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Formare i giovani nell’era del digitale, la sfida di Confindustria

Questo il tema affrontato nella 73esima assemblea di Confindustria Alto Milanese, quest'anno al Teatro Tirinnanzi - Critiche al reddito di cittadinanza

Un'azienda che vuole puntare sul digitale deve prima puntare sulla formazione dei giovani. Questo lo spunto di riflessione durante la 73esima assemblea di Confindustria Alto Milanese, tradizionale appuntamento dell’industria con la sua comunità​ che si è svolta al Teatro Tirinnanzi di Legnano. Se negli ultimi anni si sono scelte come location aziende associate, quest’anno si è puntato sul teatro per rendere omaggio ad un industriale legnanese, Talisio Tirinnanzi, imprenditore con il culto della restituzione e l’attenzione al bene comune.

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Assemblea Confindustria Alto Milanese 2018 4 di 18

Ad aprire i lavori Giuseppe Scarpa, presidente di Confindustria Alto Milanese che, nella sua ultima relazione alla presidenza dell’associazione, ha voluto puntare sull’inclusione dei giovani e sulla loro formazione. «Un ragazzo su tre che si iscrive alle superiori – ha sottolineato Scarpa – non termina gli studi. In un Paese evoluto si dovrebbe parlare più di giovani che di pensioni. Generare il futuro, investire nei giovani, è leadership. É coerente con la nostra visione la promessa di un reddito di cittadinanza?  Un trasferimento di risorse così importante, si parla di 780 euro, può diventare un boomerang per un ragazzo in cerca di lavoro, che andrebbe incentivato a trovare un'occupazione, ma con un sussidio per stare a casa, chissà per quanto tempo. Mettere al centro l'industria e riconoscergli il giusto ruolo significa avere un progetto di sviluppo responsabile. Dobbiamo far capire ai ragazzi che lavorare in fabbrica può essere appagante e che non deve rappresentare l'ultima scelta». In quest'ottica, il presidente Scarpa ha ricordato le giornate del PMI DAY, che ogni anno portano nelle aziende del territorio circa 500 studenti. 

Pensare ai giovani non può che portare l'attenzione anche sul tema dell’assemblea, "la Leadership nell’era digitale”, sviluppato grazie all’intervento di David Bevilacqua, fondatore di Yoroi, azienda di sicurezza informatica con sede a Bologna. Diversi gli aspetti trattati, dalla rivoluzione industriale, che ha portato a una trasformazione economica, politica ma anche sociale, alle password che vengono create dalle persone e dalle aziende, facilmente hackerabili in quanto la password più usata è proprio 123456. Yoroi è stata definita "la società delle Mangrovie", «una metafora in quanto le Mangrovie vivono in un liquido ibrido, nè dolce nè salato, come lo spazio dove viviamo noi, che non è più esclusivamente analogico, ma non completamente digitale». Paradossali le fotografie mostrate della presentazione di papa Benedetto XVI nel 2015, dove i fedeli erano semplicemente in ascolto, a quella di papa Francesco nel 2013, dove i presenti guardavano verso il balcone attraverso lo schermo di tablet e smartphone, fino alla ricerca di un selfie con Hillary Clinton durante una sua presentazione in campagna elettorale, dove le persone addirittura davano le spalle alla candidata

 

 

 

 

Il 93,2% delle persone resta connesso ad internet quotidianamente circa 6 ore e, nonostante nel mondo ora metà della popolazione non è connessa, nel 2020 si stima che saranno 50 miliardi i device connessi ad Internet. Dall'Indagine "Cyber Security" è inoltre emerso che «soltanto il 6% degli intervistati usa password diverse a seconda dei siti che visita e soltanto il 5,5% la cambia frequentemente. Non c'è speranza, la password più usata è ancora 123456». Bevilacqua ha ricordato come, nel 2017, una petroliera in navigazione nel Mar Adriatico è stata facilmente hackerata a distanza in pochi minuti. La password? 1234. E non basta essere un soggetto possidente per essere hackerato, «si è sotto attacco anche quando semplicemente si conosce qualcuno che possiede qualcosa di interessante. Banalmente, il dipendente di un'azienda», ha ironizzato Bevilacqua.

Se il sindaco Gianbattista Fratus ha ricordato come amministrazione di «essere vicino agli industriali con investimenti nelle infrastrutture, nella scuola e nell'imprenditoria perché le aziende, dando lavoro, restituiscono dignità all'uomo», Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale Umano, ha chiuso l'assemblea rivolgendosi soprattutto ai giovani presenti, studenti del quinto anno dell'istituto Bernocchi (indirizzi meccanico ed elettronico) e Dell'Acqua (indirizzo amministrazione finanza marketing). «Il ruolo dell'industria deve essere ripensato partendo dai giovani – ha commentato Brugnoli -. La comunicazione sta facendo da spartiacque in alcuni contesti, l'importante è fa passare i giusti contenuti. Oggi non serve mandare in pensione per svecchiare una azienda se poi non si assumono giovani da formare. Alle nuove generazioni mancano le competenze digitali di base: non serve saper usare bene i social, ma piuttosto conoscere le regole, per esempio, della sicurezza informatica».

Galleria fotografica di Luigi Frigo

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Pubblicato il 08 Ottobre 2018
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