Un aspetto interessante, ma anche dalla doppia visione. Nel film ci sono personaggi conosciuti, inseriti per sollecitare l'attenzione del pubblico più' vasto, tra tutti Gigi D’Alessio ma anche Evaristo Beccalossi, Emanuela Folliero, Gianluigi Nuzzi e Andrea Pucci. Questo vuol dire che la produzione ha voluto investire molto su questo film, coinvolgere figure di tale spessore richiama l'idea di un impegno economico importante e quindi di una seria volontà di far bene. 

Chiaro non basta solo inserire volti noti per salvare tutto, però l’impegno della produzione c’è e si vede.

Il fatto del dialetto poco utilizzato e’ stato imposto dalla necessità di rendere il film accessibile, il più possibile, a  tutto il  pubblico italiano e quello televisivo e’ ben più vasto di quello teatrale. Bisogna considerare questo, quando si giudicano modesti i dialoghi in dialetto.

La regia e’ apparsa statica. La fotografia ha proposto immagini tutte illuminate, le ombre erano inesistenti. Insomma, tutto “smarmellato”, come si suol dire nel mestiere.

Questo non toglie che I Legnanesi siano entrati nelle case di tutta Italia. Sono stati coraggiosi, altri non avrebbero rischiato di perdere la faccia e sarebbero rimasti in teatro. Ad ogni modo, se il film non è piaciuto a sufficienza, resta sempre il teatro, là dove nessuno può togliere loro l’immagine consolidata di giganti del palcoscenico.

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Dicembre 2019
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